7 Maggio 2025 | FEFF, News

Ya Boy Kongming! The Movie è un adattamento cinematografico live-action, tratto da una serie televisiva ispirata a sua volta al manga Paripi Kōmei di Yuto Yotsuba e Ryo Ogawa. Il film narra l’incredibile avventura nel mondo della musica di Kongming, celebre stratega cinese vissuto durante il turbolento periodo dei Tre Regni (220-280 d.C.), che si ritrova misteriosamente trasportato nel Giappone contemporaneo.
Diretto da Shibue Shūhei, regista prolifico noto per il suo lavoro in ambito pubblicitario e nei videoclip musicali, e sceneggiato da Nemoto Nonji, già autore della serie televisiva originale, il film dà per scontata una certa familiarità con l’universo di Ya Boy Kongming! e, in modo più ampio, con la storia dei Tre Regni.
Zhuge Liang (181-234 d.C.), conosciuto anche con il nome di Kongming, affianca come stratega e manager la giovane cantante pop Tsukimi Eiko (interpretata da Kamishiraishi Moka), e altro personaggio importante e di supporto al protagonista è Kobayashi (Moriyama Mirai), gestore del locale di musica dal vivo dove Eiko si esibisce e appassionato sfegatato dell’epoca dei Tre Regni.

La trama principale si sviluppa lungo una linea piuttosto chiara: tre importanti etichette discografiche – Key Time, SSS e V-EX – decidono di organizzare un grande festival competitivo, una sorta di torneo musicale in cui i loro artisti si sfidano per conquistare il pubblico. Grazie al talento strategico e al costante incoraggiamento di Kongming, Eiko viene scelta da Key Time come rappresentante del gruppo dedicato alle “voci emergenti”. Parallelamente, anche Shin (Utaha), giovane cantante piena di determinazione scoperta mentre si esibisce per strada, entra in gara come nuova promessa della SSS. A spingerla sulla scena è Sima Jun (Kamio Fuju), brillante mente dell’industria musicale e fratello della ragazza. Non a caso, Sima è un discendente diretto di Sima Zhongda, storico rivale di Kongming durante l’epoca dei Tre Regni.
Con l’avvicinarsi della data del grande concerto, Eiko e Kobayashi iniziano a percepire un cambiamento inquietante in Kongming. L’uomo è turbato da sogni ricorrenti: una misteriosa porta situata nel cuore di una foresta di bambù lo chiama, come se segnasse il confine con l’aldilà. Sempre più convinto che ascoltare la voce di Eiko significhi varcare quella soglia e abbandonare il mondo dei vivi, Kongming si trova di fronte a un dilemma profondo e doloroso. Per Eiko, la soluzione appare semplice e drastica: smettere di cantare, una volta per tutte. Ma Kongming non è d’accordo. Convinto che nella voce della giovane risieda il potenziale per realizzare quella pace universale che sogna da sempre, non può permetterle di rinunciare al suo dono.

Mentre il conflitto interiore tra Eiko e Kongming si intensifica, causando sofferenza a entrambi, prende il via il tanto atteso concerto. Sul palco si alternano artisti fittizi e reali, come la boy band &TEAM, la cantante Avu-chn e così via. L’atmosfera è dominata da un’esplosione di J-pop frenetico e ad alto volume, con performance travolgenti di ballerini, cantanti e rapper che mantengono alta l’energia dall’inizio alla fine. Nel frattempo, la narrazione si complica con una serie di colpi di scena legati alle mosse orchestrate dai due strateghi rivali. Alla fine, però, tutto converge nello scontro decisivo: quello tra Eiko e Shin.
La sceneggiatura di Nonji Nemoto, pur cercando di mantenere il tono giocoso e avvincente del manga, spesso cede a cliché narrativi e soluzioni troppo semplicistiche. Il film si muove tra il desiderio di attrarre il pubblico con elementi moderni e la necessità di rispettare la fonte storica, senza mai trovare un equilibrio perfetto tra questi due mondi. La sua fusione di storia e musica è un’idea interessante, ma i temi di crescita e cambiamento che dovrebbero essere centrali nella trama si perdono in una narrazione che non riesce a superare la superficie.
Era chiaro fin dall’inizio cosa aspettarsi: durante la presentazione, l’attore protagonista definisce il film come “una festa dentro al festival”. E in effetti, il tono vivace e scanzonato della pellicola si intreccia perfettamente con l’atmosfera gioiosa del Far East Film Festival, dando vita a una sinergia naturale tra schermo e contesto.
6 Maggio 2025 | FEFF, Recensioni, Registi

