L’inquieta eleganza del noir giapponese – Il manifesto || Articolo

Quando, all’inizio degli anni ’80 di ritorno dal Giappone, Goffredo Parise diede alle stampe il suo diario in forma di romanzo, L’eleganza è frigida (Adelphi, 2008), fissò attraverso il proprio alter ego narrativo alcune delle caratteristiche di quella cultura che tanto amava e che con altrettanta passione giudicava per molti versi a rischio. «Marco – scriveva l’autore vicentino – era preso da febbrile interesse per il Paese dove si trovava come da un gioco di spie in cui, per capire i messaggi, occorreva l’uso dell’inchiostro simpatico. Infatti ogni giorno di più il Giappone gli pareva diviso in due, come appunto le spie che hanno sempre due facce. Una era la colossale maschera occidentale, con i suoi edifici e quasi tutti i suoi prodotti di moda e di consumo, l’altra faccia, niente affatto colossale e spettacolare, anzi fragile e sottile come carta dipinta, era il Giappone vero. I due volti non si mostravano mai insieme».

LE PAROLE DI PARISE che evocano uno dei temi ricorrenti nell’analisi della moderna cultura giapponese, si prestano anche ad essere utilizzate per un esame dell’ampia produzione narrativa ispirata al romanzo poliziesco che ha visto emergere il grande Paese asiatico a livello internazionale. Perché non solo le vendite del «settore» sono in costante crescita a Tokyo, ma dopo «l’onda scandinava» sembra essere questa una delle nuove frontiere della geopolitica del noir globale. Solo che in misura ancora più netta rispetto ad altre realtà, nel caso del Giappone si ha l’impressione di trovarsi spesso a che fare con almeno due fondamentali linee di ispirazione e modelli narrativi che muovono dalle tradizioni locali come dalle forme della letteratura poliziesca consolidatesi nel tempo in Europa e negli Stati Uniti. Intanto, a pesare, è prima di tutto la Storia. Nel senso che i racconti di detective, misteri e omicidi da risolvere fanno la loro comparsa nel Paese durante l’Era Meiji, anche definita come «periodo del regno illuminato» che va dagli ultimi decenni dell’800 ai primi dello scorso secolo: epoca durante la quale si assiste sia ad una modernizzazione della società giapponese che ad una sua apertura verso l’esterno…

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Sakamoto Ryuichi – A thousand Knives || Recensione

Sakamoto Ryuichi è un musicista particolarmente conosciuto per essere stato compositore di colonne sonore di diversi film degni di nota, lavorando al fianco di registi di fama internazionale, tra i quali figurano specialmente Ōshima Nagisa e Bernardo Bertolucci. L’ultima colonna sonora è stata composta per “Kaibutsu” di Kore’eda Hirokazu, film del 2023, anno in cui il musicista è venuto a mancare. Sakamoto presenta però alle spalle una carriera musicale ben più ampia ed è noto ai cultori del campo per essere stato uno dei pionieri della musica elettronica. Questo suo lato è visibile in maniera più chiara nei suoi lavori nella band “Yellow Magic Orchestra” e nei suoi progetti da solista ed è proprio per questo che oggi andremo ad approfondire il suo primo EP “A Thousand Knives”.

Pubblicato nel 1978, “A Thousand Knives” (千のナイフ)segna il debutto solista di Sakamoto e mostra il suo approccio pionieristico alla composizione e alla progettazione del suono. L’album inizia dal brano omonimo, “Thousand Knives”, aperto da una voce robotica fatta di suoni poco intellegibili. Subito a seguire un abile intreccio di strati di suoni sintetizzati che creano un paesaggio sonoro molto futuristico, culminante in un deciso assolo di chitarra. L’uso dei sintetizzatori era ancora relativamente nuovo all’epoca e l’uso innovativo di questa tecnologia da parte di Sakamoto stabilisce un nuovo standard per la musica elettronica.

 In brani come “Grasshoppers” viene messa in mostra la formazione classica di Sakamoto e la sua capacità di integrare elementi tradizionali ed elettronici anche a rischio di ottenere risultati contraddittori. Si evince anche la chiara voglia di incastrare melodie tradizionali asiatiche in questa già grande commistione di generi, come avviene in “Das Neue Japanische Elektronische Volkslied” e “The end of Asia”.

