A Tokyo con Murakami – Giorgia Sallusti || Recensione

Autrice: Giorgia Sallusti

Editore: Perrone

Collana: Passaggi di dogana

Anno: 2024

L’autrice, Giorgia Sallusti, nasce a Roma all’inizio degli anni Ottanta. È Yamatologa, femminista, libraia e titolare di Bookish, una libreria indipendente. È autrice e voce del podcast “Yamato. Un viaggio in Giappone che non vi hanno mai raccontato.”

Immaginate di visitare Tōkyō con gli occhi di Murakami Haruki, immersi tra ristoranti, vicoli e passaggi sotterranei di una metropoli in continua evoluzione. Così, “A Tōkyō con Murakami”, offre uno sguardo estremamente dettagliato e realistico della città, fornendovi un itinerario ispirato alle opere che lo scrittore ha intessuto nel corso della sua carriera.

Murakami Haruki è uno degli autori contemporanei più conosciuti e apprezzati a livello mondiale. Ha ottenuto il successo internazionale con opere come “Norwegian Wood”, “Kafka sulla spiaggia” e “1Q84” assieme ad altri testi che vengono menzionati e usati come guida nel nostro libro. L’autrice Giorgia Sallusti, non a caso sceglie di fornirsi delle opere di Murakami per tracciare le fondamenta del suo libro; egli, infatti, è forse il più grande cronista della Tōkyōdella fine del ventesimo secolo, descrivendo la città con uno stile narrativo unico che mescola realismo magico, elementi fantastici e influenze della cultura pop. “A Tōkyō con Murakami” pertanto, si adegua egregiamente allo stile di Murakami, creando una dimensione immersiva e coinvolgente, ma allo stesso tempo leale e pertinente dellarealtà. Fitto di riferimenti socioculturali, il testo è coerente a quello che è stato lo sviluppo progressivo della società giapponese oltre che alla Tōkyō stessa, e assume le sembianze di un vero e proprio documento storico per la spiccata precisione degli eventi narrati. L’opera di Sallusti agisce come in osmosi con le opere di Murakami citate nel testo, fornendo così una sorprendente lettura con funzione ambivalente; attraverso questo libro possiamo imparare a conoscere Murakami, e tramite Murakami possiamo imparare a conoscere questo libro.

Per coloro che vogliono addentrarsi nella cultura giapponese, questo testo si presenta come un’autentica e affidabile risorsa, in quanto si discosta pienamente dalla visione stereotipata del Giappone di matrice occidentale, fornendo una prospettiva meno idilliaca è più veritiera della vita di tutti i giorni nel cuore pulsante dell’arcipelago.

Recensione di Mattia Viscogliosi

Kinoshita Keisuke parte 2 || Meijin Film Directors

Bentornati su Meijin Film Directors, la nostra rubrica dedicata ai registi giapponesi. Oggi continuiamo a parlarvi di Kinoshita Keisuke!

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Call me Chihiro – Rikiya Imaizumi || Recensione

Regia: Rikiya Imaizumi

Anno: 2023

Durata: 131 minuti

Genere: Drammatico

Attori principali: Arimura Kasumi; Toyoshima Hana; Ryuuya Wakaba; Sakuma Yui

“Chihiro” o “Call me Chihiro”, con titolo giapponese “Chihiro San” (ちひろさん), è una pellicola del 2023 di Rikiya Imaizumi.

Ovunque andrai, ti trascinerai dietro il tuo senso di solitudine. 

La protagonista (Arimura Kasumi) è una ex prostituta che, continuando ad utilizzare il suo nome d’arte abitualmente, ha deciso di abbandonare quella vita per crearsene una nuova. È così che comincia a lavorare per un negozio di bentō, i pranzi al sacco tipici giapponesi. Tramite questa nuova occupazione, incontra persone di ogni genere ed età e riesce a creare con ognuno di loro un rapporto unico. Il suo modo di porsi, infatti, le permette di stringere amicizia molto velocemente, ammaliando e addolcendo anche i cuori più duri. Nonostante tutte queste conoscenze, però, Chihiro è e sarà, sempre e comunque, sola.

Nella sua vita sentimentale non ammette la presenza di qualcuno che le stia accanto e innamorarsi non è la sua priorità. Si mette sempre a una certa distanza rispetto agli altri, cercando di unire dei cerchi di amicizia e mantenendosene al di fuori. È infatti grazie a lei se Okaji riesce a trovare un’amica sincera a scuola, Becchan; ed è anche grazie a lei se Makoto riesce a intenerire la madre e a costruire un rapporto madre-figlio. Dato il suo lavoro passato, secondo la società Chihiro dovrebbe essere una cattiva persona o perlomeno vergognarsi di quella che è stata la sua fonte primaria di soldi per grande parte della sua vita. Chihiro non fa mai segreto della sua vita passata, anzi, lo spiffera ai quattro venti.Ciò che la contraddistingue è proprio questo: perché vergognarsi di ciò che si è stati?

