Titolo originale  金融破滅ニッボン 桃源郷の人々 Kin’yū hametsu Nippon: tōgenkyō no hitobito

Diretto da           Miike Takashi

Con                     Shō Aikawa, Shirō Sanō, Yū Tokui

Anno                   2002

 

 

Diretto da Takashi Miike , Shangri La è la trasposizione cinematografica del manga del 2002 Tougen Kyou no hitobito (桃源郷の人々 lett. Gli uomini di Utopia) di Aoki Yūji , a sua volta tratto dall’omonimo romanzo dello stesso autore.

La trama si incentra su Shosuke Umemoto, proprietario di una tipografia, che vede la sua attività andare in bancarotta dopo il fallimento del suo principale cliente. Sommerso dai debiti e preoccupato per la sua famiglia e i suoi impiegati, si rassegna al suicidio, ma nel momento in cui sta per compiere l’ultimo estremo gesto la sua strada incrocia quella di una comunità di senzatetto chiamata Utopia. Proprio grazie al loro aiuto, in particolare dei due co-protagonisti (soprannominati capovillaggio e vice-capovillaggio) l’uomo sarà infine in grado di risollevarsi e riprendere in mano la propria vita.

Il film riesce ad affrontare con ironia il dramma che vive il protagonista, piccolo imprenditore costretto ad affrontare il fallimento dell’attività fondata dal padre e portata  avanti per anni con passione, mentre corrotti presidenti di grandi aziende continuano a veder crescere le proprie ricchezze. Lo spettatore è portato così quasi a chiudere un occhio sulla truffa che i protagonisti mettono in atto ai danni di un apparentemente rispettabile presidente d’azienda.

I rapporti umani vengono messi perfettamente a nudo, sia all’interno della famiglia di Umemoto che del gruppo di Utopia, ma anche dell’azienda bersaglio dell’inganno architettato dai protagonisti. Emergono infatti relazioni basate esclusivamente su interessi economici e di convenienza, come quella tra il presidente e la sua segretaria e amante, contrapposte ai sinceri legami di affetto all’interno di Utopia e della famiglia di Umemoto, che nonostante le difficoltà affrontate non si sfaldano. Ampio spazio durante la narrazione è dedicato al capovillaggio interpretato da Aikawa Shō , uomo dal passato oscuro ma pronto a difendere quella che è diventata una famiglia, per quanto inusuale e inconsueta.

Lo stile più crudo e violento, tipico del regista, lascia spazio in questo film a una maggiore ironia, che smaschera le ipocrisie della società  e ci mostra come una realtà all’apparenza degradata possa invece celare molto di più di ciò che ci si potrebbe aspettare. Allo stesso modo un mondo apparentemente rispettabile può infine rivelarsi essere nient’ altro che una maschera vuota.

Capace di strappare una risata ma anche e soprattutto di far riflettere sulla società contemporanea, è un film consigliato e piacevole, una piccola perla davvero da non perdere.

Recensione di Giulia Berlingieri