23 Marzo 2025 | Letteratura, Recensioni

Autore: Unno Jūza
Traduttore: Alberto Zanonato
Editore: Marsilio
Edizione: 2025
Serializzato sulla rivista Shinseinen dal febbraio al giugno del 1936, Il sindaco della notte (titolo originale 深夜の市長, Shin’ya no Shichō) è il primo romanzo lungo di genere mystery di Unno Jūza (1897-1949). Ancora poco conosciuto in Italia, Unno Jūza, pseudonimo di Sano Shōichi, è considerato il padre del romanzo fantascientifico giapponese.
In una prima parte della sua carriera si è concentrato sulla categoria del cosiddetto “giallo eterodosso” (honkaku tantei shōsetsu), che, piuttosto di basarsi su un metodo razionale di risoluzione di un enigma, più tipicamente occidentale, fa leva sugli elementi emotivi e irrazionali e sullo scioglimento del rompicapo dato dal caso. Il romanzo si colloca infatti in un periodo di sperimentazioni che esplorano il bizzarro, la stranezza e, di particolare interesse per l’autore, la fantascienza.
Il protagonista del romanzo, Asama Shinjūrō, è un apprendista ufficiale giudiziario, ma di notte diventa un autore di romanzi gialli sotto lo pseudonimo di Kigaya Aoni. Egli ama fare passeggiate notturne nella città di T. e, per questo motivo, ha anche elaborato una strategia per parcellizzare il suo sonno. È proprio durante una di queste passeggiate notturne che Asama, dopo aver sentito urlare, scopre un omicidio: due uomini stanno trasportando un cadavere che presenta un pugnale conficcato nella schiena. Il protagonista tenta di fermarli, ma i due riescono a fuggire e, al sopraggiungere della polizia, Asama rischia di essere scambiato per il colpevole e viene salvato da una figura misteriosa dalla folta barba, nota come il “sindaco” della notte, che domina la città dopo il calare del sole.
Dalla sera del delitto si susseguono una serie di avventure nella metropoli notturna che coinvolgeranno i due per svelare il mistero che si cela dietro l’omicidio. Allo stesso tempo, le attività notturne porteranno alla luce uno scandalo politico che coinvolge l’amministrazione cittadina. Il tutto è narrato a ritroso attraverso la voce di Asama, permettendo al lettore di comprendere le sue sensazioni, la sua curiosità (e allo stesso tempo perplessità) verso la figura del “sindaco” e il suo dilemma. Asama si ritroverà infatti ad un certo punto a metà tra il mondo diurno e quello notturno: dovrà decidere se portare avanti la sua carriera e raggiungere una posizione di spicco o abbandonare il suo lavoro a seguito di tutte le vicende che hanno avuto luogo alla luce della luna.
Una caratteristica che pervade l’intero romanzo è infatti la dualità: il contrasto tra l’apparente ordine della città e il caos che si cela nei vicoli bui, la figura del sindaco della città e il “sindaco” della notte, e la doppia identità di Asama. La narrazione mescola un linguaggio diretto ed evocativo al fine di evidenziare tale dualismo e, con questo sistema, il romanzo suggerisce che ci sia un mondo parallelo a quello diurno, con verità nascoste e scandali cittadini che solo chi vive nelle tenebre può conoscere, permettendo di porre una riflessione sull’idea di progresso e di corruzione.
Recensione di Valeria Varrenti
16 Marzo 2025 | Letteratura, Recensioni

