隆盛日本映画観賞会 FESTIVAL DEL CINEMA GIAPPONESE TAKAMORI (7)

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ビリギャル

Flying Colors (2015)

Film diretto da: Dai Nobuhiro

Con: Atsushi Ito, Arimura Kasumi

Lingua originale, sottotitoli italiani di Filippo Gabrielli e Federico De Marchi

Sala Eventi, Mediateca di San Lazzaro di Savena (BO) 

9 Aprile 2018 – ore 20:30

 

Il film parla di una studentessa disperata di scuola superiore di nome Sayaka Kudō, che pensa solamente a divertirsi con le proprie amiche; tale atteggiamento provoca la vertiginosa discesa del suo punteggio scolastico che Sayaka, non curante, vede scendere fino alle ultime posizioni del suo stesso istituto. Comincerà a cambiare spirito nei confronti dello studio soltanto quando verrà sospesa; prende dunque la decisione, arrivata a questo punto, di afferrare nuovamente la sua vita (ed anche il suo futuro) e di puntare ad entrare nella prestigiosa Università privata della Keiō, riponendo la sua fiducia nell’aiuto del suo nuovo insegnante privato, Tsubota. Riuscirà infine nella sua impresa di scalare le classifiche dei voti degli studenti e a realizzare il suo nuovo sogno di immatricolarsi all’Università?

Entrata Gratuita

 

 

 

 

 

Far East Film Festival x Associazione Takamori!

 

Ritorna l’appuntamento cult per tutti i cinefili appassionati delle produzioni orientali. Il Far East Film Festival è arrivato alla 20esima edizione, e si terrà dal 20 al 28 Aprile 2018 a Udine, ormai elevata ad epicentro europeo del cinema orientale.  A dare inizio alle danze sarà un’icona del cinema cinese, Brigitte Lin, che per l’occasione riceverà il Gelso D’oro alla carriera. Fu proprio il suo film del 1994 Hong Kong Express (del regista cinese Wong Kar-wai) che spinse il CEC, Centro Espressioni Cinematografiche, a scommettere su una monografia completamente orientale. Durante il corso delle edizioni, il Far East Film Festival ha portato in terra friulana personalità del calibro di Joe Hisaishi (che ha firmato le colonne sonore dei capolavori dello Studio Ghibli), Takashi Miike e Jackie Chan.

 Il trailer del festival, firmato da Michele Fiascaris e Filippo Polesi ed interpretato da Wai Wong e Luca Zizzari è intitolato Spaghetti Incident, dura poco più di un minuto ed è semplicemente esilarante. Guardatelo qui!

Noi di Takamori siamo felicissimi di poter partecipare a date selezionate del festival, e vi porteremo recensioni, impressioni e report direttamente dalla manifestazione. In attesa della pubblicazione del calendario delle proiezioni che verrà annunciato agli inizi di aprile, vi aggiorneremo riguardo a tutte le notizie e novità di questa edizione sulle nostre pagine social e sul nostro sito. Nel frattempo, potete seguire anche quella di Far East Film Festival.

Alla prossima!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Good Morning Call

Bentornati alla nostra rubrica dedicata ai dorama! La serie che ho in serbo per voi quest’oggi, “Good Morning Call“, disponibile su Netflix, è la trasposizione di un manga shojo ad opera di Yue Takasuka che fu pubblicato in 11 volumi dal 1997 al 2002. La prima stagione, composta da 17 episodi, ci catapulta nella dimensione dei teenager, delle grandi amicizie, dei primi amori e delle incomprensioni tra adolescenti ed adulti. (P.S. Su Netflix è disponibile anche la seconda stagione, ma per ora niente spoiler!).

