Ichiko – FEFF 26 || Recensione

Regia – Toda Akihiro

Cast – Ryūya Wakaba, Hana Sugisaki, Ruka Ishikawa

Genere – Drammatico, Thriller

Anno – 2023

Ultimo film giapponese e in concorso presentato in questa edizione del Far East Film Festival, Ichiko è un film intricato che ha saputo sicuramente tenere il pubblico sulle spine.

Regia di Toda Akihiro, non un nome nuovo al FEFF: lo abbiamo visto già nel 2018 con il suo film “The Name”.

Torna per questa edizione e lo fa in maniera impattante, grazie ad un film che dall’inizio alla fine mantiene un livello altissimo di suspense e drammaticità, attraverso la figura della protagonista Ichiko che fin dall’inizio è pervasa da un’ombra di mistero e ambiguità.

La pellicola inizia con una proposta di matrimonio da parte del suo attuale compagno Hasegawa Noshinori e la notizia riportata al telegiornale dei ritrovamenti di alcuni resti di un cadavere su una montagna.

Da questi eventi si accenderà la miccia che poi farà esplodere il film, ovvero la fuga di Ichiko, che fin da subito ci viene detto “Non esistere”. Inizia quindi un excursus temporale all’interno della vita di Ichiko, attraverso salti continui tra una fase e l’altra della sua vita; ciò che veniamo a scoprire però man mano non ci è dato attraverso un passato illustrato da un narratore, ma solo grazie a piccoli spezzoni raccontati dai pochi conoscenti che abbiano avuto modo di osservare una parte di questo passato così intricato.

Il dramma di Ichiko è possibile grazie a un buco legislativo presente in giappone: La madre di Ichiko, Natsumi, deciderá di non registrare la propria figlia all’anagrafe. Ciò è possibile in presenza di un divorzio da un marito violento entro 300 giorni dalla nascita di un figlio.

Ichiko nasce ed è già una persona destinata a vivere ai margini della società. La situazione peggiorerà con la nascita della sorella minore di Ichiko, Tsukiko, la cui identità verrà “presa in prestito” da Ichiko.

Inizierà quindi una vita in cui sono presenti due Tsukiko, una sana e una malata. Presto però, il peso di dover interpretare un’altra persona si riverserà su di Ichiko, e attraverso una serie di intrecci, coinvolgendo i ricordi rilevanti l’attuale compagno della madre, un suo amico di liceo che sarà il primo a poter osservare le sue ombre e ad aiutarla nella sua fuga e una sua amica di università, che sarà il punto scatenante nella volontà di Ichiko nel voler vivere finalmente da “Ichiko” e non “Tsukiko”.

Una volta svelato l’oscuro passato di Ichiko grazie all’assidua e emotiva indagine da parte del suo attuale compagno Hasegawa, il film si concluderà in maniera aperta, non lasciandoci capire come concluderà la fuga di Ichiko.

Attraverso questo viaggio tra passato e presente però, concludendo con spezzoni della storia d’amore con Hasegawa, ci verrà finalmente mostrato un presente in cui Ichiko ha trovato un motivo per essere finalmente felice.

Ichiko – FEFF 26 || Recensione

Regia – Toda Akihiro

Cast – Ryūya Wakaba, Hana Sugisaki, Ruka Ishikawa

Genere – Drammatico, Thriller

Anno – 2023

Ultimo film giapponese e in concorso presentato in questa edizione del Far East Film Festival, Ichiko è un film intricato che ha saputo sicuramente tenere il pubblico sulle spine.

Regia di Toda Akihiro, non un nome nuovo al FEFF: lo abbiamo visto già nel 2018 con il suo film “The Name”.

Torna per questa edizione e lo fa in maniera impattante, grazie ad un film che dall’inizio alla fine mantiene un livello altissimo di suspense e drammaticità, attraverso la figura della protagonista Ichiko che fin dall’inizio è pervasa da un’ombra di mistero e ambiguità.

La pellicola inizia con una proposta di matrimonio da parte del suo attuale compagno Hasegawa Noshinori e la notizia riportata al telegiornale dei ritrovamenti di alcuni resti di un cadavere su una montagna.

Da questi eventi si accenderà la miccia che poi farà esplodere il film, ovvero la fuga di Ichiko, che fin da subito ci viene detto “Non esistere”. Inizia quindi un excursus temporale all’interno della vita di Ichiko, attraverso salti continui tra una fase e l’altra della sua vita; ciò che veniamo a scoprire però man mano non ci è dato attraverso un passato illustrato da un narratore, ma solo grazie a piccoli spezzoni raccontati dai pochi conoscenti che abbiano avuto modo di osservare una parte di questo passato così intricato.

Il dramma di Ichiko è possibile grazie a un buco legislativo presente in giappone: La madre di Ichiko, Natsumi, deciderá di non registrare la propria figlia all’anagrafe. Ciò è possibile in presenza di un divorzio da un marito violento entro 300 giorni dalla nascita di un figlio.

Ichiko nasce ed è già una persona destinata a vivere ai margini della società. La situazione peggiorerà con la nascita della sorella minore di Ichiko, Tsukiko, la cui identità verrà “presa in prestito” da Ichiko.

Inizierà quindi una vita in cui sono presenti due Tsukiko, una sana e una malata. Presto però, il peso di dover interpretare un’altra persona si riverserà su di Ichiko, e attraverso una serie di intrecci, coinvolgendo i ricordi rilevanti l’attuale compagno della madre, un suo amico di liceo che sarà il primo a poter osservare le sue ombre e ad aiutarla nella sua fuga e una sua amica di università, che sarà il punto scatenante nella volontà di Ichiko nel voler vivere finalmente da “Ichiko” e non “Tsukiko”.

Una volta svelato l’oscuro passato di Ichiko grazie all’assidua e emotiva indagine da parte del suo attuale compagno Hasegawa, il film si concluderà in maniera aperta, non lasciandoci capire come concluderà la fuga di Ichiko.

Attraverso questo viaggio tra passato e presente però, concludendo con spezzoni della storia d’amore con Hasegawa, ci verrà finalmente mostrato un presente in cui Ichiko ha trovato un motivo per essere finalmente felice.