Presentato in anteprima mondiale al Far East Film Festival, Rewrite segna una nuova tappa nella carriera di Matsui Daigo, mostrando una maturità artistica che arricchisce ulteriormente il suo percorso registico.
Ispirato a The Girl Who Leapt Through Time e ambientato nella suggestiva città costiera di Onomichi, il film si configura come un sentito tributo al maestro Ōbayashi Nobuhiko, come dichiarato dallo stesso Matsui alla premiere mondiale.
In apparenza, Rewrite si presenta come un classico dramma romantico con elementi di viaggio nel tempo, ma ben presto rivela un impianto narrativo molto più sofisticato e complesso. Ciò che sembrava il preludio a una storia d’amore adolescenziale, si trasforma in una trama articolata e imprevedibile, simile a una partita di scacchi che, inaspettatamente, acquista una dimensione ulteriore. Da quel momento, il film si apre a riflessioni complesse su tempo, scelte e responsabilità.
La trama ruota attorno a Miyuki (interpretata da Ikeda Elaiza), una studentessa delle scuole superiori che incontra Yasuhiko (Adachi Kei), un misterioso compagno di classe proveniente da un futuro distante 300 anni, giunto nel passato per conoscere l’autrice di un romanzo che lo aveva profondamente colpito.
Miyuki custodisce il segreto di Yasuhiko e, durante un’estate ricca di avvenimenti, i due si innamorano. Un giorno, assunta una pillola datale dal ragazzo, Miyuki incontra una se’ di dieci anni più grande la quale le rivela che il libro tanto amato da Yasuhiko è in realtà opera sua, e tutto ciò che deve fare è scriverlo. Il tempo passa e per il giovane giunge l’ora di tornare nel futuro, ma prima di salutarlo lei gli promette di trasformare la loro storia in un romanzo e completare così il ciclo temporale.
Dieci anni dopo, ormai scrittrice affermata, Miyuki torna a Onomichi per incontrare la se stessa del passato e ripetere l’incontro di dieci anni prima. Tuttavia, la Miyuki liceale non si presenta “all’appuntamento”.

Il legame intenso tra due amanti separati da epoche diverse — e forse destinati a non rincontrarsi mai — perde parte del suo pathos quando, durante un incontro tra ex compagni di scuola, Miyuki scopre di non essere l’unica a conoscere il segreto di Yasuhiko, infatti questo avrebbe replicato la stessa storia estiva avuta con la ragazza. Sebbene la narrazione continui a ruotare attorno a Miyuki, è l’irruzione dei vecchi amici nella trama a cambiare tono e direzione al film. In mano meno esperte, questo snodo narrativo avrebbe potuto portare alla confusione, ma Ueda gestisce abilmente la complessità delle sottotrame, mantenendo fluidità e coerenza. I flashback che raccontano i maldestri tentativi di Yasuhiko di rimettere ordine nei suoi salti temporali regalano momenti di leggerezza e ironia.
Il viaggio nel tempo, quindi, non rappresenta un semplice trucco narrativo, ma diventa metafora delle scelte compiute e delle aspettative che pesano su di noi. È un modo per far dialogare il presente con le sue molteplici possibilità future, più che con il passato. Al centro del film non c’è tanto il desiderio di modificare ciò che è stato, quanto il bisogno urgente di vivere pienamente ciò che è, con tutte le sue imperfezioni.
La peculiarità del film sta nel modo in cui Matsui evita tanto l’eccesso drammatico quanto la retorica sentimentale, optando per un linguaggio sobrio e scambi misurati. Rewrite è un film discreto ma incisivo, che riesce a parlare al cuore senza alzare la voce. Con lucidità e sensibilità, Matsui firma un’opera che non cerca effetti speciali, ma guarda all’interiorità e alla crescita personale. In un’epoca che premia chi arriva sempre primo, Rewrite ci ricorda che il tempo è anche comprensione, lentezza e accettazione di sé.
4 Maggio 2025 | FEFF, Proiezioni

