Thermae Romae || Recensione

Regia: Hideki Takeuchi

Anno: 2012

Durata: 108 minuti

Genere: comico, fantastico

Attori principali: Hiroshi Abe, Aya Ueto, Masachika Ichimura

Siamo a Roma nel 128 DC: Lucius Modestus è un architetto termale dedito al proprio lavoro ma privo di idee innovative per la realizzazione di nuovi progetti. Un giorno, mentre sta facendo il bagno, attraverso un buco nella vasca viene magicamente catapultato nel Giappone dei giorni nostri. Lì osserva con stupore le loro creazioni come rubinetti, specchi e il sistema a idromassaggio. Una volta tornato a Roma, memore di ciò che ha visto, apporta modifiche alle terme rendendole più moderne e funzionali. Aumenta così la sua reputazione di architetto e ottiene il riconoscimento dell’allora imperatore Adriano, il quale gli commissiona la realizzazione del suo bagno privato. Le vicende di Lucius si intrecciano con quelle di Mari, un’aspirante mangaka trasferitasi a Tokyo; accusata dal suo editore di avere scarso talento, ritorna a casa dai suoi genitori in provincia. In più circostanze incontra casualmente Lucius, come se fossero legati dal destino. La ragazza scopre l’identità di questa misteriosa persona e decide di accompagnarlo nei suoi continui viaggi tra un’epoca e l’altra, rafforzando sempre di più il loro legame.

“Se offri un rifugio per consolare l’anima allora il tuo popolo sarà felice”.

Il film è la trasposizione in live action dell’omonimo manga e rappresenta il periodo imperiale romano attraverso gli occhi del Giappone contemporaneo: due mondi molto distanti sia temporalmente sia geograficamente ma che trovano come punto di contatto l’importanza dei bagni pubblici. Per entrambi le terme sono radicate nella propria cultura e costituiscono il centro nevralgico della vita dei cittadini. Esse sono il luogo principale di aggregazione e strumento per la cura di sé stessi, aspetti ritenuti fondamentali per la società.

La storia è inoltre un invito a mettere da parte qualsiasi atteggiamento di superiorità etnica e culturale: Lucius è convinto che la grandezza di Roma sovrasti tutti gli altri popoli, compresi i cosiddetti “occhi allungati”. Ma è grazie all’emulazione delle tecnologie giapponesi che è riuscito a rimodernare le terme romane. Il protagonista progressivamente mette da parte il proprio orgoglio realizzando che la grandezza di Roma sta anche nell’essere in grado di lasciarsi contaminare da altre culture.

Nell’opera di Takeuchi troviamo tanti elementi in perfetto equilibrio tra di loro: fedeli ricostruzioni storiche, salti spazio-temporali, musica lirica, metanarrazione, gag surreali e storie d’amore. Tutto ciò rende il film divertente, assurdo e assolutamente godibile.

Recensione di Martino Ronchi

Kigeki Aisai Monogatari || Cineteca JFS

Bentornati su Takamori!

Oggi parleremo di Kigeki Aisai Monogatari, anche noto come “A beloved wife”, una commedia del 2019 diretta da Adachi Shin. Il film tratta di Gota, un uomo sposato con sua moglie Chika da ormai dieci anni, che tuttavia sta passando assieme a lei un periodo molto duro e privo di affetto nella loro vita matrimoniale. Nonostante i tentativi di Gota di migliorare la situazione, Chika rimane fredda, in quanto lei non ritiene che il lavoro da sceneggiatore di Gota porti a casa abbastanza soldi.

Tuttavia, la situazione comincia a cambiare quando a Gota viene offerto di scrivere una sceneggiatura che lo porta a viaggiare nella prefettura di Kanagawa. Lui riesce a convincere Chika e la figlia Aki a seguirlo e durante questo viaggio di famiglia tenteranno di ricostruire i rapporti. Kigeki Aisai Monogatari è una pellicola tratta da un libro scritto dal regista stesso, che vi ha inserito abbastanza elementi della propria vita da rendere il film un lavoro semi-autobiografico.

