Autore: Matsumoto Seichō

Titolo originale: Ten to sen

Editore: Adelphi

Collana: Fabula

Traduzione: Gala Maria Follaco

Edizione: 2018

Pagine: 169

 

Su una spiaggia di Kashii, nella baia di Hakata nel Kyūshū, vengono ritrovati i corpi di due giovani, un uomo e una donna. La polizia pensa subito a un doppio suicidio d’amore, archiviando così il caso come tale.Tuttavia questa versione non convince Torigai Jūtarō, veterano ispettore di polizia locale, che da un apparentemente trascurabile dettaglio capisce che, forse, dietro alla morte dei due potrebbe celarsi ben di più. L’intuizione dell’uomo consentirà all’investigatore Mihara Kiichi, recatosi da Tōkyō nel Kyūshū, di approfondire un caso all’apparenza senza colpevoli, sciogliendo un intreccio che poggia le sue basi sugli orari dei treni delle linee che collegano le località giapponesi. L’investigatore segue un intricato percorso lungo tutto l’arcipelago, che lo porta dall’isola di Hokkaidō fino alle province più a ovest del Kyūshū.

Matsumoto Seichō è l’autore che con i suoi romanzi dà un nuovo impulso alla letteratura poliziesca nel Giappone del dopoguerra. Questo scrittore è infatti uno dei principali esponenti della corrente letteraria dello Shakaiha (社会派), filone narrativo che vuole porre all’ attenzione del lettore i problemi sociali che il Paese e l’individuo si trovano ad affrontare, trasformando il genere poliziesco in quello che potrebbe essere quasi uno specchio della società.

Con una scrittura capace di coinvolgere dalle prime parole fino all’ ultima pagina, il romanzo accompagna il lettore attraverso le varie fasi del processo investigativo, seguendo i due protagonisti che con perseveranza continuano a scavare per scoprire una verità ben più complessa di quanto non sembri. Anello fondamentale nell’ indagine sono i nomi e gli orari dei treni che attraversano il Giappone. Tutte le linee citate dall’ autore, a partire dall’ Asakaze, il treno espresso che fino al 2005 collegava Tōkyō ad  Hakata nel Kyūshū, fino alla linea Towada, un tempo attiva nella prefettura di Aomori nell’Hokkaidō, sono realmente esistite.Anche gli orari che compaiono nella storia corrispondono ai veri orari in vigore nel 1958, trentaduesimo anno dell’era Shōwa.

Una volta iniziata la lettura non si può fare altro che immergersi insieme agli ispettori Torigai Jūtarō e Mihara Kiichi nelle indagini, ritrovandosi a vagare con la fantasia lungo l’arcipelago giapponese, a bordo di treni espressi che si muovono da una stazione all’ altra in tutto il Paese. Da Fukuoka a Tōkyō, fino ad Akita e Chitose, non resta che lasciarsi avvolgere da un paesaggio fatto di numeri, come recita il titolo del capitolo 9.

Recensione di Giulia Berlingieri