Nakamori Akina || Takamori J-Sound

Bentornati nella rubrica J-Sound di Takamori! Oggi vi parliamo di Nakamori Akina!

Nakamori Akina nasce a Kiyose nel 1965. Raggiunge la notorietà a soli 17 anni con il singolo “Slow motion” che resta al top delle classifiche per ben 39 settimane. In parallelo con la carriera da cantante si è contemporaneamente dedicata anche a quella di attrice e doppiatrice.

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Mikkō – Yoshiko Sai || Recensione

Yoshiko Sai è una cantautrice nata nella prefettura di Nara, che nel corso della sua carriera poliedrica ha rappresentato un’avanguardia nel panorama musicale giapponese. Il suo esordio come cantante avvenne ai tempi del liceo, negli anni ’60, quando decise di creare una band ispirata dal ben più famoso “Akai Tori”, gruppo folk dell’epoca. La produzione della cantautrice, che ha all’attivo cinque album, si divide tra gli anni ’70 e l’inizio degli anni duemila, in cui il Giappone ha assistito al suo ritorno sulla scena musicale dopo un silenzio durato circa trent’anni. I suoi album rappresentano una commistione tra elementi di folk tradizionale e di city pop, strizzando l’occhio a sonorità vicine al jazz e alla psichedelia. Oggi vi presentiamo un’opera esemplificativa della sua carriera, influenzata tanto dalla letteratura quanto dall’arte visiva: si tratta di “Mikkou”.

Pubblicato il 25 luglio del 1976, Mikkou rappresenta una svolta nella produzione dell’artista, in quanto è il primo album a contenere esclusivamente brani originali. Composto da 9 tracce per una durata complessiva di 47 minuti, già dalla copertina (realizzata dalla stessa Sai) mostra un’atmosfera apparentemente melliflua e leggera, che però viene spesso accompagnata da un’esecuzione ricca di suspence e a volte da una certa inquietudine onirica. Nella scrittura dei testi la cantante fa riferimento al suo bagaglio di letture, che comprende i racconti surreali e bizzarri di autori come Mushitaro Oguri e Seishi Yokomizo. Dal punto di vista strumentale, l’album è fortemente centrato sulla melodia vocale, che viene solitamente accompagnata da non più di due strumenti. Infatti, la produzione tende a mettere in risalto i singoli componenti che contribuiscono alla realizzazione del brano, piuttosto che a enfatizzare l’armonia nel suo complesso.

La traccia di apertura è “Kaasama No Uta” (Canzone della Madre), che lascia libera espressione al groove psichedelico del vibrafono. In tutti gli altri brani la componente psichedelica viene smorzata e affiancata da sonorità più pop, ma rimanendo comunque presente e tornando a tutti gli effetti nella title track finale. A seguire “Haru” (Primavera), che trasporta l’ascoltatore in un’atmosfera noir, dove piano, chitarra e basso accompagnano con una melodia di forte ispirazione jazz la voce lenta ma sempre nitida di Yoshiko. Si alternano poi tracce dalle sfaccettature più diverse: in “Nemuri no Kuni” (Il Paese del Sonno) l’unico accompagnamento della cantante è una sonata in pianoforte, che rende la canzone tanto essenziale nella sua struttura come poetica nella realizzazione; in “Hito no Inai Shima” (L’Isola Disabitata) si ritorna ad un suono più onirico accentuato dalle note del dulcimer e dalla linea del basso in sottofondo; ancora, il brano “Tenshi no You ni” presenta un ritmo molto più veloce e allegro alla batteria, dalle sonorità vicine al city pop, su cui si susseguono chitarra ritmica, sintetizzatore e flauto. In penultima traccia troviamo “Hyouryuusen” (Nave alla Deriva), ballata blues in cui voce e chitarra elettrica si alternano tra melodie lente e assoli ipnotici.

Nel complesso, l’album risulta molto interessante sia dal punto di vista musicale che da quello lirico, e riesce a far immergere l’ascoltatore in un mondo tanto fantastico quanto intangibile. L’essenzialità delle melodie, tenute insieme dalla voce pulita e avvolgente di Yoshiko Sai, rende l’album adatto tanto ad un ascolto occasionale quanto ad uno più attento, rimanendo così accessibile ma senza scadere nella banalità.

Fukui Ryō || Takamori J-Sound

Bentornati ad un altro appuntamento di Takamori J-Sound, la nostra rubrica dedicata alla musica giapponese!

Fukui Ryō nasce in un piccolo paesino dell’Hokkaido il primo giugno del 1948.
Il celebre jazzista e pianista comincia però tardivamente a studiare pianoforte, infatti solamente a 18 anni si avvicinerà da autodidatta allo strumento. Ciò nonostante diverrà una vera e propria icona del genere a livello internazionale.
Il primo giugno del 1995 decide insieme alla moglie di aprire a Sapporo lo Slowboat Jazz Club, locale in cui suonerà quotidianamente fino alla sua dipartita nel 2016.

Oggi vi parleremo di Fukui Ryō, celebre pianista e jazzista giapponese! Continuate a seguirci per altri consigli e novità sulla cultura e sulla musica giapponese!

Noa Kazama || Recensione

Noa Kazama (風間ノア), in arte NOA, è un cantautore e ballerino giapponese. Nato a Tokyo il 13 marzo 2000, ha sviluppato la sua passione per la musica sin da piccolo, fino ad arrivare a voler realizzare il sogno di diventare un cantante idol dopo aver visto in TV un’esibizione del gruppo k-pop BIG BANG. Deciso a inseguire i suoi sogni, si trasferì in Corea e a soli 12 anni gli fu offerto di fare un’audizione per la YG Entertainment, tra le più importanti etichette discografiche nell’ambiente musicale coreano e agenzia degli stessi BIG BANG.

