No buses

No Buses è una band che si è formata a Tokyo nel 2016. Iniziata per gioco da due amici e compagni d’università Kondo Taisei (voce e chitarra) e Goto Shinya (chitarra), la primissima formazione del gruppo era composta anche da Ota Kozo (basso) e Kawase (batteria) che però lasciano il gruppo a un anno di distanza, sostituiti rispettivamente da Ono Shio e il batterista di supporto Ichikawa Issei. Tuttavia, anche Ono lascia la band qualche mese più tardi.

Subentra al suo posto Sugiyama Saori (basso) accompagnata dall’entrata ufficiale del batterista nella band. I quattro, che tutt’ora compongono la formazione attuale, sono presto protagonisti di una crescente popolarità all’interno degli ambienti underground giapponesi dove spesso si
esibiscono e la loro prima demo, Boys Love Her, viene pubblicata su OTOTOY già nel 2017, a meno di un anno dalla formazione finale del gruppo.

Nel 2018, la band pubblica Tic, il singolo grazie al quale la band raggiungerà il pubblico internazionale online, garantendogli inoltre le partecipazioni sui piccoli palchi di importanti festival nazionali come il SUMMER SONIC e lo Tsukuba Rock Festival. A fine dello stesso anno i No Buses pubblicano il nuovo EP, Boring Thing EP.

A seguito di una serie di progetti con altri musicisti underground, la band decide di prendersi una pausa dalle pubblicazioni per concentrarsi sul primo album in studio. Nel 2020, escono i video musicali delle canzoni Imagine Siblings e Number Four or Five, due canzoni che verranno poi abbinate a Trying Trying, brano già pubblicato dalla band nel 2019, dando così forma al singolo intitolato Immaginate Siblings / Number Four or Five / Trying Trying.

Dai ritmi vertiginosi e il suono grintoso i No Buses toccano le corde giuste e reinventano la scena nazionale underground dalla quale sono emersi. Alternativi ed energici, il loro sound rievoca quello del British Rock classico. Ma i No Buses sono molto più di un’imitazione di un’era passata, sono
dei veri e propri viaggiatori del tempo, che balzano nel nostro decennio trasportandoci nella loro musica e nella loro estetica delicatamente psichedelica.

Terminiamo la recensione deliziandovi con il video musicale di Pretty Old Man (dall’album Boy Missed the Bus, 2019), che con i suoi 5 milioni di visualizzazioni, reputiamo essere il brano ideale per gettarsi in balia del vortice No Buses.
https://www.youtube.com/watch?v=xtn_SmyT87s

—Recensione di Claudia Ciccacci.

MAN WITH A MISSION

MAN WITH A MISSION è una band alternative rock giapponese fondata nel 2010 a Shibuya composto da cinque membri: Tokyo Tanaka (voce), Jean-Ken Johnny (chitarra e voce), Kamikaze Boy (basso), DJ Santa Monica (DJ) e Spear Rib (batteria). A caratterizzare la band sono le maschere da lupo che i membri indossano durante tutti i loro concerti e video musicali. Queste loro sembianze sono spiegate in una interessante back-story in cui i membri
della band sarebbero delle “forme di vita definitive” create da Jimi Hendrix e ibernate in Antartide dove avrebbero passato diversi anni ad ascoltare ogni genere di musica di tutto il mondo prima di scappare ed emergere come una delle band più promettenti del Giappone.

Nella realtà dei fatti la band inizia a suonare nei locali di Shibuya nella seconda metà degli anni 2000 e già nel 2010 organizzano un piccolo tour negli USA. Al termine della loro esperienza statunitense pubblicano il loro primo EP intitolato “Welcome to the New World” mentre il primo e vero album, “MAN WITH A MISSION”, esce nel 2011 dopo una tournée in Giappone.
La fama non ha tardato ad arrivare e dopo essere stati nominati “artisti emergenti più promettenti” nel 2012, l’anno successivo esce il loro secondo album “Mash Up the World” che raggiunge addirittura il quarto posto della classifica Oricon settimanale. Dopo essersi affermati in Giappone grazie anche a collaborazioni sponsorizzate, i MWAM firmano nel 2014 un contratto con la Epic Records con l’intenzione di debuttare anche nel mercato occidentale. Nel febbraio 2014, infatti, pubblicano la compilation “Beef Chicken Pork”, dove sono contenute le versioni in lingua inglese di alcune delle canzoni di maggior successo della band, quali Distance, Get Off of My Way, Never Fxxkin’ Mind the Rules e Don’t Lose Yourself.
Sempre nello stesso anno è la volta del terzo album in studio della band, “Tales of Purefly”, il quale ha debuttato al terzo posto della classifica settimanale della Oricon.
Ad oggi hanno pubblicato cinque album e da pochi giorni hanno annunciato un comeback.