See You Tomorrow (ほなまた明日, Honamata ashita) ha aperto la penultima giornata del FEFF portando sullo schermo la voce sensibile e originale della giovane regista Michimoto Saki (道本咲希). Pur non essendo alla sua primissima esperienza dietro la macchina da presa, con questo film si conferma una presenza da tenere d’occhio per la lucidità con cui racconta le emozioni.
La pellicola esplora con delicatezza e profondità lo scontro, spesso silenzioso, tra aspirazioni personali e relazioni affettive fragili, dipingendo il ritratto di una generazione sospesa tra sogni coltivati con ostinazione e sentimenti nascosti dietro una maschera di leggerezza.
Protagonista è Nao (interpretata da Tanaka Makoto), studentessa di fotografia appassionata di street photography, che ogni giorno si perde per le strade di Osaka in cerca di momenti da catturare con la sua reflex. La vicenda si snoda principalmente tra le mura dell’accademia d’arte che Nao frequenta, dove stringe un legame con tre compagni di corso – Sayo (Shigematsu Risa), Tada (Akiyama Takuro) e Yamada (Matsuda Ryota) – anche loro desiderosi di diventare fotografi.
Il talento cristallino di Nao emerge fin da subito, tanto da suscitare l’invidia dei colleghi e perfino del professore (Okuchi Ken), combattuto tra l’ammirazione e un sottile risentimento.
Ciò che colpisce nel film è la scelta stilistica della regista: Michimoto evita consapevolmente ogni deriva sentimentale, preferendo una narrazione asciutta, essenziale e brutalmente onesta, molto vicina all’esperienza reale dei giovani che si trovano a fare i conti con il peso delle scelte e del futuro.
Il ritmo è pacato, i dialoghi misurati, le scene spesso statiche: è il silenzio, più delle parole, a dare significato e profondità alle relazioni.