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Your Eyes Tell || Recensione

Regia: Takahiro Miki
Cast: Yuriko Yoshitaka, Ryūsei Yokohama
Anno: 2020
Durata: 123 minuti

“Your Eyes Tell” (きみの瞳が問いかけている) è un film romantico-drammatico uscito a ottobre 2020, come remake del film sud-coreano “Always”. Narra la storia di RuiShinozaki, un ragazzo dal passato oscuro che ora ha preso il posto di un anziano signore al casello di un parcheggio, e di Akari Kashiwagi, una ragazza quasi completamente cieca che era solita fare compagnia all’anziano. I due iniziano così una conoscenza per caso, con poche interazioni da parte di Rui che non vuole condividere con la ragazza i segreti del suo passato per paura di spaventarla. Rui era un lottatore di kickbox e, viste le sue grandi capacità, venne ingaggiato da una gang per riscuotere debiti, finendo per commettere numerosi crimini e persino omicidi. Desiderando fare ammenda, aveva da tempo abbandonato quella vita, dedicandosi a lavorare e a rimettere la testa sulle spalle, pur sapendo di deludere il suo allenatore che non voleva vedere il suo talento andare sprecato. 

Dopo aver conosciuto Akari, Rui riprende a combattere per mettere dei soldi da parte e aiutare la ragazza che aveva perso il lavoro. Col passare del tempo i due si innamorano e vanno a vivere insieme, senza però sapere che di lì a pocola loro felicità sarebbe stata messa in pericolo. Infatti, la vista di Akari sta andando peggiorando e, dopo aver ascoltato la storia della morte dei genitori della ragazza, Ruicapisce subito di essere stato colpevole del loro incidente e, di conseguenza, della cecità della ragazza. Sentendo il peso del senso di colpa, il ragazzo torna dal capo della gang per cui lavorava in passato e si fa ingaggiare come lottatore per un incontro clandestino. Contro ogni aspettativa dell’uomo, Rui vince l’incontro e ottiene i soldi necessari ad Akari per fare l’intervento che può salvarle la vista. 

Tuttavia, la storia dei due ragazzi non finisce qui, ma sarà nuovamente ostacolata da questioni ancora irrisolte del loro passato che li vedrà messi per l’ennesima volta a dura prova.

Il film riesce a trasmettere con grande intensità le emozioni dei due protagonisti, mostrando passo dopo passo sia la loro crescita individuale e interiore, imparando a gestire i traumi del passato e a lottare per raggiungere la felicità, sial’evolversi della loro relazione e della fiducia nell’altro: un percorso che li ha portati a un rapporto solido, tanto da non venir messo a repentaglio neanche dalle grandi difficoltà che hanno incontrato sulla loro strada. “Your Eyes Tell” è un film che porta il pubblico ad immedesimarsi ed emozionarsi per la tormentata storia d’amore di due giovanidi Tokyo.

Your Lovely Smile || Far East Film Festival 25

Regia: Lim Kah Wai
Durata: 103 min
Anno di uscita: 2022
Attori principali: Watanabe Hirobumi, Shōgen, HirayamaHikaru
Genere: Dramma, Comedy

Come partecipante alla competizione è stato proiettato al Far East Film Festival 25 il film Anata no Hohoemi o Your lovely smile e alla presentazione hanno presenziato il regista Lim Kah Wai, l’attore principale Watanabe Hirobumi, il fratello Watanabe Yūji (che però non compare nel film) e l’attore giapponese Shogen.

Lim Kah Wai è un regista cinematografico malese che ha iniziato la sua carriera negli anni ’90. Le sue opere sono spesso caratterizzate da un’attenzione particolare alla forma e al ritmo, con una forte attenzione ai dettagli visivi. Lim ha anche affrontato temi sociali e politici nei suoi film, spesso mettendo in discussione la società malese contemporanea attraverso le sue opere.
Lim Kah Wai ha anche lavorato come produttore e sceneggiatore in alcuni dei suoi film, dimostrando di essere un artista poliedrico e versatile del cinema. La sua carriera è caratterizzata da una costante ricerca di nuove forme espressive e di un approccio innovativo alla narrazione visiva.
Nel film che oggi vi proponiamo, Anata no Hohoemi, vediamo nel ruolo principale Watanabe Hirobumi, a sua voltaun regista indipendente giapponese che ha realizzato numerosi cortometraggi e documentari. Ha iniziato la sua carriera nel mondo del cinema come assistente regista per diversi film, prima di passare alla realizzazione indipendente.

