Ikkon no Keifu – Genealogia del Saké || Proiezione

L’Associazione Takamori è lieta di invitarvi a partecipare alla visione del documentario “Ikken no Keifu – Genealogia del Saké”, presso il Teatro del Baraccano, a Bologna, il giorno 10 giugno alle ore 19!

L’evento, a scopo benefico, devolverà i suoi proventi a sostegno della popolazione risiedente a Noto, penisola nella prefettura di Ishikawa, colpita da un violento terremoto il 1° gennaio 2024

Al termine della proiezione verrà servito un delizioso aperitivo giapponese, gentilmente offerto da Yuzuya e JFC Italia!

Attenzione: i posti sono limitati, per cui affrettatevi! Per prenotarsi basta scannerizzare il QR code presente su questa locandina, e sempre su quest’ultima troverete ulteriori dettagli

Vi aspettiamo numerosi!

Ichiko – FEFF 26 || Recensione

Regia – Toda Akihiro

Cast – Ryūya Wakaba, Hana Sugisaki, Ruka Ishikawa

Genere – Drammatico, Thriller

Anno – 2023

Ultimo film giapponese e in concorso presentato in questa edizione del Far East Film Festival, Ichiko è un film intricato che ha saputo sicuramente tenere il pubblico sulle spine.

Regia di Toda Akihiro, non un nome nuovo al FEFF: lo abbiamo visto già nel 2018 con il suo film “The Name”.

Torna per questa edizione e lo fa in maniera impattante, grazie ad un film che dall’inizio alla fine mantiene un livello altissimo di suspense e drammaticità, attraverso la figura della protagonista Ichiko che fin dall’inizio è pervasa da un’ombra di mistero e ambiguità.

La pellicola inizia con una proposta di matrimonio da parte del suo attuale compagno Hasegawa Noshinori e la notizia riportata al telegiornale dei ritrovamenti di alcuni resti di un cadavere su una montagna.

Da questi eventi si accenderà la miccia che poi farà esplodere il film, ovvero la fuga di Ichiko, che fin da subito ci viene detto “Non esistere”. Inizia quindi un excursus temporale all’interno della vita di Ichiko, attraverso salti continui tra una fase e l’altra della sua vita; ciò che veniamo a scoprire però man mano non ci è dato attraverso un passato illustrato da un narratore, ma solo grazie a piccoli spezzoni raccontati dai pochi conoscenti che abbiano avuto modo di osservare una parte di questo passato così intricato.

Il dramma di Ichiko è possibile grazie a un buco legislativo presente in giappone: La madre di Ichiko, Natsumi, deciderá di non registrare la propria figlia all’anagrafe. Ciò è possibile in presenza di un divorzio da un marito violento entro 300 giorni dalla nascita di un figlio.

Ichiko nasce ed è già una persona destinata a vivere ai margini della società. La situazione peggiorerà con la nascita della sorella minore di Ichiko, Tsukiko, la cui identità verrà “presa in prestito” da Ichiko.

Inizierà quindi una vita in cui sono presenti due Tsukiko, una sana e una malata. Presto però, il peso di dover interpretare un’altra persona si riverserà su di Ichiko, e attraverso una serie di intrecci, coinvolgendo i ricordi rilevanti l’attuale compagno della madre, un suo amico di liceo che sarà il primo a poter osservare le sue ombre e ad aiutarla nella sua fuga e una sua amica di università, che sarà il punto scatenante nella volontà di Ichiko nel voler vivere finalmente da “Ichiko” e non “Tsukiko”.

Una volta svelato l’oscuro passato di Ichiko grazie all’assidua e emotiva indagine da parte del suo attuale compagno Hasegawa, il film si concluderà in maniera aperta, non lasciandoci capire come concluderà la fuga di Ichiko.

Attraverso questo viaggio tra passato e presente però, concludendo con spezzoni della storia d’amore con Hasegawa, ci verrà finalmente mostrato un presente in cui Ichiko ha trovato un motivo per essere finalmente felice.

Ichiko – FEFF 26 || Recensione

Regia – Toda Akihiro

Cast – Ryūya Wakaba, Hana Sugisaki, Ruka Ishikawa

Genere – Drammatico, Thriller

Anno – 2023

Ultimo film giapponese e in concorso presentato in questa edizione del Far East Film Festival, Ichiko è un film intricato che ha saputo sicuramente tenere il pubblico sulle spine.

Regia di Toda Akihiro, non un nome nuovo al FEFF: lo abbiamo visto già nel 2018 con il suo film “The Name”.