Musicalmente nascono come una rock band alternativa ma poi subiscono diverse influenze dalla musica elettronica e dal pop punk.
Le loro ispirazioni più significative sono i Sex Pistols, i Ramones, i Toy Dolls, i Green Day, i Face to Face, gli Hi-Standard e i Gauze.
Negli ultimi anni hanno iniziato a cantare sempre più prevalentemente in inglese che in giapponese e grazie a ciò godono di un discreto successo anche fuori dai confini nazionali.

—recensione di Riccardo Avarello.

Ningen Isu

Ningen Isu (dal giapponese 人間椅子, letteralmente “La sedia umana”) È una band heavy-metal formatasi a Hirosaki nel 1987. I fondatori della band, Shinji Wajima (chitarrista e cantante) e Ken-ichi Suzuki (bassista e cantante) presero spunto per il nome della band dall’omonimo racconto breve scritto nel 1924 da Edogawa Rampo.

Non a caso, molti dei testi delle band si riferiscono spesso alla letteratura giapponese classica e i suoi autori più famosi, tra i quali troviamo anche lo stesso Edogawa Rampo, Dazai Osamu e Akutagawa Ryunosuke. Sono presenti, però, anche riferimenti a scrittori della tradizione occidentale come Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft, Friedrich Nietzsche e tantissimi altri ancora.
Gli argomenti trattati nei testi sono, da un lato, di grande profondità a livello spirituale come l’inferno, il Buddhismo, l’universo. Dall’altro, invece, sono attaccati alla vita materiale e ai rapporti sociali del Giappone.

Una delle particolarità di questa band è che Wajima e Suzuki hanno un accento locale del tutto singolare, chiamato “il dialetto di Tsugaru” che aggiunge una atmosfera e un ritmo unico alle loro canzoni. La difficoltà nella comprensione dei testi , persino per alcuni giapponesi, è data anche dal fatto che i membri della band, in modo particolare Wajima, usino spesso parole difficili e appartenenti al giapponese antico (usate dal periodo Edo al periodo Showa).

Questo loro attaccamento alla tradizione classica giapponese è, inoltre, accentuato dal fatto che tutti i membri della band durante i concerti portino il Kimono e il Fundoshi.

 

—recensione di Cecilia Varisco.

BRATS – Brats (2018)

Il gruppo Brats nasce nel 2011 ad opera di due sorelle, Kuromiya Rei (voce, chitarra) e Kuromiya Aya (basso), partecipandovi dal 2015 al 2020 anche la chitarrista Hinako. Dopo il demo CD del 2012 “Gangan Do It!”, il gruppo pubblica alcuni singoli tra il 2015 e il 2017 (Misery, 14-sai byou), talora come colonne sonore di anime (Ainikoiyo per la produzione sino-giapponese To Be Hero) o di film (Nounai Shoukyo Game per la pellicola Slavemen). Finalmente, nel 2018 la band esordisce col primo album, l’eponimo Brats. Nel 2020 seguirà poi l’uscita del secondo album della band, Karma.

L’album Brats

 Le due sorelle ventenni hanno cominciato presto la loro carriera musicale e hanno avuto tempo per maturare una propria impronta musicale. Nell’album Brats questa prende per la prima volta una compiuta e organica espressione.

La sonorità generale è ascrivibile all’hard rock, con una chitarra elettrica dominante per la quantità, velocità e consistenza dei riffs che la rendono protagonista in diverse canzoni. La cantante ha maturato nel tempo un timbro che ben si addice alla potenza e rapidità dei pezzi ed è capace di una discreta estensione vocale, esprimendosi nella maggior parte dei pezzi in giapponese tranne alcune brevi parti in inglese in un limitato numero di canzoni (Pain, Seitoka Pride Monster).