Particolarmente interessante è la connessione con il cibo. Le bentō box sono il mezzo principale attraverso il quale i rapporti si creano, e il momento del pasto è, in generale, un’occasione per stare insieme e godersi le cose belle della vita. Esso costituisceanche la ragione dell’assunzione di Chihiro al NokoNoko. A detta del proprietario, infatti, chi mangia con gusto non può essere una cattiva persona.

“Call me Chihiro” è un viaggio attraverso la solitudine di una donna che ha sempre dovuto cavarsela da sola, ma è anche un viaggio di autorealizzazione e creazione di nuovo passato, per poter finalmente dire “lavoravo in un negozio di bentō” e non più “ero una prostituta”.

Recensione di Sara Orlando

Sotto il segno del ragno – Akutagawa Ryūnosuke || Recensione

“È stato il punto di contatto tra vecchio e nuovo, tra Oriente e Occidente”. È così che Kawabata Yasunari ci parla del suo amico e collega Akutagawa Ryūnosuke, morto suicida nel 1927. Queste parole, insieme a questa raccolta di trentuno racconti scritti da lui, condensano e raccolgono tutto ciò che è stata la sua carriera letteraria.

Akutagawa nasce nel 1892, in un Giappone che da trent’anni ha avviato il suo processo di modernizzazione; a questa crescita in un ambiente moderno si contrappone la passione per il periodo Edo e più generalmente la produzione letteraria passata. La prima parte della sua carriera si dedica principalmente alla rielaborazione di materiali storici, folklore sia locale che cristiano, fiabe e racconti.

Il primo gruppo di racconti che ci viene proposto, ovvero: “Racconti cristiani e racconti storici” sono un esempio lampante dell’operato rielaborativo di Akutagawa. Nel primo gruppo spiccano molti racconti:

Eresia”,il racconto più lungo, coinvolge svariati personaggi nel periodo Heian le cui vite vengono influenzate dall’arrivo di un misterioso monaco eretico. “Ogin” e “Oshino” invece si concentrano sulla diffusione del cristianesimo nel giappone medievale, mettendo in risalto lo scontro con i precetti buddhisti e shintoisti, la persecuzione subita e come venne recepito il messaggio cristiano sia da parte dei convertiti che degli scettici. “Saigō Takamori” prende un approccio più riflessivo, riportando un dialogo tra storici che discutono della validità delle fonti storiche e la manipolazione della realtà passata.

I “Racconti fantastici” condividono lo stesso intento rielaborativo, concentrandosi però su fiabe e leggende vere e proprie. Akutagawa assume un tono più educativo, in quanto racconti come “Il filo di ragno” e “Bianco” contengono delle morali ben chiare e sono scritte come se dirette ad un pubblico più giovane. “Momotarō” riprende l’omonima fiaba popolare capovolgendo completamente i ruoli dei personaggi. Momotarō passa dall’essere un eroico uccisore di demoni malvagi, all’essere un violento, prepotente e con sete di gloria. I demoni invece diventano pacifici, innocenti, vittime della furia ingiustificata del protagonista.

La terza e ultima parte: “Le storie di Yasukichi” è completamente diversa dalle precedenti. Akutagawa, nell’ultima parte della sua vita, abbandona la materia classico-storica e si concentra sul rappresentare la vita contemporanea di tutti i giorni. Per far ciò, usa Yasukichi, essenzialmente un suo alter ego, in racconti quasi completamente privi di una vera e propria trama. “L’inchino” e “Cuccicuccicucci” presentano una progressione quasi inesistente, focalizzandosi invece sulla psicologia del protagonista e come egli percepisce il Giappone moderno. Similmente, “Monelli” raccoglie aneddoti di infanzia di Yasukichi, dove si trova a contatto con giochi, il concetto della morte e riflette sul rapporto con suo padre.

In conclusione, la produzione letteraria di Akutagawa è stata incredibilmente variegata, spaziando tra varie tematiche, ambientazioni, stili narrativi e contenuti. Questa raccolta riesce a sintetizzare in maniera efficace la complessità di uno degli scrittori più importanti di tutto il Giappone.

Recensione di Biagio Furno

Suchmos || Takamori J-Sound

Bentornati sulla nostra rubrica musicale, Takamori J-Sound!

Oggi vi parliamo di Suchmos!

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