Torna per questa edizione e lo fa in maniera impattante, grazie ad un film che dall’inizio alla fine mantiene un livello altissimo di suspense e drammaticità, attraverso la figura della protagonista Ichiko che fin dall’inizio è pervasa da un’ombra di mistero e ambiguità.

La pellicola inizia con una proposta di matrimonio da parte del suo attuale compagno Hasegawa Noshinori e la notizia riportata al telegiornale dei ritrovamenti di alcuni resti di un cadavere su una montagna.

Da questi eventi si accenderà la miccia che poi farà esplodere il film, ovvero la fuga di Ichiko, che fin da subito ci viene detto “Non esistere”. Inizia quindi un excursus temporale all’interno della vita di Ichiko, attraverso salti continui tra una fase e l’altra della sua vita; ciò che veniamo a scoprire però man mano non ci è dato attraverso un passato illustrato da un narratore, ma solo grazie a piccoli spezzoni raccontati dai pochi conoscenti che abbiano avuto modo di osservare una parte di questo passato così intricato.

Il dramma di Ichiko è possibile grazie a un buco legislativo presente in giappone: La madre di Ichiko, Natsumi, deciderá di non registrare la propria figlia all’anagrafe. Ciò è possibile in presenza di un divorzio da un marito violento entro 300 giorni dalla nascita di un figlio.

Ichiko nasce ed è già una persona destinata a vivere ai margini della società. La situazione peggiorerà con la nascita della sorella minore di Ichiko, Tsukiko, la cui identità verrà “presa in prestito” da Ichiko.

Inizierà quindi una vita in cui sono presenti due Tsukiko, una sana e una malata. Presto però, il peso di dover interpretare un’altra persona si riverserà su di Ichiko, e attraverso una serie di intrecci, coinvolgendo i ricordi rilevanti l’attuale compagno della madre, un suo amico di liceo che sarà il primo a poter osservare le sue ombre e ad aiutarla nella sua fuga e una sua amica di università, che sarà il punto scatenante nella volontà di Ichiko nel voler vivere finalmente da “Ichiko” e non “Tsukiko”.

Una volta svelato l’oscuro passato di Ichiko grazie all’assidua e emotiva indagine da parte del suo attuale compagno Hasegawa, il film si concluderà in maniera aperta, non lasciandoci capire come concluderà la fuga di Ichiko.

Attraverso questo viaggio tra passato e presente però, concludendo con spezzoni della storia d’amore con Hasegawa, ci verrà finalmente mostrato un presente in cui Ichiko ha trovato un motivo per essere finalmente felice.

Gold boy – FEFF 2024|| Recensione


Regista: Kaneko Shusuke


Anno: 2023


Genere: Thriller


Attori: Okada Masaki, Hamura, Maede Yoji, Hoshino Anna

“Gold Boy”, diretto da Kaneko Shusuke, ha inaugurato la penultima giornata del Far East Film Festival 26 con un thriller avvincente che prende ispirazione dall’omonima serie TV. Il film è una sequela di colpi di scena che catturano l’attenzione dello spettatore fino al sorprendente finale.

La storia si apre con due fratellastri, Hiroshi e Natsuki, in fuga dopo che quest’ultima ha accoltellato il loro violento patrigno, e sono accompagnati dall’amico Asahi.
Anche Asahi ha il suo bagaglio di problemi, essendo cresciuto con una madre single mentre il padre è sposato con un’altra donna.
La seconda moglie dell’uomo è convinta che Asahi abbia ucciso sorellastra, Aki, nonostante il caso della sua morte sia stato archiviato come suicidio. Le accuse della seconda moglie del padre mettono Asahi sotto pressione, portandolo ad essere vittima di bullismo, preoccupando molto sua madre.

La trama si sviluppa seguendo altri due delitti, inizialmente può sembrare che questi seguano la classica narrazione gialla; Noboru, stanco del matrimonio con la compagna Shizuka, decide di uccidere i suoceri gettandoli da una scogliera, tentando di mascherare l’evento come incidente.
Sembrerebbe andare tutto secondo i suoi piani, se non fosse che viene accidentalmente ripreso dai tre ragazzi, che si trovavano esattamente sotto la scogliera dove sono avvenuti gli omicidi.
Asahi, Hiroshi e Natsuki decidono a questo punto di vendere il video del duplice omicidio all’assassino, pensando di poter risolvere i loro problemi e avere la possibilità fuggire con il denaro guadagnato, ma non sarà così facile poiché Noboru è molto astuto.

Intanto, la moglie di Noboru, Shizuka, sospetta dei suoi reati e procede con il divorzio per paura di diventarne vittima. Sarà però dopo il divorzio che Noboru procederà ad avvelenare Shizuka, determinandone la morte.