Se è vero che a tutti noi è concesso di sognare in grande, è altresì vero che solo in pochi riescono a trasformare tali sogni in realtà. Nao fa parte di questa élite: non per arroganza, ma per una determinazione lucida e una predisposizione naturale al successo.
Proprio questa sicurezza, mai ostentata ma sempre evidente, finisce per incrinare i rapporti con i compagni, che la percepiscono fredda, distante e impietosa. È forse questa la chiave del suo successo?
Il film riflette su temi universali – tempo, rimpianto, l’irrisolto – con una sensibilità rara nel cinema contemporaneo. Paradossalmente, Nao è l’unica a non cambiare: resta uguale dall’inizio alla fine. Eppure, è proprio lei, nella sua staticità, a innescare il cambiamento negli altri, in particolare in Yamada, che si scopre incapace di confrontarsi con il talento e il passato, e alla fine sceglie la fuga.
See You Tomorrow non offre soluzioni facili. Piuttosto, ci invita a riconoscere ciò che siamo e ad accettare le nostre possibilità, anche se imperfette, anche se lontane da quelle degli altri. Una riflessione sincera e senza fronzoli sull’identità, sulla rivalità e sul bisogno di essere visti davvero.
3 Maggio 2025 | FEFF, Registi
Shibue Shūhei, nato nel 1985, è uno dei nuovi nomi da tenere d’occhio nel panorama del cinema giapponese contemporaneo. Dopo aver studiato alla Facoltà di Arte Applicata della Saga University, dove si è laureato in design, Shibue ha ampliato i suoi interessi avvicinandosi alla produzione video, affinando un approccio visivo personale e dinamico.
La sua carriera ha preso forma attraverso una vasta esperienza in diversi settori dell’audiovisivo: videoclip musicali, spot pubblicitari e serie televisive, ambienti in cui ha potuto sperimentare linguaggi narrativi diversi e sviluppare una forte sensibilità per il ritmo e l’immagine. Questo background eclettico ha reso il suo stile riconoscibile, capace di fondere estetica pop, attenzione ai dettagli e capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico.
Nel 2023, Shibue ha diretto il musical drama televisivo Ya Boy Kongming! per Fuji TV, adattamento live-action di un popolare manga che aveva già conosciuto successo attraverso una serie animata e uno spettacolo teatrale. Il progetto ha riscosso grande consenso in patria, confermando la sua abilità nel gestire storie vivaci e ricche di energia visiva.
Il 2024 rappresenta un traguardo importante nella sua carriera: Shibue debutta nella regia cinematografica con Ya Boy Kongming! The Movie , che arriva nelle sale giapponesi il 25 aprile 2025. La pellicola è stata presentata in anteprima internazionale fuori concorso al Far East Film Festival di Udine il 2 maggio 2025. La presenza al FEFF testimonia l’interesse crescente per il suo lavoro e sancisce il suo passaggio dal piccolo al grande schermo.
2 Maggio 2025 | FEFF, Registi

Matsui Daigo, nato il 2 novembre 1985 a Kitakyushu, nella prefettura di Fukuoka, è una delle voci più originali del cinema giapponese contemporaneo. Laureato in letteratura francese alla Waseda University, ha iniziato la sua carriera come sceneggiatore per la NHK, diventando il più giovane autore per l’emittente giapponese con la serie Two Speakers nel 2009. La sua passione per il teatro lo ha spinto a fondare nel 2008 la compagnia Gojiden, in cui ha ricoperto ruoli di commediografo, regista e attore. Nel 2012 debutta come regista con Afro Tanaka, una commedia eccentrica che ottiene una selezione al Far East Film Festival di Udine. Con questa pellicola si fa notare per il suo mix di ironia, malinconia e riflessioni sulla giovinezza.
Da quel momento, Matsui ha consolidato il suo stile unico, caratterizzato da storie di adolescenti e giovani adulti alle prese con i cambiamenti della vita. Tra le sue opere più note ci sono Daily Lives of High School Boys (2013), Wonderful World End (2015), #HandballStrive (2020) e Just Remembering (2022), che ha riscosso grande successo al Far East Film Festival, dove è stato apprezzato per il suo omaggio a Jim Jarmusch e per la sua particolare struttura narrativa.

Il suo ultimo lavoro, Rewrite, rappresenta una novità per Matsui, segnando la sua prima incursione nel genere di fantascienza. Il film, tratto dal romanzo di Yasutaka Tsutsui, si inserisce nel filone dei drammi romantici giapponesi che esplorano il tema del viaggio nel tempo, ormai quasi un cliché del cinema nipponico. Tuttavia, Rewrite si distingue non solo per la sua trama coinvolgente ma anche per il suo tributo al classico di Obayashi Nobuhiko, The Girl Who Leaped Through Time (1983), ambientato nella città costiera di Onomichi, la stessa che ha ispirato diversi lavori del defunto regista.
La modalità comica che ha sempre contraddistinto il cinema di Matsui si fa sentire anche in Rewrite, con sviluppi che si spingono verso il confine dello slapstick. Nonostante l’approccio giocoso, il film esplora un tema serio: come un amore giovanile possa segnare la vita adulta, un concetto che il regista aveva già esplorato in Just Remembering (2022). In quel film, infatti, il tempo, seppur non tramite il viaggio nel tempo, svolgeva un ruolo centrale nella narrazione.
Rewrite, presentato in anteprima mondiale al Far East Film Festival di Udine, è un ulteriore passo importante nella carriera di Matsui. La sua capacità di fondere elementi di commedia e dramma, unita a un’attenzione sempre più profonda alle emozioni e alle sfide della vita, lo ha reso uno dei registi giapponesi più interessanti sulla scena internazionale.
1 Maggio 2025 | FEFF, Registi

