Autore: Murakami Ryū
Traduttore: Bruno Forzan
Editore: Atmosphere Libri
Edizione: 2020
“Blu quasi trasparente” esordisce in Giappone nel 1976: è un romanzo che ha fatto epoca, per via della sua forza disturbante e della sua sincerità disarmante. Il suo autore, Murakami Ryū, ha sempre scelto di raccontare ciò che molti preferiscono ignorare: i margini, i corpi, la distruzione.
Il romanzo racconta, senza una vera trama lineare, le giornate ripetitive e degradate di un gruppo di giovani che vivono accanto a una base militare americana. Immersi in un ciclo di droghe pesanti, rapporti occasionali e nichilismo quotidiano, i personaggi sembrano incapaci di provare emozioni reali. La loro quotidianità è fatta di droga, sesso collettivo, musica rock e violenza sottile, vissuta in un vuoto esistenziale senza scopo né prospettiva.
L’atmosfera è quella di un vuoto pervasivo: nulla ha senso, nessuno cerca qualcosa. È un paesaggio mentale e urbano devastato, dove l’unica costante è la ricerca di una nuova soglia da superare… o da ignorare.
Lo stile narrativo riflette perfettamente questo mondo: è cinematografico, spezzato, fluido e insieme glaciale. Murakami scrive come se stesse registrando sensazioni, immagini, pulsioni, più che raccontando una storia. L’effetto è ipnotico e inquietante.
La narrazione, in prima persona, alterna descrizioni iperrealiste a passaggi quasi lirici, creando una sensazione di sospensione, come se tutto accadesse in un sogno disturbante. Le scene non si susseguono in modo lineare, ma si assemblano in flash di coscienza, frammenti di un mondo che sembra sfaldarsi sotto gli occhi del lettore.
Le tematiche affrontate (alienazione giovanile, dipendenza, perdita di identità, disintegrazione morale) non vengono analizzate con distacco sociologico, ma incarnate direttamente nei personaggi. Murakami non offre giudizi, né vie d’uscita: mostra un mondo al collasso i cui abitanti ne sono prigionieri.
“Blu quasi trasparente” è un’esperienza narrativa estrema, che lascia un senso di inquietudine profonda, del ”post-tutto”: non c’è più sogno, né ribellione, solo una lunga deriva. Il “blu quasi trasparente” del titolo è il colore di questo mondo: un’illusione di limpidezza che nasconde marciume e assenza di scopo. È un romanzo scomodo, necessario, e purtroppo ancora attuale.
Recensione di Giulia Erriquez
Commenti recenti