26 Luglio 2020 | Film e Serie TV
The Light Shines Only There, そこのみにて光輝く
(Giappone, 2014)
Regia: O Mipo
Cast: Ayano Gō, Ikewaki Chizuru, Suda Masaki
Genere: drammatico
Durata: 120 minuti
The Light Shines Only There è il secondo lungometraggio della regista giapponese, di origini coreane, O Mipo. Nel 2015 è stato selezionato come proposta del Giappone per essere nominato agli Oscar nella categoria Miglior film straniero, ma non è rientrato tra i cinque finalisti. Nonostante ciò ha avuto molto successo a livello sia internazionale sia locale, vincendo il premio di miglior film allo Yokohama Film Festival ed essendo scelto come miglior film del 2015 dall’acclamata rivista cinematografica Kinema Jumpo.
La trama
Il film racconta la storia di Tatsuo, trasferitosi sulla costa in seguito a un incidente di lavoro in una cava, nelle montagne dell’ Hokkaidō. Logorato dai sensi di colpa, Tatsuo passa le giornate a bere e a girovagare per la città. Tuttavia un giorno in una sala di pachinko incontra Takuji, un giovane in libertà vigilata, che lo invita a casa sua, nella periferia della città. La sua vitalità eccessiva e i suoi atteggiamenti infantili sono in forte contrasto con il luogo in cui vive, un edificio buio e spoglio nei pressi della spiaggia. Lì Tatsuo ha modo di conoscere la sua famiglia: il padre, malato; la madre, dai modi rudi; la sorella maggiore, triste e malinconica. L’attrazione tra i due è chiara fin dal primo sguardo, ma il loro rapporto è messo a dura prova dalle loro vite difficili, da cui tentano di fuggire nella speranza di un futuro migliore.
I personaggi hanno una caratterizzazione ben definita, e nella loro disperazione risultano sinceri e reali. Tra tutti a spiccare è Chinatsu, grazie alla brillante interpretazione di Ikewaki Chizuru. Tra lei e Tatsuo si sviluppa un rapporto di mutua comprensione, germogliato dai lunghi scambi di sguardi, carichi di tensione e desiderio. Il loro dolore, che li rende irrimediabilmente fragili e umani, è il loro punto di incontro. Se i dialoghi sono scarni e rivelano l’inettitudine dei protagonisti, la fotografia, con i suoi colori cupi, trasmette in maniera puntuale le emozioni dei personaggi. Proprio quando sembra non esserci più speranza per loro, l’arancione del tramonto nella scena conclusiva scalda lo schermo, suggerendo che un mondo migliore da qualche parte c’è.
— recensione di Giorgia Caffagni
21 Luglio 2020 | News
Cineteca JFS!
Anche questa settimana l’Associazione Takamori vi fa compagnia raccontandovi un nuovo film. Quello che vi presentiamo oggi è Air Doll, del 2009, diretto da Koreeda Hirokazu.
“Air Doll” è una pellicola dallo sviluppo inaspettato, che sullo sfondo di una moderna metropoli, fa luce su tematiche attuali ed evidenzia l’importanza di emozioni e sentimenti. Secondo il regista, il film fa riflettere sulla vera natura umana e sulla solitudine causata dalla vita urbana. Ma soprattutto, pone un’interessante domanda allo spettatore: cosa significa essere umani?
19 Luglio 2020 | Pubblicazioni
Autore: Inoue Yasushi
Titolo originale: Ai
Editore: Adelphi Edizioni
Collana: Piccola Biblioteca Adelphi
Traduzione: Giorgio Amitrano
Edizione: 2006
Pagine: 118
Inoue Yasushi
Laureatosi nel 1936 presso la prestigiosa Università di Kyōto, una delle università imperiali nonché la seconda più antica del Giappone, Inoue Yasushi pubblicò la sua prima opera soltanto nel 1949, all’età di quarantuno anni. Fin da subito furono riconosciute le sue abilità: vinse il premio Akutagawa nel 1950, uno dei premi letterari per scrittori emergenti più prestigiosi di tutto il Giappone. La sua produzione si compone essay writers principalmente di romanzi storici, tra cui Honkakubu Ibun (lett. “il testamento di Honkakubu”), la sua ultima opera, che raggiunse notevole popolarità attraverso la sua trasposizione cinematografica di fine anni ’80 intitolata Morte di un maestro del tè, vincitore del Leone d’Argento alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 1989.
Ai (Amore)
Sebbene tardivo, Inoue fu estremamente prolifico, e nel 1959 pubblicò un libro composto da tre brevi racconti, intitolato Amore. Tre racconti per tre amori diversi: l’amore passato che non si può dimenticare e che consuma il presente; un amore meno impetuoso e meno totalizzante ma non per questo meno memorabile; infine l’amore che come una nuova brezza ravviva la fiamma della vita e dona speranza per il futuro.
Seiteki (Il Giardino di rocce)
Il primo dei tre racconti s’intitola “Il Giardino di rocce”. In questa storia Uomi, da poco sposato con Mitsuki, che è più giovane di lui di una decina d’anni, decide di andare a Kyōto in luna di miele. L’antica capitale, però, è per Uomi un pozzo di memorie degli anni universitari, e, invece che creare nuovi ricordi insieme alla moglie, finisce per ignorarla in favore del ricordo di passioni passate. La storia finisce con Uomi che viene abbandonato dalla giovane sposa, pentita del proprio matrimonio.