Yoshikawa Nao è la protagonista diciassettenne che decide, per poter cavarsela da sola, di affittare un appartamento fino alla fine del liceo. Ragazza esuberante e generosa ma allo stesso tempo molto sbadata e ingenua, Nao è la tipica studentessa che trascorre la maggior parte del tempo con i suoi compagni di classe e migliori amici Marina e Mi-chan, senza nessuna esperienza amorosa alle spalle. L’unico che da tempo sembra mostrare interesse per lei è il suo amico di lunga data e senpai Daichi, uno dei tre studenti più ammirati di tutta la scuola. Questa situazione di apparente normalità viene stravolta all’arrivo di Nao nel nuovo appartamento, dove fa la conoscenza di un altro componente della top three, Uehara Hisashi. Per via della sua bellezza, intelligenza e bravura nello sport, Hisashi riceve quotidianamente sguardi sognanti dalle studentesse, che egli tuttavia ricambia con freddezza. Nessuno avrebbe potuto predire che proprio lui e Nao sarebbero caduti nella trappola del “doppio contratto” per il quale, dopo un iniziale sgomento, i due si ritrovano costretti a condividere lo stesso tetto su suggerimento dell’anziana affittuaria, dividendosi tutte le spese, almeno fino a quando non si libererà per Nao un alloggio al dormitorio femminile. Come è naturale, Hisashi impone subito una serie di regole, ribadendo a più riprese che nessuno dovrà mai venire a conoscenza della spiacevole situazione.
Il mondo adolescenziale che fin qui abbiamo delineato viaggia in parallelo con il mondo degli adulti, di cui Yuri rappresenta il primo esempio: donna bellissima ma con problemi di alcolismo, ella non è altro che la cognata di Hisashi, moglie di suo fratello maggiore Takuya. Nonostante la differenza di età, Hisashi è stato vittima di un tormentato innamoramento durato otto anni nei confronti della donna e ancora fatica a dimenticarla. La visita improvvisa della cognata, che tuttavia instaura un buon rapporto con Nao (nonostante quest’ultima non sopporti il suo essere ancora troppo “ragazzina” nei confronti della matura Yuri), non fa altro che innescare nel ragazzo sentimenti contrastanti. Come se non bastasse, il rapporto di fiducia tra Nao e i suoi genitori, venuti a farle visita al nuovo appartamento, si incrina non appena la convivenza balza inesorabilmente allo scoperto. Nonostante la madre dimostri una certa comprensività, il padre percepisce la situazione (almeno di primo impatto) come un vero e proprio tabù, soprattutto quando i due ragazzi coinvolti sono minorenni e di sesso opposto.

Cosa ha in serbo il futuro per questi personaggi? Sta a voi scoprirlo! In generale, però, “Good Morning Call” sta riscuotendo un enorme successo: i suoi temi light invogliano lo spettatore a divorare la serie in poco tempo e l’idea da parte dei creatori di inserire conversazioni SMS, telefonate incoming e stati d’animo in sovraimpressione (stile anime) rende il tutto colorato e divertente. Tuttavia, la rappresentazione dei rapporti interpersonali è purtroppo stereotipata e ciò è evidente soprattutto nella relazione tra Hisashi e Nao: molti hanno infatti criticato il comportamento di presunta superiorità e arroganza del ragazzo nei confronti della studentessa, marcando un forte distacco di gender anche nel momento in cui la convivenza si trasforma in qualcosa di più profondo. Oppure basti pensare al rifiuto del padre di Nao a cui abbiamo già accennato: questo comportamento potrebbe apparire come pura preoccupazione di un genitore nei confronti della figlia alle sue prime esperienze fuori della casa paterna, ma a priori vi è un problema radicato nel cuore della società giapponese. Avendo riflettuto su queste tematiche, posso concludere dicendo questo: chiunque decida di creare un dorama non dovrebbe concentrare i suoi sforzi pensando solamente al successo che questo potrebbe riscuotere a livello intraculturale, ma è fondamentale allargare gli orizzonti, vedere il Giappone attraverso gli occhi di uno straniero e creare trame e situazioni che possano uniformarsi con le altre culture. Un processo di immedesimazione interculturale di tale entità non sarà una passeggiata, ma è ormai giunto il momento di sradicare l’immagine stereotipata che questa meravigliosa nazione ci offre da tanto tempo. Detto ciò, vi consiglio caldamente di dare un’occhiata a “Good Morning Call” non solo in veste di amanti dei dorama, ma con occhio attento e critico ai problemi sociali che esso può offrire. Alla prossima!

(Recensione di Sara Martignoni)

Tatsuro Yamashita (山下達郎) – “For you”

 

Salve a tutti, curiosi di cultura giapponese che oramai siete “abbonati” ed avidi lettori della nostra solita rubrica musicale!

Quest’oggi ritorniamo con un episodio tutto nuovo che porterà alla vostra attenzione un artista poliedrico di cui, probabilmente, qualcuno di voi avrà già sentito parlare in passato. Parliamo di Tatsuro Yamashita (山下 達郎), un cantante, compositore e produttore giapponese nato nel Febbraio dell’anno 1953Tokyo (東京) , Ikebukuro (池袋).

-Presentazione generale e biografica dell’autore:

Una delle sue tracce più famose e conosciute è certamente “Christmas Eve”; inizialmente parte del suo album “Melodies” del 1983, divenne una vera e propria hit natalizia in tutto il Giappone, ed il motivo di ciò è da ritrovarsi nel fatto che proprio questa viene dai più considerata una delle canzoni natalizie “standard” giapponesi. Per la cronaca, vinse persino un premio speciale durante la 45esima edizione dei Japan Record Awards, 20 anni dopo la sua uscita.