Autore: Natsume Sōseki
Traduzione: Gian Carlo Calza
Editore: Neri Pozza
Edizione: 2006
Il romanzo Kokoro di Natsume Sōseki, (titolo reso in questa edizione con: Il Cuore delle Cose) venne pubblicato in Giappone per la prima volta nel 1914. Venne annoverato in poco tempo tra testi ‘canonici’ della letteratura giapponese postmoderna e tutt’oggi gli è riservato un posto di spicco nella letteratura nazionale. L’autore, Natsume Kinnosuke (1867 -1916) scrive sotto lo pseudonimo di Natsume Sōseki alcuni dei romanzi più rinomati del ventesimo secolo in Giappone, tra cui Io sono un gatto (1905) Il Signorino e Il Guanciale d’erba (1906).
Sōseki ci narra del rapporto tra un giovane ragazzo che studia a Tokyo e il suo sensei, un uomo in cui il protagonista e narratore del romanzo ha trovato un amico e guida spirituale. Già dal primo incontro dei due la figura del sensei si rivela centrale della narrazione, silenziosa ed enigmatica, spesso contraddittoria. Nel corso della storia si rimane stregati da questo personaggio che sembra avere nulla eppure molto da dire sulla vita e in particolare sulla società a lui contemporanea. Nell’ultimo terzo del libro le prospettive si ribaltano e i lettori vengono catapultati nella vita del sensei. Proprio questa si rivela il cuore della narrazione, durante la quale l’animo ed i pensieri del sensei finalmente ci vengono resi noti e attraverso i quali si intravede una realtà che fino a quel momento era stata abilmente nascosta ai lettori.
Uno dei temi centrali del romanzo, come in altri dell’autore, è il sentimento di disagio e repulsione verso l’epoca contemporanea a cui concorre la costante volontà di isolamento e la ricerca costante da parte dei protagonisti della propria identità. Soseki si fa narratore di sentimenti condivisi da molti autori del primo Novecento: il disagio del cambiamento, l’avversione verso i modelli occidentali e allo stesso tempo la consapevolezza di non potersi affidare alla tradizione. Il ‘dramma dell’uomo Meiji’ emerge dalle pagine del romanzo attraverso il personaggio del sensei, forse alter ego dello stesso Sōseki.
Il gesto finale del sensei diventa quindi metafora della transizione dai valori tradizionali ad una nuova e inarrestabile serie di cambiamenti nella società giapponese portati dal confronto e paragone con l’Occidente. Solamente nell’ultimo atto del sensei lui riesce, seppur a caro prezzo, nel processo di autorealizzazione che gli permette di prendere pieno possesso della propria esistenza durante un periodo di cambiamenti radicali, di individualismo ed egocentrismo che si stavano diffondendo sempre più nel Giappone Meiji.
Recensione di Valeria D’Alessandro
12 Marzo 2025 | Rassegna

📅 Data: Mercoledì 19 marzo 2025
📍 Luogo: Aula Prodi, S. Giovanni in Monte, Università di Bologna
L’Università di Bologna ospiterà una giornata di studi dedicata alla rielaborazione degli stereotipi di genere nelle società contemporanee di Cina e Giappone. L’evento vedrà la partecipazione di studiosi ed esperti che analizzeranno il tema attraverso differenti prospettive, tra cui letteratura, linguistica e cultura popolare.
🔹 Interventi in programma:
🔸 Sabrina Ardizzoni (Università Stranieri Siena) – Il modello di “brava moglie e buona madre” nel sistema etico cinese
🔸 Marco Taddei (Università di Bergamo) – Omoerotismo e mascolinità nella narrativa giapponese di Tachibana Satō
🔸 Chiara Bertulessi (Università dell’Insubria) – Rappresentazioni di genere nei libri di testo cinesi
🔸 Marco Del Din (Università Ca’ Foscari – Università di Heidelberg) – Analisi di un Drag Show a Kyoto
🔸 Cristina Manzone (Ricercatrice indipendente) – Natalità e maternità nella politica cinese dei tre figli
📢 L’evento è aperto a tutti gli interessati! Un’opportunità unica per approfondire il dibattito sugli stereotipi di genere in Asia attraverso una prospettiva accademica e interdisciplinare.
9 Marzo 2025 | Letteratura, Recensioni