La tracklist dell’album include:

 

  1. Un rock duro e puro con preponderanti riffs di chitarra elettrica.
  2. Kaihou Seyo. Sulla stessa impronta della canzone precedente, ma ad un ritmo più elevato e una voce più armoniosa
  3. Doudatte yokatta. Con l’importante contributo e spazio dato alla voce di Rei, l’approccio è più pesante e ben sottolinea l’attitudine heavy rock della band.
  4. Unfair
  5. Lost Place
  6. Kimarigoto
  7. Big Bad World
  8. Seitoka Pride Monster
  9. Nounai Shoukyo Game. Pur rimanendo in un contesto hard rock, la parte di chitarra di sottofondo offre un importante appiglio melodico ed entrambe le voci lavorano ad un risultato che in alcuni tratti fa l’occhiolino al pop.
  10. Dopo un inizio più cupo, la canzone acquisisce un bel groove, anche se la conclusione della canzone non sembra perfettamente delineata.

 

Questo album è un potente mix di energia, spesso misto a rabbia e delusione che emergono dalle note della voce di Rei. Un bel passo per la band, che mostra un’evoluzione rispetto agli inizi rock legati tuttavia a elementi anche techno, e che continua a mutare il suo approccio sonoro anche nell’album del 2020, Karma. Insomma, un gruppo rock al femminile tutto da scoprire!

 

—recensione di Antongiorgio Tognoli

THE ORAL CIGARETTES – FIXION (2016)

THE ORAL CIGARETTES è una band alternative rock giapponese composta da quattro membri nata a Nara nel 2010. Nei primi due anni di carriera la band fa uscire due album autoprodotti per poi firmare un contratto con l’importante etichetta “A-Sketch” (la stessa etichetta dei FLOW e, per un periodo di tempo, degli One Ok Rock) nel 2012. Da allora la band ha pubblicato altri 5 album in studio: The BKW Show!! (2014), FIXION (2016), Unofficial (2017), Kisses and Kills (2018) e Suck My World (2020).

Le due caratteristiche che saltano subito all’orecchio ascoltando un brano qualunque dei THE ORAL CIGARETTES sono l’imponenza della voce di Takuya Yamanaka (leader del gruppo) che riesce a raggiungere acuti importanti ed essere graffiante al punto giusto e la frenesia di chitarre che accompagna ogni canzone dalla più allegra a quella dai toni più tristi. Ma di canzoni dai tempi lenti ce ne sono veramente poche nel loro repertorio. Ascoltarli equivale a una vera e propria scarica di energia. Inoltre hanno anche un grado di versatilità abbastanza alto: non solo rock nelle loro canzoni ma anche elementi emo, funk, dance e anche una buona dose di musica demenziale.

Al momento i componenti della band sono:

Takuya Yamanaka (山中 拓也), voce e chitarra
Akira Akirakani (あきらかに あきら), voce e basso
Shigenobu Suzuki (鈴木 重伸), chitarra
Masaya Nakanishi (中西 雅哉), batteria

L’album di cui parleremo oggi è FIXION, uscito nei primissimi giorni del 2016. FIXION riscosse un gran successo in tutto il Giappone figurando anche nei primi 10 posti di prestigiose classifiche musicali del paese per alcune settimane.

Titolo dell’album: FIXION
Data di pubblicazione: 5 gennaio 2016
Numero dell’album: 2°
Durata: 39:24
Tracce: 10

Track list:

1. Kizukeyo Baby
2. Kyouran Hey Kids!!
3. MIRROR
4. STAY ONE
5. Amy
6. Manner Mode
7. Toorisugita Kisetsu No Sora De
8. Kantannakoto
9. A-E-U-I
10. Everything

L’album è molto coerente con il loro stile grintoso e i dieci brani procedono tutti con un ritmo molto rapido. Si apre con “Kizukeyo Baby” traccia che parla di amore ma senza ricadere nello stereotipo della canzone smielata grazie all’egregio lavoro svolto dal doppio comparto delle chitarre e della batteria che creano un climax fino al ritornello. In generale molte altre canzoni dell’album hanno come tema centrale l’innamoramento (vedi “Amy”, “STAY ONE” e “Everything”), ma c’è spazio anche a brani più spensierati come “Kyouran Hey Kids!!”, la traccia più famosa di tutto l’album con i suoi quasi 100 milioni di ascolti su Spotify. La canzone è un vero e proprio inno a scatenarsi come se non ci fosse un domani e l’ascoltatore è incitato a farlo sia grazie a un comparto strumentale molto energico supportato da sonorità elettroniche che grazie alla forte espressività della voce del frontman Takuya Yamanaka.

 

—recensione di Riccardo Avarello.