Nonostante l’empatia nei confronti dei tre giovani ragazzi continui a crescere durante lo sviluppo di tutto il lungometraggio, creando un avvicinamento anche attraverso la dolce storia d’amore tra Asahi e Natsuki; quando Asahi chiederà a Noboru di aiutarlo ad uccidere il padre e la matrigna, l’innocente apparenza del ragazzo cambia.
Quest’ultimo infatti, con la sua richiesta, rivela un lato di sé piu cupo ed estremamente inaspettato. Natsuki aiuterà Noboru nell’omicidio dei due conugi, mentre sono in visita presso la tomba della figlia defunta.
In seguito alla scoperta dei due cadaveri, il detective inizierà a collegare la figura di Asahi a quella di Noboru; inizierà da qui un’investigazione nei confronti del ragazzo, il quale, nonostante la giovane età, sembra sempre di più un personaggio ricco di ambiguità.
In seguito all’omicidio del padre e della compagno, i tre ragazzi si recheranno a casa dell’assassino per discutere la scoperta dei cadaveri, in questo momento Noboru mostrerà il video del delitto, con il quale minaccerà i giovani di diffonderlo nel caso in cui avessero l’intenzione di consegnare i loro video alla polizia.
Noboru avvelena Asahi, Natsuki e Hiroshi, ma il primo aveva già predetto le sue intenzioni, riuscirà quindi a non farsi avvelenare e e procederò ad uccidere l’uomo; non prima di confessargli l’omicidio della sorellastra.

Nonostante la sua giovane età, Asahi dimostra una profonda comprensione delle azioni di Noboru, liberandosi così di coloro che conoscevano il suo coinvolgimento negli omicidi.

Sembrerebbe che il ragazzo riesca ad uscirne indenne, ma è proprio nella scena finale che viene incastrato mentre rivela tutto alla madre, unica persona della quale si fidava; che ha registrato la sua confessione per la polizia.

L’opera è ricca di colpi di scena, nonostante possa sembrare una trama semplice continua ad evolversi in maniera inaspettata, facendo dubitare lo spettatore della sua empatia nei confronti dei giovani criminali.

Anche se la trama sembra porre un accento solo sugli omicidi, si trattano molte tematiche importanti quali l’inefficienza della polizia giapponese, il bullismo, la violenza su minori e le conseguenze psicologiche che si ripercuotono su questi.

The Yin Yang Master 0 || Recensione

Regia – Sato Shimako

Anno – 2024

Cast – Masanobu Ando, Nao Honda, Kento Yamazaki…

Genere – Fantasy

Durante il Periodo Heian (794-1185), gli Onmyōji prosperavano nella corte imperiale, padroneggiando la divinazione, la magia e le arti mistiche. Nel coinvolgente film di Shimako Sato “The Yin Yang Master Zero”, ispirato alla serie di romanzi di Baku Yumemakura, questi praticanti, simili ad Hogwarts giapponese, addestravano apprendisti in varie discipline sotto un misterioso maestro (Kaoru Kobayashi).

A differenza delle precedenti rappresentazioni del leggendario onmyōji Abe no Seimei, interpretato da Mansei Nomura, il film di Sato lo presenta come un apprendista in cerca di vendetta per l’omicidio dei suoi genitori. Interpretato da Kento Yamazaki, Seimei si allea con il signor Hiromasa (Shota Sometani) e la principessa Yoshiko (Nao), mostrando i suoi poteri attraverso gesta affascinanti.

La narrazione si intensifica quando un artificiere viene trovato morto, implicando Seimei. Tra accuse e tradimenti, Seimei e Hiromasa intraprendono un viaggio soprannaturale, affrontando avversari mascherati mentre navigano nelle proprie psiche.

Il film di Sato va oltre gli standard di genere tipici con la sua presentazione visivamente sorprendente e una narrazione particolarmente immaginativa, presenrando un’opera con un’ottima combinazione di effetti speciali straordinari, coreografie di combattimento mozzafiato e una colonna sonora coinvolgente. Proprio come Takashi Yamazaki ha revitalizzato Godzilla, Sato si afferma come un regista visionario, sfidando le norme dell’industria e offrendo un’esperienza cinematografica unica.

Recensione di Mattia Viscogliosi, Simone Endo e Giada Imbuzan

Masquerade Night || JFS Primavera 2024

Bentornati, l’associazione è lieta di annunciare l’ultima proiezione per la rassegna primaverile JFS 2024.

Chiudiamo la rassegna con Masquerade Night diretto da Masayuki Suzuki.

Vi aspettiamo Martedì 9 Aprile alle ore 21.00 presso il Cinema Rialto!