Autrice: Togawa Masako
Traduttrice: Antonietta Pastore
Editore: Marsilio
Edizione: 2022
Pubblicato per la prima volta nel 1962, Residenza per signore sole (titolo originale 大いなる幻影, Ōinaru gen’ei) è un grande classico del noir giapponese, ricco di tensione e atmosfera, che ricorda i thriller di P.D. James, conservando però l’inconfondibile tocco di magia che continua a far innamorare della letteratura del Sol Levante le lettrici e i lettori di tutto il mondo.
Residenza per signore sole di Togawa Masako è un un mystery psicologico ambientato nella Tokyo degli anni ’50 in una tranquilla dimora per signore nubili. La Residenza K fu creata nel dopoguerra con lo scopo di agevolare queste donne dal punto di vista economico e offrire loro protezione e privacy. Appare a tutti come un luogo tranquillo per signore per bene, ma nasconde in realtà un passato sinistro.
La palazzina sta subendo dei lavori atti a farla scivolare di qualche metro rispetto alla posizione originaria, in modo da permettere di far passare una strada. Tuttavia i lavori potrebbero portare alla luce un crimine avvenuto anni prima, e con esso tanti altri segreti inconfessabili che le pareti spesse della Residenza K serbano con discrezione. Il racconto infatti si apre con un flashback in cui si assiste all’occultamento di un cadavere proprio all’interno della palazzina e che fino ad ora è rimasto silente.
Ognuna delle centocinquanta stanze della residenza è come un piccolo mondo che fluttua nell’immensa solitudine delle sue sue inquiline, donne sole che vivono rimpiangendo i tempi andati. Ciascuna di loro custodisce scrupolosamente oscuri segreti che rischiano di venire alla luce quando dalla portineria sparisce misteriosamente il passe-partout, la chiave universale che apre tutte le stanze, provocando in loro una profonda inquietudine. Questo evento unito allo spostamento dell’edificio fa presagire l’avvenimento di qualcosa di orribile.
La narrazione si sviluppa su diversi piani temporali che si intrecciano, ognuno caratterizzato da uno stile narrativo distinto. Si alternano la terza persona, utilizzata per raccontare eventi avvenuti anni prima dello spostamento del palazzo, e la prima persona, che dà voce al racconto di una delle portinaie. Si trovano inoltre estratti di lettere scritte da un’inquilina a persone esterne alla residenza, mentre la terza persona viene ripresa per narrare le vicende individuali di alcune protagoniste.
Lo stile è essenziale e incisivo, evocando un senso di disagio. Seguendo le vicende delle varie inquiline il lettore si trasforma in un osservatore furtivo, quasi un complice, che insieme a loro sbircia nelle stanze altrui con il cuore in gola per la paura di essere scoperto. Ci si muove attraverso corridoi oscuri, cortili silenziosi e stanze dimenticate, lasciandosi avvolgere dai sussurri che riempiono il vuoto.
La narrazione è molto scorrevole e, senza nemmeno accorgersi, si arriva nelle ultime pagine dove i fili della vicenda vengono riannodati, forse in modo troppo rapido. Ciò che colpisce è la capacità dell’autrice di delineare l’interiorità delle protagoniste, rendendole vive nelle loro insicurezze, nei loro segreti e nelle loro fragilità.
Recensione di Monica Andreolla
3 Marzo 2025 | Letteratura, Rassegna

🕵🏻♂️ Ben ritrovati! Oggi siamo qui per parlarvi del sesto protagonista della rassegna Giallo Giappone, dedicata a tutti gli appassionati di gialli, ma soprattutto di gialli giapponesi!
📚 Ayatsuji Yukito è conosciuto come uno dei maggiori esponenti del movimento neo tradizionalista del genere mystery in Giappone. La sua opera più conosciuta, “I misteri della casa decagonale”, si è posizionata all’ottavo posto della classifica delle 100 migliori opere mystery giapponesi di sempre.
“I delitti della casa decagonale” (trad. Stefano Lo Cigno, Einaudi Editore 2024) narra la vicenda di sette studenti universitari, accomunati da una grande passione per il mystery, che decidono di trascorrere una settimana sull’isola di Tsunojima – che solo qualche mese prima era stata teatro di una tragedia familiare. L’atmosfera generale cambierà repentinamente nel momento in cui uno dei ragazzi viene trovato senza vita nella sua stanza. Poi un altro. E un altro ancora. Ai giovani non resta che raccogliere tutto il loro coraggio, vestire i panni di detective, e porre fine a quell’orrore il prima possibile.
Una serie di delitti minuziosamente architettati, storie d’amore che si intrecciano tra passato e presente e spiccate capacità intellettive di detective improvvisati sono gli ingredienti principali di quest’opera, un perfetto tributo a un pilastro del genere giallo, cioè “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie.
📍Dove
Biblioteca SalaBorsa
Piazza del Nettuno, 3, 40124 Bologna
📆 Quando
Mercoledì 12/03/2025, h 18:00
Vi aspettiamo!
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