LA NOTTE DIMENTICATA DAGLI ANGELI – NATSUO KIRINO

 

Autore: Kirino Natsuo

Editore: Neri Pozza

Traduzione: Gianluca Coci

Collana: I Neri

Anno edizione: 2016

Pagine: 442

Natsuo Kirino lascia che ad aprire questa sua opera sia una scena i cui contorni, in un primo momento sfumati e leggeri, non tardano a cambiare tono, a caricarsi d’improvvisa pesantezza ed ad assumere le sembianze di uno stupro di gruppo. La vittima si chiama Isshiki Rina ed ad osservare quanto le accade sono due donne. A filtrare la violenza di cui sono testimoni è uno schermo, quello del televisore posto nel salotto di una delle due: l’investigatrice privata Murano Miro. Il presunto crimine ha un nome, Ultraviolence, e una forma ben precisa, quella rettangolare di una videocassetta. A procurarsela è stata l’altra donna, Watanabe Fusae, e se ora sono lì, insieme, a guardarla è perchè Watanabe intende affidare a Murano l’incarico di rintracciare Isshiki Rina. Ragione alla base di questo suo proposito sembra essere più la possibilità di sfruttare la testimonianza della ragazza per far scoppiare un caso di rilevanza nazionale nei confronti della Create Pictures, casa di produzione di Ultraviolence, che non la volontà di salvare Rina dal baratro nel quale sta affondando. Miro accetta il lavoro, è quasi al verde ed un po’ di soldi certo non le guastano. Il proseguo dell’indagine porta il lettore a contatto con l’essenza più cruda di una realtà che esiste tanto là fuori quanto dentro di ciascuno di noi; essenza conoscibile solo empiricamente e che troppo spesso, prigionieri della nostra supponenza, finiamo prematuramente per essere convinti d’aver compreso. Torniamo però ora sui nostri passi, al momento in cui gli ingranaggi dell’investigazione condotta da Murano Miro sono sul punto d’iniziare a muoversi. Da un lato abbiamo esponenti del mondo dell’intrattenimento per adulti, persone il cui intento è fare in modo che l’esistenza di Isshiki Rina rimanga sospesa in un limbo teso tra il reale ed un mondo, quello della pornografia, altro, estraneo, una sorta di eco lontano, flebile, che si perde nella sfuggevolezza dei suoi confini. Dall’altro lato chi si mobilita alla sua ricerca pur non essendo mosso da un autentico desiderio di trovarla. Nel mezzo, chissà dove, una ragazza completamente abbandonata a sè stessa.

(recensione di Samuele Verona)