Watanabe Hirobumi, in questo film interpreta sé stesso, nel ruolo di un regista che, nonostante abbia vinto diversi premi a festival in Giappone, si ritrova ad affrontare ancora una volta la dura realtà del cinema indipendente, che sembra essersi peggiorata ancor di più dopo la pandemia. All’inizio della storia, si trova bloccato nella sua città natale e fa lavori saltuari per guadagnarsi da vivere e passare il tempo, incontrando occasionalmente persone del settore con problemi simili. Alla fine, si presenta l’opportunità di un nuovo film, ma Watanabe si trova ad avere a che fare con una star viziata e delirante (interpretato da Shōgen) che pretende di far recitare la propria ragazza nel ruolo principale e chiedere al regista di scrivere uno script in poco tempo. Le vere difficoltà, però, iniziano quando Watanabe si mette in viaggio per Okinawa e Hokkaido, cercando di convincere vari cinema indipendenti a proiettare i suoi film. Lungo il cammino, incontra una serie di personaggi che gestiscono cinema d’essai in tutto il Giappone.

Alla fine del film, diventa chiaro che si tratta di una dichiarazione d’amore verso i cinema indipendenti e i film che vi vengono mostrati. Ogni cinema che Hirobumi visita ha la propria storia intima e il proprio design unico, differente dal mainstream.

Il regista Lim Kah Wai ha realizzato un’opera unica che esplora lo stato del cinema nella post-pandemia, non tanto come critica agli usi odierni, quanto a ricordarci il valore del cinema tradizionale.
Your Lovely Smile è un film che farà sicuramente ridere coloro che conoscono la situazione dell’industria cinematografica indipendente giapponese, e un titolo che sicuramente attrarràcoloro che apprezzano lo stile registico di Watanabe.
Nella pellicola Watanabe interpreta sé stesso con entusiasmo, e le sue reazioni stoiche insieme alle interazioni con lo stravagante e arrogante attore interpretato da Shōgen sono uno dei principali mezzi di umorismo nel film.

Per concludere, questo è un film che chiunque può guardare e apprezzare semplicemente per la passione e l’amore per il cinema che traspare in ogni singolo fotogramma e che sicuramente farà riflettere sui cambiamenti che l’industria ha visto negli ultimi tempi.

Kazoku || Far East Film Festival 25

Regia: Yamada Yōji
Data d’uscita: 1970

Baishō Chieko continua a regalare momenti di grande eccitazione agli spettatori del Far East Film Festival 25.
Dopo aver ricevuto il Gelso D’Oro alla carriera durante l’introduzione di Plan 75 di Hayakawa Chie, introduce la visione ad uno dei più grandi capolavori della cinematografia giapponese di cui essa stessa fa parte, Kazoku.
Pellicola scelta personalmente dalla Baishō stessa insieme a Tora-San che la lega indissolubilmente al regista Yamada Yōji.

Kazoku (1970) racconta la storia di una famiglia che, a causa della perdita del lavoro nella miniera di carbone da parte del capofamiglia, dal Kyūshū decide di partire verso l’Hokkaidō, attraversando interamente il Giappone, per iniziare una nuova vita come allevatori in una latteria.
ll viaggio è costellato di difficoltà, tra interminabili viaggi in treno ed episodi drammatici dai quali la famiglia ne uscirà terribilmente provata ed esausta.
Le tragedie familiari fanno da cardine nel racconto e vengono utilizzate dal regista proprio come transizione tra un capitolo del racconto ad un altro ed è proprio una volta arrivati alla stazione di Tokyo che l’intera famiglia riflette sulle scelte prese e se il viaggio sia stato davvero così indispensabile.

Il modus operandi nel raccontare la trama è semplice quanto geniale; ogni episodio è scandito dalla stazione nella quale i protagonisti decidono di scendere per effettuare cambi o cercare riposo.
Kazoku non ha l’intenzione di essere un film che critica il Giappone della propria epoca eppure la critica la si ritrova intrinseca dentro il racconto stesso.
Vediamo un Giappone in una spasmodica ascesa economica che lascia indietro le comunità che non fanno parte dei centri di maggior sviluppo; la critica la si ritrova proprio nella realtà e nell’ambiente che viene vissuto dai protagonisti in viaggio.

La pellicola termina con l’arrivo della famiglia a destinazione, con l’annuncio di gravidanza da parte di Baisho e la nascita di un vitello che segna l’inizio di una nuova vita in Hokkaidō.
Kazoku fa sicuramente parte dell’Olimpo d’oro della cinematografia giapponese grazie alla grande capacità di raccontare drammi familiare da parte di Yamada Yōji.

800 Two Lap Runners || Far East Film Festival 25

Regia: Hiroki Ryūichi
Durata: 110 minuti
Attori principali: Matsuoka Shunsuke, Nomura Eugene, Arimura Tsugumi, Kawai Miwako, Shiraishi Reiko
Anno: 1994

Tratto da un romanzo di Kawashima Makoto su due studenti liceali rivali in atletica e in amore, 800 Two-Lap Runners fa parte del filone dei seishun eiga, ovvero i film di formazione che affrontano importanti tematiche adolescenziali, come la crescita e l’amore. In occasione della venticinquesima edizione del Far East Film Festival il regista, Hiroki Ryūichi, ha presentato personalmente il film come produzione cardine della sua carriera.