La carriera del nostro artista comincia nel 1973, anno in cui forma la band “Sugar Babe” con gli altri due musicisti che erano Ohnuki Taeko (大貫妙子) Muramatsu Kunio (村松邦夫), ed insieme rilasciarono il loro primo album “Songs” due anni dopo la formazione del gruppo. La band però si sciolse soltanto 3 anni dopo, nel 1976, e fu così che Tatsuro cominciò a dedicarsi alla carriera da solista “agganciandosi” a quella che è una delle etichette americane più famose in assoluto: la RCA.Nacque dunque, attraverso questa sua nuova esperienza in solitario, il suo primo album, che va sotto il nome di Circus Town. “Si riallacciò” quindi al passato, iniziando a collaborare con il produttore del suo primo gruppo musicale Eiichi Ohtaki (大瀧詠一); questa unione di forze generò un nuovo ed ulteriore album musicale, questa volta intitolato “Niagara Triangle (Vol.1)”. Tale collaborazione venne definita da MTV come uno dei seui “supergruppi”  che hanno cambiato irreversibilmente la storia e la cultura della musica giapponese così come la conosciamo oggi.

Da qui ottenne conseguentemente un forte e profondo successo nell’anno 1979 col suo album “Moonglow”; fu così allora che il cantante e compositore di Tokyo cominciò la sua ascesa verso il titolo di icona musicale o, per lo meno, nel contesto giapponese ovviamente. Tirando le somme di quella che è la sua carriera, si contano una ventina di album da solista e oltre 40 pezzi singoli;tali dati (insieme, ovviamente, alla fama riscossa tra i connazionali) lo rendono senza dubbio uno degli artisti che hanno avuto più successo nel campo della musica giapponese contemporanea, avendo venduto (all’incirca) 9 milioni di copie di album in totale. Attualmente è sposato con un’altra cantante giapponese (anch’essa, a parer mio, degna di nota), Mariya Takeuchi (竹内まりや), con la quale ha una figlia.

-Discussione sull’album, “For you”:

L’album uscì in Giappone nel 1982, nell’era in cui la musica giapponese si “adagiava” su un substrato di natura fusion, jazz e funk, e venne dunque inevitabilmente influenzato da tali tendenze provenienti, certamente, dagli Stati Uniti degli anni ’70 e ’80. Anche l’opera di Yamashita si basa di conseguenza su tali stili e generi musicali, annoverandosi a pieno diritto nel City Pop tanto caro alla musica giapponese di quegli anni. La vibe generale dell’opera musicale rimanda ad uno scenario tipico della West Coast americana (parlando per l’appunto di influenze dagli Stati Uniti), nel quale paesaggio potremmo inserire, per esempio, qualche palma, un mare di un colore blu acceso come sfondo e, per qualche maggiore dettaglio, le insegne ed architetture tipiche delle gas stations americane (e, nello specifico, californiane) di quegli anni, come si può appunto notare già dalla stessa copertina dell’album. Abbiamo soli di sassofono,potenti giri di basso ed un catchy groove disco che colpiscono subito l’orecchio e che invogliano ad uscire di casa e farsi un giro in una bella macchina (magari decappottabile), a giro per la città soleggiata e, magari, vicino al mare. L’apertura con Sparkle fornisce subito un buon inizio, aprendo la strada ad altri capolavori quali “Futari”, una ballata d’amore di classe che potresti immaginarti suonata durante il momento del “ballo lento” in una discoteca. La perla, tuttavia, potrebbe essere considerata “Love talkin'”, che riesce in un certo senso a riprendere tutto il ritmo ed il sound generale dell’opera musicale.

Ascoltare questo album è un po’ come tuffarsi nella musica americana che, però, viene filtrata attraverso i gusti tipicamente giapponesi ma, soprattutto, amata e seguita da un gran numero di fan nel paese del Sol levante ancora di più rispetto ad altri paesi. Non a caso, di fatto, tali “orme” verranno seguite poi anche da molti altri artisti giapponesi anche nel corso degli anni a venire, riscuotendo molPto successo tra gli amanti e sostenitori del genere.

Per chi volesse (e, per ovvie ragioni, lo consiglio vivamente) dare un ascolto all’album, avrete qui di seguito il link per andarci direttamente:

https://www.youtube.com/watch?v=W9sxKjq44AA&t=793s

Giunti dunque alla fine anche di questo episodio, non mi resta che sperare che troviate interessante l’articolo ma, soprattutto, che vi piaccia l’album e che anche voi, proprio come me, possiate apprezzare i fini ed eleganti gusti musicali di un artista del calibro di Tatsuro Yamashita. 

