LE DOMESTICHE (1962)- TANIZAKI JUN’ICHIRŌ

Autore:  Tanizaki Jun’Ichirō

Titolo: Le domestiche

Titolo originale: Daidokoro taiheiki

Editore: Ugo Guanda

Traduzione: Gianluca Coci

Edizione: 2018

Pagine: 263/ 269 (inclusa postfazione di Abe Akira)

Coloro che assurgono al ruolo di protagoniste delle vicende narrate non sono né avvenenti dame di corte né sedicenti nobildonne, bensì delle semplici e ordinarie domestiche, le cui vite assumono la funzione di metro di misura di un’epoca: un ventennio, tra il 1936 e il 1958, costellato da sconvolgimenti epocali come la Seconda guerra sino-giapponese, la Seconda guerra mondiale e il conseguente processo di modernizzazione. Eppure ciò che preme al narratore non sono gli eventi storici ma le vicissitudini di queste figure femminili immerse in una quotidianità in continuo mutamento.

Il baricentro attorno cui ruotano tali esistenze è la famiglia Chikura, Raikichi, scrittore di professione, e la moglie Sanko. Le loro molteplici dimore si alternano tra rinomate località come Kōbe, Atami e Kyōto.

“Tra di loro c’era Hatsu, distesa in mezzo a quei corpi femminili addossati l’uno sull’altro come daifukumochi  in un vassoio, con i suoi magnifici seni «più floridi di quelli di Marilyn Monroe» […] prese la macchina fotografica che aveva con sé per puro caso e, avanzando carponi in quella selva di giovani natiche e cosce, si avvicinò a Hatsu e la fotografò con estrema accuratezza da tutti i lati”.

Soventi sono le descrizioni dai toni voyeuristici e dalla forte carica erotica che giocano ad ammaliare il lettore, cogliendo di ogni domestica un determinato particolare fisico che la contraddistingue e la rende quasi unica. Ma non ci si limita ad un tripudio di corpi, poiché ogni domestica ricopre il ruolo di personaggio a tutto tondo, con le sue peculiarità e con una propria individualità: Hatsu con il suo «pittoresco» dialetto di Kagoshima, Ume e i suoi  frequenti attacchi epilettici, anch’essi descritti con una notevole minuzia che conferiscono dinamicità e suspense al racconto: “Ume, di solito dolce e graziosa come una kokeshi, in preda a violenti spasmi, il viso distorto in un’espressione grottesca e orripilante, la schiena arcuata all’indietro in una posa innaturale, lì a contorcersi sul futon”. E ancora, Gin e la sua travagliata storia d’amore con Mitsuo, talvolta dai toni quasi faceti, come nella iniziale rivalità con la domestica Yuri o nella relazione saffica tra Sayo e Setsu che contribuisce a creare un’ atmosfera voluttuosa agli occhi di un pubblico maschile, seppure non sfuggirà alla stigma sociale quale atto deprecabile e indecoroso.

Donne sul banco di prova che non diventano solo campioni d’osservazione, ma figlie adottive della famiglia Chikura che le include nel proprio nucleo famigliare. Spesso Raikichi e la moglie Sanko riflettono sulle condizioni di vita precarie e sul futuro incerto delle loro domestiche: “provo una profonda amarezza al pensiero che quella ragazza avrebbe potuto avere un florido avvenire, se solo avesse avuto l’opportunità di andare al liceo e di diplomarsi”. Nondimeno sarà anche grazie al loro coinvolgimento e intercedere se molte delle domestiche potranno lasciare il nido Chikura felici e trionfanti.

Difatti il lieto fine di questo romanzo trova l’ormai venerando Raikichi durante la sua festa di compleanno, attorniato dalle fedeli domestiche ormai accasate e maritate e dal candido Takeshi, figlio della domestica Gin, che spesso si reca a fargli visita facendo riecheggiare quelle dolci parole “nonnino, nonnino”.

Sono proprio gli appellativi con cui ci si rivolge alle cameriere e la loro variazione sociolinguistica nel tempo a determinare un’ epoca di estremi cambiamenti in cui il narratore fatica ad orientarsi: “Negli ultimi tempi il mondo è diventato piuttosto complicato. Abbiamo smesso di chiamare «domestiche» o  «cameriere» le donne che prestano servizio in casa e non possiamo rivolgerci a loro indicandole semplicemente per nome. In passato le chiamavamo «Ohana», «Otama» e così via, ma ora non basta e dobbiamo mostrarci il più possibile cortesi, ricorrendo a «Ohana-san», «Otama-san» e altri appellativi simili.”