La pellicola è parte della filmografia del primo Hiroki, il quale si allontana dalle sue produzioni precedenti – prevalentemente di stampo erotico – per produrre il suo primo lungometraggio di genere diverso. Ma l’elemento erotico trova comunque spazio nella sua narrazione; in una delle scene iniziali, infatti, troviamo il primo dei due protagonisti, Nakazawa Ryūji, fare sesso con una sua compagna di scuola nel ripostiglio della palestra. Per questo motivo, Nakazawa viene subito convocato nell’ufficio del preside, il quale, notando la struttura fisica ben definita del giovane, gli propone di unirsi alla squadra di atletica per gareggiare negli 800 metri, come contropartita per evitare la sospensione dall’istituto. Subito dopo viene introdotto il secondo protagonista, Hirose Kenji, già affermato in questa disciplina sportiva grazie ai successi raccolti nelle competizioni interscolastiche. Questi è considerato il successore di Aihara che, morto suicida, è il detentore del record del suo istituto. Aihara, suo idolo e amante, è una delle figure più importanti nella vita di Hirose, segnandone in modo determinante la sua evoluzione.

Nakazawa e Hirose sono diametralmente opposti nell’approccio all’atletica e alla vita: il primo è ribelle e anticonformista, anche per via del suo background familiare, segnato in modo pregnante dalla affiliazione del padre alla yakuza; il secondo è, invece, uno studente diligente e dedicato al suo sport, che con determinazione mira a battere il record di Aihara. 

Durante uno dei suoi allenamenti, Hirose incontra Yamaguchi Kyōko, ex ragazza di Aihara, con la quale comincia una relazione senza, però, riuscire ad andarci a letto, per via dell’orientamento sessuale del primo, che continua a essere condizionato dal ricordo di Aihara. Parallelamente, Nakazawa si invaghisce di Ida Shōko, specialista dei 100 metri a ostacoli, con la quale stringe una bella amicizia, che però non sfocia in una relazione amorosa.

I quattro, insieme alla sorella minore di Hirose, Nao, stringono un forte legame amichevole in un campo estivo di atletica leggera, al quale partecipano studenti di vari licei; la corsa diventa la metafora della crescita dell’essere umano, come transizione dalla forza e libertà della giovinezza alla consapevolezza e maturità dell’età adulta, in un percorso in cui i protagonisti imparano a rapportarsi fra loro a conclusione di un periodo dove corsa, amori e amicizie sono proiettati verso la fine. I protagonisti scoprono se stessi e compiono, in questo processo di transizione, un percorso di maturazione che li porta a una maggiore consapevolezza e all’accettazione della criticità di questa fase della vita umana.

Le scene, ricche di intermezzi musicali che si succedono fra loro, si basano anche su inquadrature che, effettuate da una certa distanza, conferiscono alla pellicola un senso di spazialità in cui Hiroki mira a trasmettere sentimenti e dare significato alla musica piuttosto che alle battute degli attori. Nell’ambito dei seishun eiga del tempo questa scelta rappresenta un elemento di rottura rispetto al passato, in quanto la musica – nonostante sia un elemento quotidiano nelle nostre vite – assume una posizione di rilievo. Un altro punto di distacco dalla produzione precedente è rappresentato dall’approccio alla sfera sessuale, a cui tutti i protagonisti si avvicinano esplicitamente; si emancipano quindi dalla precedente norma, dove introdurre il tema del sesso nella vita degli studenti era considerato un tabù. 

L’inquadratura molto dinamica e fluttuante – la quale caratterizzerà la produzione successiva del regista – regala allo spettatore la sensazione di muoversi spesso insieme agli atleti; è degno di nota anche l’uso del long take, che consente alle inquadrature lunghe diversi minuti in più del normale di rappresentare in modo straordinariamente reale i sentimenti che albergano nel cuore dei giovani. 

Il ruolo della ripresa si rivela fondamentale anche nella scena finale, dove l’inquadratura pian piano esce dal campo sportivo. Il graduale allontanamento della camera rappresenta la fine della vita scolastica dei protagonisti, con l’ingresso in società, comunicando la volontà di Hiroki di rappresentare la corsa come metafora della vita.