Non mi resta quindi che salutarvi qui, e come sempre… al prossimo appuntamento alla scoperta della musica giapponese!

(Recensione di Simone Cozza).

 

 

 

 

 

 

FINAL FANTASY XIV: DAD OF LIGHT

Il marketing tradizionale non funziona più. Bisogna trovare soluzioni alternative!”. Questo è quello che avranno forse pensato quelli della Square Enix quando hanno concepito la produzione della serie televisiva Final Fantasy XIV: Dad of Light. Alla lettura del titolo verrebbe da pensare di trovarsi di fronte ad una similtrashata rivolta soltanto agli appassionati della serie videoludica, realizzata esclusivamente per promuovere l’ultimo videogioco della storica serie di Hironobu Sakaguchi. Dopo averla vista, posso dire che non è così, e che se questo è marketing, è fatto in maniera molto intelligente.

Final Fantasy XIV: Dad of Light ha rappresentato per il sottoscritto la prima visione di una serie televisiva giapponese, ed è stata una visione quanto mai convincente. Sia chiaro, non si sta parlando di un capolavoro. Chi cerca una storia coinvolgente, piena di colpi di scena, con personaggi ben caratterizzati, dalla regia e recitazione di alto livello e dai dialoghi incisivi, farebbe bene a cercare altrove. Final Fantasy XIV: Dad of Light non ha nulla di tutto questo. Ha però, dalla sua, tanto altro: leggerezza narrativa, spunti originali ed interessanti, piccole chicche rivolte agli appassionati di Final Fantasy e non solo. La storyline descrive le vicende di Akio, un post-adolescente giapponese che ha il desiderio di instaurare un rapporto più profondo con il proprio padre, la cui vita è ormai quasi interamente assorbita dal lavoro. Mosso dalla nostalgia per i momenti della sua infanzia in cui i due giocavano felicemente assieme, Akio decide di regalare al genitore Final Fantasy XIV, un gioco di ruolo online in cui si interagisce virtualmente con altre persone e si condividono avventure piene di mostri da combattere e mondi da esplorare. Il piano del ragazzo consiste nello stringere con suo padre amicizia online, nel mondo di Final Fantasy, senza però rivelargli la sua vera identità, nella speranza che il rapporto virtuale possa prendere una piega diversa da quello che i due hanno nella realtà.

Con la sua trama semplice ed insolita, Final Fantasy XIV: Dad of Light riesce nella missione di trasportare lo spettatore in una visione piacevole, strutturata attorno ad una manciata di personaggi che interagiscono tra loro similmente a quelli di un anime “slice of life”. Nonostante l’atmosfera leggera che accomuna gli otto episodi (da 20 minuti l’uno), tra le righe vengono poste anche tematiche serie come i problemi che possono sorgere nel rapporto tra padre e figlio e l’intreccio tra vita virtuale e vita reale. Cosa comporta il giocare ad un MMORPG (Massive Multiplayer Online Role-Playing Game) e quale influsso potrebbe avere nella vita di tutti i giorni? Riguardo questo punto il telefilm si comporta in maniera piuttosto furba, evidenziando soltanto i lati positivi di tale esperienza videoludica ed omettendo sapientemente quelli negativi (d’altronde, se così non fosse, che operazione di marketing sarebbe?). Giocando a Final Fantasy XIV si stringono quindi amicizie, si trova l’anima gemella, si ricuce un rapporto padre – figlio ormai stantio, si migliora il rendimento aziendale e si capisce cosa significhi lavorare in un team, sfruttando appieno le potenzialità individuali. Seppur descrivendo soltanto una faccia della medaglia dell’esperienza GdR online, questa messa in scena dei potenziali benefici videoludici funge da semplice contorno alla storyline e non risulta mai appesantire la narrazione o intaccare la scorrevolezza della visione. Come già detto sopra, è marketing fatto in maniera intelligente. Ciò che funziona maggiormente è la combinazione di leggerezza narrativa e spunti originali. L’unione di questi due elementi restituisce una visione gradevole, impreziosita da piccoli tocchi di classe che si materializzano talvolta sotto forma di humour, dialoghi e scene divertenti, altre volte in trovate narrative fuori dagli schemi.
Final Fantasy XIV: Dad of Light è lineare ma anche imprevedibile. Quando sembra di essere giunti al termine, ecco che spuntano avatar dai ricordi virtuali, oceani e tramonti online, situazioni che sembrano appartenere ad un futuro distopico sulla falsariga di Black Mirror, ma che invece appartengono alla realtà. Se siete appassionati di Final Fantasy e dei GdR online, guardatelo. Se non lo siete, dategli almeno una possibilità: chissà che non iniziate a giocarci anche voi!

(Carlo di Gaeta)