Come è stato già accennato sono le vite di queste giovani domestiche a scandire il tempo del romanzo, non sempre lineare e che volentieri si addentra in un dedalo intricato di nomi ed epiteti di giovani donne, da cui se ne esce indenni grazie ad un narratore che funge da Cicerone e che ci impedisce di perderci.

—di Riccardo Peron

BUMP OF CHICKEN (バンプ・オブ・チキン) – BUTTERFLIES


 

IL GRUPPO

I Bump of Chicken sono una band giapponese formatasi a Sakura (prefettura di Chiba) nel 1994. Il nome particolare deriva probabilmente da un errore di traduzione in inglese del termine giapponese 弱者の反撃 (jakusha no hangeki) che significa “contrattacco dei più deboli”, ma tuttora non ci sono informazioni precise su questa scelta.

Il gruppo è composto da quattro membri:

  • Fujiwara Motoo (藤原基央), chitarrista, voce e compositore
  • Masukawa Hiroaki (増川弘明), chitarrista
  • Naoi Yoshifumi (直井由文), bassista
  • Masu Hideo (升秀夫), batterista

Amici d’infanzia sin dall’asilo, hanno formato la band ai tempi delle superiori, all’età di 14 anni. Inizialmente si limitavano a suonare cover dei Beatles, poi, a seguito di numerose partecipazioni e vittorie a festival e gare musicali, hanno iniziato a comporre la loro propria musica, riscuotendo grande successo, anche a livello mondiale.

Il loro è un genere rock alternativo che sfocia nell’indie, nel folk rock e nell’EDM. La loro popolarità è dovuta anche all’utilizzo di moltissime loro canzoni come sigle di film, anime, show televisivi e videogame, tra i quali ricordiamo Final Fantasy e Tales of the Abyss.

 

ALBUM CONSIGLIATO

Fino ad ora hanno pubblicato più di 23 singoli e 8 album. Quello che oggi proponiamo di ascoltare è proprio l’ultimo, dal titolo Butterflies, pubblicato il 10 febbraio 2016, che si compone di 11 tracce musicali, riportate qui sotto (per alcuni brani sono presenti i link ai video ufficiali):

  1. GO
  2. Hello,world!
  3. Butterfly
  4. Ryūseigun ( 流星群 )
  5. Hōseki ni natta hi ( 宝石になった日 )
  6. Colony (コロニー )
  7. Parade ( パレード )
  8. Dai gaman taikai ( 大我慢大会 )
  9. Kodoku no gasshō ( 孤独の合唱)
  10. You were here
  11. Fighter ( ファイター )

In questo album si alternano canzoni dal ritmo lento e caratterizzate da toni per certi versi malinconici a canzoni più allegre ed energiche. Ad ogni modo, poiché le melodie e, in particolare, i testi sono stati tutti composti e scritti dal cantante del gruppo, ciò che emerge ad ogni ascolto è la grande personalità che caratterizza ogni singolo brano. Il fatto che queste canzoni siano tutte molto personali contribuisce a creare un grande coinvolgimento emotivo, lasciando nell’anima di chi ascolta una sensazione davvero piacevole.

—di Sara Grassilli


Guarda anche:

隆盛日本映画観賞会 FESTIVAL DEL CINEMA GIAPPONESE TAKAMORI 2018/2019 (8)

サバイバルファミリー

 

Survival Family

 

(Giappone, 2017)

 

Regia Yaguchi Shinobu

Cast  Kohinata Fumiyo, Fukatsu Eri, Izumisawa Yuki, Aoi Wakana

Durata  117 minuti

Lingua giapponese

 

Sottotitoli a cura dell’Associazione Takamori

Sottotitoli italiani Andrea Mularoni, Michela Squadraroli

Controllo sottotitoli Gene Delos Santos

Supervisione Francesco Vitucci

 

Casa delle Associazioni Baraccano – Via Santo Stefano 119/2 (BO)

Giovedì 21 febbraio 2019 – ore 20.30

 

Una normale famiglia di Tokyo si ritrova ad affrontare la vita di tutti i giorni senza nessun tipo di apparecchio elettrico. Se in un primo momento la situazione rimane ancora gestibile, questa inizia a degenerare con il passare dei giorni, motivo per cui il padre Yoshiyuki decide insieme a sua moglie di abbandonare la metropoli e di andare a vivere dal nonno in un villaggio di Kagoshima. La storia, seguendo un ritmo scorrevole e divertente, racconta di questo viaggio per la sopravvivenza che aiuterà i protagonisti a scoprire una nuova famiglia, quella che la tecnologia gli impediva di vedere.

 

ENTRATA GRATUITA