(Ab)normal desire || Recensione

Regia – Yoshiyuki Kishi

Cast – Goro Inagaki, Yui Aragaki, Kenta Sato…

Anno – 2023

Genere – Drammatico

Tratto dal romanzo di Ryo Asai, (Ab)normal desire lancia una sfida alla società giapponese attraverso una critica non poco velata a tutti quei sistemi che confinano le persone in un’arbitraria condizione di “normalità”.
Il film chiude la terzultima giornata del festival per quanto riguarda il panorama nipponico, in una premiere europea esclusiva che vede un gran numero di ospiti: ad essere presenti in sala ci saranno il regista affiancato da ben tre produttori del film.

La pellicola si muove attraverso l’intreccio di diversi personaggi, apparentemente appartenenti a mondi diversi ma accomunati nel profondo da un senso di estraneità nei confronti della società che li circonda.
Kiryu Natsuki è una dipendente presso un negozio di elettronica all’interno di un centro commerciale. Svolge una vita di per sé fuori dagli schemi dell’ordinario, in quanto arrivata all’età di 30 anni non avrà un lavoro stabile e un marito, cosa che gli verrà rinfacciata in maniera più o meno passiva dalle varie conoscenze.
Nonostante i suoi vecchi compagni di liceo, la sua collega di lavoro incinta e i vari programmi siano un costante reminder delle tappe “ordinarie”, Natsuki non sente minimamente il bisogno di doverle percorrere e solamente l’incapacità di rientrare in questi schemi le sarà motivo di grande sofferenza, portandola a vivere ai margini della società e a covare un sofferente desiderio di morte.

Natsuki però non è totalmente sola, o almeno smetterà di esserlo, quando giunge la notizia che il suo vecchio compagno di liceo, Sasaki Yoshimichi, che condivide con lei il loro più grande segreto: fin dai tempi del liceo, infatti, i due scoprono una particolare attrazione sessuale nei confronti dell’acqua che spruzza e scorre diramandosi in forme dinamiche.
Dopo la scoperta di questo lato comune, i due riusciranno a trovare attraverso la loro unione il motivo per andare avanti.
Trasferitasi a Yokohama insieme a Sasaki, Natsuki capirà infatti che bastava anche solo una persona tra tutte che la capisse per iniziare a credere di avere il diritto di poter vivere in questo mondo.

Contemporaneamente, Terai Iroki, un pubblico ministero inizierà a sviluppare malumori nei confronti della propria famiglia e si ritroverà in più situazioni incapace di comprendere i loro bisogni.
Suo figlio, infatti, preferisce fare video online piuttosto che proseguire con gli studi a scuola. Ancora una volta viene scelto un percorso alternativo alla norma e ciò turba e spaventa profondamente Iroki, incapace di capire.
Questa sua incapacità verso il finale del film lo metterà a dura prova: si troverà infatti di fronte a giudicare in maniera eguale due casi diversi di marginalità, convinto che siano entrambi della stessa natura nonostante uno sia innocuo e l’altro pericoloso.
Sara proprio questo l’evento che lo porterà a capire la natura di tutti i suoi errori. Ormai divorziato e costretto a vivere in una casa senza sua moglie e suo figlio, Iroki aprirà gli occhi per la prima volta, nonostante sia troppo tardi.


Takano Tofu – Mihara Mitsuhiro || Recensione

Autore: Mihara Mitsuhiro.

Anno: 2023.

Attori: Fuji Tatsuya, Aso Kumiko, Nakamura Kumi.

Genere: Drammatico. 

In concorso per l’edizione del Far East Film Festival 26, Mihara Mitsuhiro esordisce a livello internazionale presentando il suo lungometraggio, Takano Tofu, in questa esclusiva Premiere Europea. 

Prima della proiezione, dopo un eccentrico tentativo di comunicare con il pubblico in lingua italiana, il regista ha voluto offrire una panoramica delle tematiche chiave presenti nel film, quali l’importanza della famiglia e la grande dedizione verso il lavoro, tipica del popolo giapponese; valori che all’interno della pellicola vengono raffigurati attraverso la semplice ma efficace figura del tofu, uno degli alimenti che meglio rappresentano la cultura tradizionale culinaria dell’arcipelago. 

La narrazione vede come sfondo il piccolo borgo portuale di Onomichi, nella prefettura di Hiroshima; tuttavia, questa scelta non è casuale in quanto il trauma provocato dalla tragedia storica della bomba atomica rimane ancora presente nella memoria collettiva. Ciò è fortemente percepibile in svariate conversazioni avvenute tra i personaggi. 

