Presentato in anteprima mondiale al Far East Film Festival, Rewrite segna una nuova tappa nella carriera di Matsui Daigo, mostrando una maturità artistica che arricchisce ulteriormente il suo percorso registico.
Ispirato a The Girl Who Leapt Through Time e ambientato nella suggestiva città costiera di Onomichi, il film si configura come un sentito tributo al maestro Ōbayashi Nobuhiko, come dichiarato dallo stesso Matsui alla premiere mondiale.
In apparenza, Rewrite si presenta come un classico dramma romantico con elementi di viaggio nel tempo, ma ben presto rivela un impianto narrativo molto più sofisticato e complesso. Ciò che sembrava il preludio a una storia d’amore adolescenziale, si trasforma in una trama articolata e imprevedibile, simile a una partita di scacchi che, inaspettatamente, acquista una dimensione ulteriore. Da quel momento, il film si apre a riflessioni complesse su tempo, scelte e responsabilità.

La trama ruota attorno a Miyuki (interpretata da Ikeda Elaiza), una studentessa delle scuole superiori che incontra Yasuhiko (Adachi Kei), un misterioso compagno di classe proveniente da un futuro distante 300 anni, giunto nel passato per conoscere l’autrice di un romanzo che lo aveva profondamente colpito.
Miyuki custodisce il segreto di Yasuhiko e, durante un’estate ricca di avvenimenti, i due si innamorano. Un giorno, assunta una pillola datale dal ragazzo, Miyuki incontra una se’ di dieci anni più grande la quale le rivela che il libro tanto amato da Yasuhiko è in realtà opera sua, e tutto ciò che deve fare è scriverlo. Il tempo passa e per il giovane giunge l’ora di tornare nel futuro, ma prima di salutarlo lei gli promette di trasformare la loro storia in un romanzo e completare così il ciclo temporale.
Dieci anni dopo, ormai scrittrice affermata, Miyuki torna a Onomichi per incontrare la se stessa del passato e ripetere l’incontro di dieci anni prima. Tuttavia, la Miyuki liceale non si presenta “all’appuntamento”.

Il legame intenso tra due amanti separati da epoche diverse — e forse destinati a non rincontrarsi mai — perde parte del suo pathos quando, durante un incontro tra ex compagni di scuola, Miyuki scopre di non essere l’unica a conoscere il segreto di Yasuhiko, infatti questo avrebbe replicato la stessa storia estiva avuta con la ragazza. Sebbene la narrazione continui a ruotare attorno a Miyuki, è l’irruzione dei vecchi amici nella trama a cambiare tono e direzione al film. In mano meno esperte, questo snodo narrativo avrebbe potuto portare alla confusione, ma Ueda gestisce abilmente la complessità delle sottotrame, mantenendo fluidità e coerenza. I flashback che raccontano i maldestri tentativi di Yasuhiko di rimettere ordine nei suoi salti temporali regalano momenti di leggerezza e ironia.
Il viaggio nel tempo, quindi, non rappresenta un semplice trucco narrativo, ma diventa metafora delle scelte compiute e delle aspettative che pesano su di noi. È un modo per far dialogare il presente con le sue molteplici possibilità future, più che con il passato. Al centro del film non c’è tanto il desiderio di modificare ciò che è stato, quanto il bisogno urgente di vivere pienamente ciò che è, con tutte le sue imperfezioni.
La peculiarità del film sta nel modo in cui Matsui evita tanto l’eccesso drammatico quanto la retorica sentimentale, optando per un linguaggio sobrio e scambi misurati. Rewrite è un film discreto ma incisivo, che riesce a parlare al cuore senza alzare la voce. Con lucidità e sensibilità, Matsui firma un’opera che non cerca effetti speciali, ma guarda all’interiorità e alla crescita personale. In un’epoca che premia chi arriva sempre primo, Rewrite ci ricorda che il tempo è anche comprensione, lentezza e accettazione di sé.
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