Rimase in Corea per 6 anni ma, non avendo trovato la strada per fare carriera, decise di tornare in Giappone nel 2018. Qui, due anni dopo, debuttò ufficialmente come cantante con il singolo “LIGHTS UP”, sotto l’etichetta AMUSE. Nel periodo seguente, NOA continuò a pubblicare singoli e a creare contenuti su YouTube, per poter interagire con i fan che lo sostenevano anche durante la pandemia. A gennaio 2021 fu pubblicato il suo primo EP digitale “Too Young”, realizzato in collaborazione con vari artisti e produttori giapponesi.

Nel 2022, NOA guadagnò maggiore visibilità grazie al dorama comico-romantico 君の花になる(I Will Be Your Bloom), dove recitò la parte di Kurushima Takumi, membro del gruppo idol 8LOOM. Nonostante la natura fittizia della boyband, ai fini della serie televisiva, insieme ad altri 6 ragazzi prese parte a diverse attività, tra cui pubblicare un EP con le soundtrack del dorama ed esibirsi dal vivo. Mentre continuava la sua carriera da attore, a febbraio 2023, rilasciò il suo primo album intitolato “NO.A”, sotto l’etichetta Universal, e promuovendolo con la sua prima performance live da solista alla Ariake Arena di Tokyo.

Negli ultimi anni, NOA ha iniziato ad attrarre sempre più attenzione in Asia, trasmettendo con la sua musica il desiderio di non rimanere legato a un singolo genere musicale e di inserire nella sua discografia elementi diversi. Tutto ciò, insieme alle sue performance, gli ha permesso di fare esperienza e mostrare il suo talento sia nell’ambito della composizione e scrittura delle canzoni che in quello della danza, passione che lo accompagna sin da bambino. Un artista a tutto tondo determinato a raggiungere un pubblico mondiale.

Uchu Nippon Setagaya – Fishmans || Recensione

I Fishmans sono una band fondata dal cantante e strumentista Shinji Sato, attiva soprattutto negli anni ’90 e ormai consolidata nel panorama alternativo della musica giapponese.
Partiti nel 1987 come band Reggae e Dub, sono riconosciuti per aver portato in Giappone diversi generi già in voga all’epoca altrove e aver sperimentato soprattutto nella fase finale della loro carriera un sound nuovo per il paese, frutto della commistione di diversi generi tra i quali spiccano trip-hop, dream pop e musica Ambient.
Abbiamo già recensito in passato alcuni loro album, ma oggi ci concentreremo sul loro ultimo album in studio, “Uchu Nippon Setagaya“, culmine di una trilogia musicale riconosciuta come apice creativo e sperimentale della loro carriera.

Uchu Nippon Setagaya

L’album, del 1997, segna appunto la fine della produzione in studio della band, a causa della morte del cantante Shinji Sato.
Nel 1996 la band firma un accordo con una casa discografica per la fuoriuscita di una trilogia che comprendeva oltre l’album sopra citato “Kuchu camp” (1996) e “Long season” (1996), considerato capolavoro assoluto della band e composto da un’unica canzone di oltre 35 minuti che scorre tra sezioni di tastiera, synth, basso e percussioni perfettamente legate tra di loro regalando un prodotto fortemente psichedelico e catartico.

Nonostante Uchu Nippon Setagaya sia un album molto meno pretenzioso dal punto di vista sperimentale rispetto a quello precedente, riesce comunque ad apportare qualcosa di diverso senza il bisogno di stravolgere il sound della band.
L’album è molto rilassato e si concentra soprattutto su sonorità dream-pop e ambient, mantenendo per tutta la durata un ritmo molto basso senza perdere il groove che caratterizza la band.
Contiene 8 tracce, per una durata di 53 minuti complessivi, tutte abbastanza diverse da loro ma unite da un sound generalmente sognante e fluttuante.

L’album inizia con “POKKA POKKA“, che permette subito di entrare nel mood dell’album grazie ai leggeri bloop dei sintetizzatori e allo xylofono che aprono a una leggera linea di chitarra e percussioni molto ripetitive sopra le quali ad accompagnare c’è la voce molto gentile di Sato.
L’album poi si muove tra ballate come “IN THE FLIGHT“, caratterizzate da beat leggerissimi accompagnati solo da qualche riverbero di chitarra e synth, in cui il falsetto di Sato è lo strumento principale e pezzi ben più groovy e upbeat come “MAGIC LOVE“.
Verso il finale l’album inizia a diventare più strutturato, con pezzi come “WALKING IN THE RHYTHM“, la canzone che più richiama la piega progressive che la band stava iniziando a prendere, con un costante riff di basso martellante accompagnato da una tastiera melodica, arricchita dai vocals di Sato, dei cori e da un violino fortemente psichedelico che irrompe a metà canzone.

Nel complesso la forza dell’album non sta nella complessità dei singoli elementi ma nella cura nei dettagli e nella grande capacità nell’incastrare tutti i pezzi nel posto giusto al momento giusto.
Uchu Nippon Setagaya è un album non pretenzioso ma coeso, capace di regalare un’esperienza rilassante e divertente.


Yuuri || J-Sound Takamori

Bentornati a un altro appuntamento con Takamori J-Sound! In questo short vi parleremo dell’artista giapponese Yuuri.

Yuuri è un cantautore originario della prefettura di Chiba, comincia la sua carriera per strada cantando fra le vie di Shibuya a Tokyo, debuttando ufficialmente nel 2020 con il singolo Peter Pan, rivelandosi fin da subito una delle voci più interessanti del panorama J-POP.

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