I protagonisti del film sono Takano Tatsuo e sua figlia Haru, i quali possiedono un’attività a gestione familiare che produce tofu a livello locale. Dopo un’assidua ricerca da parte di Takano e i suoi amici di un marito che possa essere adatto ad Haru, i due troveranno a scontrarsi in seguito alla decisione della figlia di perseguire una relazione con un commerciante dalla mentalità imprenditoriale. Quest’ultimo non viene visto di buon occhio da parte del padre poiché propone di voler esportare il suo celebre tofu all’estero, violando quindi i valori del protagonista. 

Conseguentemente a questo episodio vengono palesate le diverse ideologie dei protagonisti: Takano è un uomo anziano, portatore della visione di un Giappone tradizionalista, restio all’apertura nei confronti dell’estero. Haru, d’altro canto, rappresenta il volto di una mentalità progressista e pronta ad accogliere il cambiamento. 

Contemporaneamente, il protagonista svilupperà un legame affettivo con una signora che incontra in ospedale, la quale sarà di fondamentale importanza per il suo sviluppo personale. Lei, difatti, lo porterà a capire il valore del rapporto con Haru, superiore ai suoi ideali conservatori. 

A seguito di un’operazione chirurgica della signora per rimuovere un tumore causato dalle radiazioni trasmesse geneticamente, il loro rapporto si intensifica e il protagonista comprende l’importanza di esternare i sentimenti nei confronti di sua figlia. 

Il film si conclude con un commovente dialogo tra Takano e Haru in cui i due si abbandonano ai loro sentimenti, attraverso una sentita e appassionante dichiarazione d’amore senza filtri. 

L’opera, nonostante sia impregnata di concetti profondi e riflessivi, alterna momenti di comicità con episodi d’intenso coinvolgimento emotivo, rendendola scorrevole e piacevole alla visione. 

Recensione di: Mattia Viscogliosi, Giada Imbuzan, Simone Endo.

Drive my car – Ryūsuke Hamaguchi || Recensione

Regia: Ryūsuke Hamaguchi

Anno: 2021

Durata: 179 minuti

Genere: Thriller/Drammatico

Attori principali: Hidetoshi Nishijima, Toko Miura, ReikaKirishima, Masaki Okada, Perry Dizon

“Drive My Car” è una pellicola del 2021 di Ryūsuke Hamaguchi,tratta da un racconto di Murakami Haruki facente parte della famosa raccolta “Uomini senza donne”. Il film, pluripremiato (vincitore anche di un Oscar), vede come protagonista Kafuku, un attore di teatro che dopo la morte della moglie deve fare i conti con sé stesso, il suo passato e il suo futuro.

 

Dopo due anni di lutto, Kafuku ricomincia la sua attività attorialedecidendo di mettere in scena “Zio Vanja” di Cechov, ma nel suo singolare stile: ogni attore parlerà la sua lingua madre. È così che sul palco ci si ritrova in una mescolanza di giapponese, cinese, coreano e addirittura lingua dei segni. Kafuku ha un rapporto speciale con la sua macchina, una Saab Turbo Rossa, e non permette mai a nessuno di guidarla, tanto gli è cara. In questa nuova compagnia teatrale di Hiroshima, tuttavia, vige la regola secondo cui ogni attore deve avere un autista personale. Inizialmente, il protagonista è restio a lasciare la guida a questa nuova ragazza, ma con il passare del tempo si rende conto di quanto sia una brava guidatrice, oltre ad essere un’ottima ascoltatrice. Insieme, i due riapriranno questioni passate (lutti, traumi, colpe) rielaborandole e cercando di comprenderle meglio in modo tale da alleggerire quel peso sul petto che ormai da troppo tempo si portano addosso. 

 

L’intera storia principale è fatta di tante altre storie secondarie, tra cui quelle della moglie di Kafuku, una famosa sceneggiatrice; queste sonostorie macabre, grottesche, misteriose, che ci lasciano con la voglia di saperne sempre di più. Il tono di mistero lasciato dagli abbozzi delle sceneggiature viene mantenuto anche dai personaggi stessi che, molto spesso, oltre a essere attori sul palco lo sono anche nella vita, nascondendo informazioni riguardo alla loro personalità o alla loro storia. È forse per questo che molto spesso risultano freddi, distaccati, come se stessero interpretando un ruolo che non gli appartiene.