L’album sfida le nozioni convenzionali di genere e stile, mescolando elementi di musica elettronica, jazz e classica. Ciò che ne risulta è un’opera fondamentale che ha gettato le basi per l’evoluzione della musica elettronica. L’approccio visionario alla composizione e la curiosità testarda con la quale Sakamoto abbraccia nuove tecnologie hanno lasciato un segno indelebile nel mondo della musica. Questo album rimane una testimonianza del suo spirito sperimentale e resiste sicuramente alla prova del tempo.

Higashino Keigo – Delitto a Tokyo || Recensione

Autore: Higashino Keigo

Traduzione: Stefano Lo Cigno

Editore: Piemme

Edizione: 2023

Una notte di novembre viene rinvenuto il cadavere di un noto e stimato avvocato. Steso nei sedili posteriori della propria macchina parcheggiata in un via chiusa al traffico, ha il coltello ancora conficcato nel ventre. Per gli investigatori non è difficile individuare il colpevole, specialmente perché è lui stesso che, dopo una prima esitazione, confessa il crimine commesso. Eppure qualcosa non torna: è tutto troppo semplice, e la polizia sembra non notare, forse di proposito, alcuni dettagli. Mentre le autorità giuridiche premono per un processo e una rapida risoluzione del problema, Mirei, figlia della vittima, e Kazuma, figlio del reo confesso, oppongono resistenza.

Sono loro le figure centrali del romanzo: due ragazzi inaspettatamente legati da un’empatia reciproca, tanto diversi nei modi e nel carattere, quanto uniti nel comune obiettivo di far luce sugli eventi che li coinvolgono. Decisi a districare i segreti che le rispettive famiglie hanno celato loro per trent’anni, vogliono entrambi la verità, consapevoli dei pericoli che questa comporta. Higashino Keigo dedica il titolo originale del romanzo proprio a loro, battezzandolo “Hakuchō to koumori” (白鳥とコウモリ), ovvero “Il cigno e il pipistrello”.

“Proprio non mi riesce di capirli” replicò Nakamachi inghiottendo un po’ di tofu. “Sono come la luce e le tenebre, il giorno e la notte. Pensa se un cigno e un pipistrello si mettessero a volare in cielo insieme.”

Se da un lato abbiamo Kazuma, timido, riservato, che dubita di avere il diritto di contestare l’arresto del padre, dall’altro abbiamo Mirei, caparbia e determinata, che sin da subito rompe i confini del suo ruolo di “parte offesa”. Quando lui tentenna, lei procede a passo deciso. Dove la voce di lui è flebile e sommessa, quella di lei risuona severa e risoluta.

Il volto della ragazza sembrò farsi teso. Era come se si fosse ricordata solo in quel momento che il ragazzo dinanzi a lei era il figlio dell’imputato.

“Se non si fa nulla, l’udienza procederà su questa linea e nessuno metterà in dubbio la ricostruzione degli avvenimenti” riprese Kazuma distogliendo lo sguardo. “Se il colpevole è davvero mio padre, può anche andare bene così, dopotutto…”

“No che non andrebbe bene!” Il tono di voce di Mirei si fece di nuovo severo. “Io voglio sapere la verità, serve a questo l’udienza.”

Le indagini procedono dunque su due fronti diversi: le ricerche dell’ispettore Godai, e le ricerche clandestine dei due giovani. Alternando nei capitoli i punti di vista dei tre personaggi, Higashino Keigo offre una narrazione che scorre come un fiume in piena, coinvolgendo il lettore nello sviluppo graduale e costante delle indagini. Complici della prosa naturale e diretta sono senza dubbio i dialoghi, che colorano le pagine del romanzo e rendono immersiva l’esperienza di lettura.

Maestro del racconto giallo, in “Delitto a Tokyo” Higashino Keigo miscela alla perfezione l’intrigo del mistero a dialoghi di personaggi sfaccettati, che si rivelano essere l’esatto opposto di ciò che ci si sarebbe aspettato. Ne risulta un romanzo che cattura inevitabilmente l’attenzione del lettore e tiene stretta la presa fino all’ultima pagina, fino all’ultimo risvolto di trama.

Recensione di Elena Corradello

Ichikawa Kon parte 1 || Meijin Film Directors

Bentornati! Questa è Meijin Film Directors, la rubrica che parla di registi giapponesi e oggi vi parliamo di Ichikawa Kon, che muove i primi passi nel mondo del cinema con l’animazione!

Per altre curiosità e informazioni sui registi giapponesi, continuate a seguirci!