Kekkon kinenbi (Anniversario di matrimonio)
La seconda storia narra in realtà di un ricordo di un giovane vedovo, Karaki Shunkichi. Due anni prima era partito con la moglie per un breve viaggio in onore del loro anniversario di matrimonio, viaggio che si erano concessi solamente perché Shunkichi aveva vinto alla lotteria diecimila yen. Questo breve viaggio venne, ad ogni modo, ulteriormente accorciato data l’estrema tirchieria della coppia, che finirà per passare quasi tutta la giornata in treno per poi tornare a casa la sera stessa. È un evento di poco conto in sé e per sé, ma l’autore sembra volerci mostrare come l’amore sia degno di essere celebrato anche attraverso ricordi semplici di momenti passati insieme.
Shi to koi to nami to (La morte, l’amore, le onde)
La terza e ultima storia racconta le vicende di Sugi Sennosuke, un giovane uomo di trentasette anni che si trova a pernottare in un piccolo hotel sul mare e che ha ormai deciso di togliersi la vita di lì a poco. Nell’hotel è presente solo un’altra cliente, una giovane ragazza di nome Nami, che si capirà ben presto intende anch’essa suicidarsi, lanciandosi dalla scogliera vicina. Nel momento in cui Sugi decide di aiutare la giovane Nami a vivere, si riaccende inconsciamente in lui un istinto alla sopravvivenza, una ragione valida per continuare a vivere.
Come le onde nel mare
Nei primi due racconti Inoue usa il ricordo e l’atto del ricordare sia per dare validità ad amori persi che per mostrare la forza totalizzante che questi amori possono avere sulle persone. Se, in particolare nel primo racconto, gli effetti dell’amore hanno conseguenze distruttive, invalidanti, ne “La morte, l’amore, le onde”, Inoue aggiunge l’ultimo tassello alla discussione. Qui ci mostra infatti come la passione amorosa possa ridare senso ad una vita che sembrava ormai persa. L’amore è come un’onda (non a caso nami significa appunto onda) che ti travolge e ti trasporta dove vuole lei. Potrebbe salvarti, trasportandoti sano e salvo a riva, oppure potrebbe essere la tua fine, spingendoti contro gli scogli rocciosi.
— recensione di Giulio Venturi
12 Luglio 2020 | Film e Serie TV
Love Letter, ラブレター
(Giappone, 1995)
Regia: Iwai Shunji
Cast: Nakayama Miho, Toyokawa Etsushi
Genere: drammatico, sentimentale
Durata: 117 minuti
Caro Fujii Itsuki, come stai?
Io sto bene…
Love Letter racconta la storia di Watanabe Hiroko, una giovane donna di Kobe che ha perso il fidanzato due anni prima, in un incidente in montagna. La sua sofferenza è evidente fin dalla prima inquadratura, in cui la vediamo stesa sulla neve mentre trattiene il respiro, cercando di comprendere come si sia sentito Fujii Itsuki al momento della sua morte.
Mentre sfoglia il suo annuario scolastico, trova il suo vecchio indirizzo di Otaru, in Hokkaidō, e gli scrive una lettera nel tentativo di superare il proprio dolore. Inaspettatamente riceve una risposta da una donna con il suo stesso nome (interpretata dalla stessa attrice, Nakayama Miho), che era in classe con lui al liceo. Inizia tra le due una fitta corrispondenza, in cui condividono svariati essays writing service aneddoti e ricordi del defunto Fujii Itsuki. La storia si svolge quindi su due piani narrativi: gli anni del liceo, mostrati come un tempo felice, che non sarà possibile riavere indietro, e il presente, carico di nostalgia per quel passato che non c’è più. Nel ripercorrere i propri ricordi, la Fujii Itsuki del presente inizia a guardarli in maniera diversa, scoprendo qualcosa di nuovo, ma potrebbe essere troppo tardi.
Il film è una riflessione sul significato della memoria e sulla caducità della vita. Mentre le nostre storie rimangono invariate, la percezione che ne abbiamo può cambiare nel tempo. Ci sono casi in cui ricordare è estremamente doloroso, ma dei ricordi ci si nutre, servono per crescere e per andare avanti. Il modo in cui si affronta il passato non è lo stesso per tutti, e a volte è necessario trovare percorsi alternativi, come nel caso di Hiroko. I toni malinconici vengono ripresi anche dalla splendida colonna sonora: i personaggi si ritrovano a canticchiare per tutto il film Aoi Sangoshō di Matsuda Seiko, canzone che a quei tempi in Giappone era in cima alle classifiche.
Degno di nota è anche il titolo: se inizialmente sembra fare riferimento alla lettera d’amore spedita da Hiroko per superare la sua perdita, lo spettatore si renderà poi conto che le lettere d’amore sono molteplici, tra cui una ai tempi d’oro del periodo Showa, quando l’economia era all’apice, e il film stesso, che nella sua semplicità è una lettera d’amore al cinema.
Nonostante l’evocativa ambientazione invernale e il tema della perdita di una persona amata, è fortemente percepibile il calore nei rapporti tra i personaggi e il senso di catarsi provato dalle due donne nel guarire dai loro traumi del passato, rivelandosi un film che scalda il cuore.
— recensione di Giorgia Caffagni.
7 Luglio 2020 | News
Cineteca JFS!
Anche questa settimana l’Associazione Takamori vi fa compagnia raccontandovi un nuovo film. Quello che vi presentiamo oggi è Patisserie Coin de rue, del 2011, diretto da Fukagawa Yoshihiro.
Il film mette in scena storie di chef e aspiranti pasticceri ambientate in una famosa pasticceria di Tokyo. Una pellicola semplice ma per nulla banale, mostra l’importanza del riscatto e della crescita. Natsume e Tomura sono i personaggi simbolo dell’evoluzione e della rinascita, e attraverso loro, il regista esalta l’importanza di lasciarsi alle spalle il passato e di non arrendersi.
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