 

La macchina è sicuramente uno dei personaggi principali. Silenziosa, si muove per tutta la città e ascolta i segreti senza mai rivelarli. Ogni spostamento è effettuato tramite il suo utilizzo, permettendo ai protagonisti di intraprendere un cammino non solo materiale, ma anche spirituale. Essa fa da filo conduttore per tutta la storia, e la sua importanza è così rilevante da meritarsi delle inquadrature silenziose, intime. Per Kafuku, cedere la guida della sua macchina, equivale a fidarsi pienamente di qualcun altro, a mettere la propria vita, le proprie abitudini (come quella di ascoltare sempre la cassetta dello spettacolo) nelle mani di qualcun altro. La ragazza, pian piano, ricambia questo gesto condividendo con lui parti della sua vita, dandogli il coraggio di aprirsi a sua volta. 

 

Entrambi, quindi, intraprendono questo viaggio verso l’elaborazione del lutto, con la consapevolezza che “Coloro che sopravvivono continuano a pensare ai morti”, perché questa è l’essenza stessa della sopravvivenza. 

Recensione di Sara Orlando

 

It Stopped Raining – Nakagawa Ryūtaro || Recensione

Regia: Nakagawa Ryūtaro

Anno: 2020

Durata: 99 minuti

Genere: drammatico/romantico

Attori principali: Etō Misa, Nakano Taiga

It Stopped Raining (静かな雨), film diretto da Ryūtaro Nakagawa, racconta la storia d’amore di Yukisuke e Koyomi, due giovani che si incontrano per la prima volta nello stand di taiyaki in cui Koyomi lavora e che sviluppano sin da subito un’affinità proprio grazie a questo particolare street food. Improvvisamente la ragazza si ritrova però coinvolta in un incidente stradale, finendo in coma per diverse settimane durante le quali Yukisuke continua a visitarla e a prendersi cura di lei. Koyomi riesce finalmente a riprendersi, ma ben presto si rende conto che il trauma cerebrale riportato le impedisce di formare ricordi successivi al giorno dell’incidente.

Nonostante ciò, il rapporto tra Yukisuke e Koyomi diventa sempre più profondo e i due decidono di andare a vivere insieme: la quotidianità che i due costruiscono è scandita da piccole cose, dai pasti che Koyomi prepara per Yukisuke fino alle interazioni occasionali ma straordinariamente profonde che i due hanno con i clienti dello stand di taiyaki.

Dopo un breve periodo di idillio, la condizione di Koyomi inizia però a incrinare il rapporto tra i due. È proprio qui che si apre uno dei nuclei emotivi del film, poiché vediamo Yukisuke fare del suo meglio per gestire la disabilità della ragazza: seppur il suo conflitto interiore non venga espresso esplicitamente e venga lasciato poco spazio all’introspezione e alla psicologia dei personaggi, lo spettatore è in grado di empatizzare con lui, di comprendere la difficoltà nel bilanciare la sua volontà di prendersi cura di lei e la frustrazione nel vedere alcuni dei suoi desideri e bisogni divenire irrealizzabili. L’empatia e la pazienza sono sicuramente i temi centrali del film, oltre a rappresentare la base su cui Yukisuke e Koyomi costruiscono il loro rapporto. Entrambi provano con tutte le loro forze a dimostrare all’altro il proprio amore, un amore fatto di cose apparentemente irrilevanti, come ricordarsi che all’altro non piacciono i broccoli o come l’altro preferisce il caffè al mattino, ma che in realtà per Koyomi rappresentano il frutto di uno sforzo costante, nel tentativo di contrastare i problemi di memoria che il suo trauma comporta.

It Stopped Raining vuole ricordarci che l’amore è fatto anche di difficoltà, di momenti in cui la più semplice forma di comunicazione presenta ostacoli insormontabili, ma che con costanza e impegno trovare un punto di incontro è possibile, perché spesso fare del proprio meglio è abbastanza.

Recensione di Francesca Marinelli

xxxHOLiC – Ninagawa Mika || JFS SPRING 2024





Continua la rassegna JFS SPRING 2024, con il dark fantasy “xxxHOLiC” diretto da Ninagawa Mika.

L’appuntamento è al cinema rialto martedì 5 Marzo, come sempre alle ore 21.00,

Kimihiro Watanuki, un ragazzo tormentato dagli spiriti ayakashi, si imbatte in un negozio che esaudisce i desideri. Incontra la proprietaria, Yuko Ichihara, una strega misteriosa dai molti nomi e conoscenze dal punto di vista esoterico. Si offre di esaudire il desiderio di liberarsi degli spiriti, a patto che egli diventi la cuoca e governante part-time di Yuko. Nel frattempo, Watanuki si connette con i suoi compagni di classe, Dōmeki e Himawari, e viene coinvolto in un grande e misterioso incidente.

Oltre alla biglietteria è possibile e consigliato acquistare in prevendita i biglietti sul sito CCB: https://circuitocinemabologna.it/p/ja…