Michimoto Saki, regista e sceneggiatrice giapponese, è una delle voci emergenti più interessanti del cinema contemporaneo. Nata nel 1987 a Tokushima e laureata in arti visive all’Università di Osaka, Michimoto ha costruito una carriera che fonde sensibilità visiva e riflessioni profonde sulla condizione umana. La sua capacità di esplorare temi universali attraverso una narrazione intima e poetica le è valsa il riconoscimento internazionale.
Il debutto alla regia di Michimoto, Mirror’s Edge (2017), le ha permesso di emergere nel panorama cinematografico indipendente, con una storia di solitudine e conflitto interiore che affascina per la sua eleganza visiva e il suo stile narrativo onirico. Il film è stato acclamato per l’uso evocativo della luce e delle immagini, creando un’atmosfera che trasporta lo spettatore in un mondo emotivamente intenso.

Nel 2018, il suo cortometraggio 19: Nineteen ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria al Pia Film Festival, un riconoscimento che ha consolidato la sua posizione come una regista promettente nel panorama cinematografico giapponese. Questo premio ha evidenziato il suo talento nel raccontare storie intime, confermando il suo stile distintivo e la capacità di esplorare le complessità emotive in modo raffinato.
Nel 2020, Michimoto ha continuato a consolidare il suo stile con Echoes of Silence, un’opera che esplora le tensioni tra memoria e relazioni interrotte. Il film ha ricevuto ampi consensi per la sua capacità di trattare temi complessi senza cedere al melodramma, concentrandosi invece su una riflessione delicata e sottile sulla fragilità dei legami umani.
Un punto di forza nel cinema di Michimoto è l’attenzione maniacale ai dettagli visivi e alla simbologia, che rendono ogni film una riflessione sul tempo e sul cambiamento. La regista gioca abilmente con la temporalità, esplorando come i ricordi, le esperienze passate e le scelte di vita influenzino il presente e il futuro, creando una dimensione universale che tocca le corde più intime dello spettatore.
Nel 2021, Michimoto ha partecipato al progetto NDJC (New Directions in Japanese Cinema), che ha lanciato il suo cortometraggio Nacchan’s Family. Questo progetto ha rappresentato una nuova fase nella sua carriera, segnando il suo impegno nell’esplorare nuove direzioni nel cinema giapponese, soprattutto per quanto riguarda il racconto di storie intime e familiari. L’anno successivo, ha presentato il suo lungometraggio d’esordio, See You Tomorrow, un’opera che è stata distribuita in Giappone nel settembre 2024 e che ha subito catturato l’attenzione internazionale.
Il film è stato selezionato per la competizione ufficiale del Far East Film Festival 2025 e ha ricevuto una candidatura ai prestigiosi White Mulberry Awards, confermando la sua crescente reputazione nel panorama cinematografico globale. Con See You Tomorrow, Michimoto esplora le dinamiche interpersonali tra giovani adulti, utilizzando una sensibilità unica per trattare temi universali come l’amore, la crescita e la distanza. Il film ha attirato l’attenzione per la sua capacità di raccontare storie complesse con una narrazione sobria e visivamente affascinante.
Michimoto Saki è diventata una figura centrale nel cinema giapponese per la sua abilità di combinare estetica e contenuto, usando la propria arte per esaminare la complessità dell’esperienza umana. Con ogni nuova opera, la regista continua a stupire, offrendo uno sguardo intimo e riflessivo sul mondo che ci circonda, lasciando un’impronta duratura nel cuore di chi guarda.
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