Autrice: Yoshimura Keiko

Traduttrice: Laura Imai Messina

Editore: Piemme

Edizione: 2023

108 rintocchi (titolo originale 108の鐘, Hyaku-hachi no kane) è il romanzo d’esordio di una giovane scrittrice giapponese nata a Tōkyō nel 1999 e conosciuta sotto lo pseudonimo di Yoshimura Keiko. Il romanzo catapulta il lettore su una piccolissima gocciolina di terra dell’arcipelago delle isole Izu, nota per la produzione di olio di camelia. Su questo nido silenzioso tra i flutti del mare, Sohara Mamoru si appresta ogni giorno a riparare tetti, finestre, orologi, rubinetti e, insieme ad essi, il cuore delle persone.

È il tuttofare dell’isola: tutti lo cercano se c’è un lavoretto da fare e, soprattutto alle soglie del Capodanno – momento in cui è ambientato il romanzo e anche giorno del compleanno di Sohara – lavoro e pulizie per accogliere l’anno nuovo al meglio non mancano affatto. L’intera comunità dell’isola collabora e si unisce per portare avanti di generazione in generazione, in questo speciale periodo dell’anno, secoli di tradizioni. Si unisce per tramandare lo spirito di un luogo magico scandito dal tempo del mare.

Un luogo che può essere amato davvero solo quando per una volta lo si abbandona e ci si rende conto che solo lì si può tornare, come era accaduto al Sohara ventenne, che nella Tōkyō assordante che non conosce silenzio non trovava più sé stesso. L’isola e le persone che la abitano sono per lui il suo mondo, rappresentano tutto ciò di cui ha bisogno per essere felice: rimettere insieme gli oggetti, dargli una nuova vita è il suo modo per dare una carezza a ciascun abitante, per far capire che tutto si può sistemare.

È anche un modo per rallentare l’invecchiamento dell’isola, rendendola sempre nuova, ma allo stesso tempo mantenendola fedele a sé stessa. Ciò che colpisce è anche l’agire silenzioso di Sohara, quasi inspiegabile e invisibile, ma che tutti inevitabilmente sanno riconoscere. Realizza piccoli miracoli di sua spontanea volontà: è un grande osservatore che si appunta tutto su un quadernino e, quando può, sistema magicamente anche ciò che non gli è stato esplicitamente chiesto di sistemare, perché sente nel profondo la storia, i legami, le persone, i ricordi che si celano dietro ogni piccola cosa che rende come nuova.

Sohara, in un’epoca in cui ciascuno pensa solamente al proprio orticello, in cui paradossalmente connettiamo i nostri dispositivi ma scolleghiamo le nostre anime, ci ricorda come il potere di una minuscola azione può avere un effetto enorme sulle nostre corde più profonde. Ci riporta all’umanità vera, in cui è bello aiutare ed essere aiutati: anche Sohara, proprio quando teme il peggio per il futuro di sua figlia Tōka, viene ricambiato da tutti gli abitanti per ciò che ha sempre fatto per loro, per aver messo tutto il suo impegno e tutta la sua volontà in ogni riparazione.

La scrittura di Yoshimura è semplice, ma permette di concentrarsi sul significato dei gesti quotidiani, portandoci a riflettere su come le piccole attenzioni reciproche possono aiutarci a costruire legami profondi e duraturi. È un romanzo che pone speranza sulle relazioni umane, sulla capacità di guardare e guardarsi dentro.

Recensione di Valeria Varrenti