Ogawa Yōko – L’isola dei senza memoria

Autore: Ogawa Yōko

Titolo originale: 密やかな結晶 – Hisoyakana kesshō

Editore: Il Saggiatore

Traduzione: Laura Testaverde

Edizione: 2018

Pagine: 302

 

L’autrice

Ogawa Yōko (小川 ・洋子) è un’autrice contemporanea giapponese. Nata nel 1962, si è laureata in lettere e letteratura all’Università di Waseda, Tokyo.

Il suo romanzo d’esordio “Quando la farfalla si sbriciolò (揚羽蝶が壊れる時 – agehachō ga kowareru toki, 1988) ha ottenuto il premio letterario Kaien. I due romanzi successivi “Una perfetta stanza d’ospedale” (完璧な病室- kanpekina byōshitsu, 1989) e La piscina (ダイビングプル – daibingu puru, 1989), sono stati nominati per il premio Akutagawa. Il celebre racconto La gravidanza di mia sorella (妊娠カレンダー – ninshin karendā), invece, è stato premiato nel 1990 e pubblicato sul New Yorker nel 2004. La sua opera più conosciuta all’estero è “La formula del professore” (博士の愛した数式- hakase no aishita sūshiki, 2004), vincitrice del premio Yomiuri e best seller in Giappone, da cui è stato tratto un film nel 2006.

“L’isola dei senza memoria” (密やかな結晶 – hisoyakana kesshō) è stato pubblicato in Giappone nel 1994, in Italia solo nel 2018.

Trama

La vicenda è ambientata in una realtà distopica, su un’isola i cui abitanti sono costretti giorno dopo giorno a dimenticare. O meglio, vengono rimossi periodicamente dalle loro menti tutti i ricordi associati a determinati oggetti o azioni. La mattina, svegliandosi, percepiscono nell’aria un cambiamento e sanno che qualcosa è stato “cancellato” e che presto non riusciranno più a ricordare la sua funzione. Con un ultimo sguardo nostalgico dicono addio alle rose, ai profumi, alle fotografie, prima di distruggerli o abbandonarli. La popolazione si arrende impotente di fronte allo svanire delle emozioni associate a quegli oggetti, ne dimentica il nome e non prova nemmeno rimpianto per ciò che hanno perso. Rimangono i relitti delle barche, ma nessuno sa più come usarle per fuggire.

La società è regolata da questo rigido meccanismo e la misteriosa “polizia segreta” ha il compito di vigilare sul suo funzionamento, rimuovendo ogni ostacolo fisico. E se qualcuno, invece, per motivi sconosciuti, riuscisse a ricordare? Questo mondo surreale è visto attraverso gli occhi della giovane protagonista, che si affida alla scrittura nella continua speranza che le parole non vengano cancellate.

Il potere della memoria

Il tema centrale del romanzo è l’importanza della memoria, singola e collettiva. Su quest’isola senza nome, in un tempo imprecisato, ricordare è un crimine; chi disubbidisce è perseguitato e costretto a nascondersi o ad essere portato via. Questo regime totalitario priva i cittadini dei loro oggetti quotidiani, dei calendari, dei libri, della loro libertà di conservare l’idea delle cose nel tempo. Le separazioni materiali sono usate dall’autrice come simboli della perdita del concetto stesso di “umanità”.

Con la scelta di una scrittrice come protagonista, le parole si fanno concretizzazione della memoria. La letteratura diventa un mezzo sovversivo attraverso il quale dare voce a chi non ne ha, come una macchina da scrivere permette a una dattilografa muta di comunicare. Ma cosa rimarrà, alla fine, di questa voce?

L’isola dei senza memoria” descrivendo una realtà alienata e distopica alla Orwell, è un monito a non sottovalutare le libertà che ci sembrano scontate e che definiscono la nostra identità passata, presente e futura.

 

– di Cecilia Manfredini


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Dazai Osamu – La studentessa e altri racconti

Matsumoto Seichō – Come sabbia tra le dita

Edogawa Ranpo – La strana storia dell’isola Panorama 

 

 

For Tracy Hyde – New Young City

La band

I For Tracy Hyde sono una band indie-pop giapponese nata nel 2012 a Tokyo. Nonostante la difficoltà nell’emergere, stanno creando un nuovo standard nell’indie giapponese. La band è guidata da Azusa Suga (in arte Natsubot), compositore, chitarrista e seconda voce, affiancato da eureka alla voce, U-1 alla chitarra, Mav al basso e Marcie alla batteria. Qui vi proponiamo il loro nuovo album uscito il 4  Settembre per l’etichetta discografica P-Vine Records.

I For Tracy Hyde hanno fatto parlare di sé per la prima volta con l’uscita dell’ album Film Blue nel 2016, mostrando non solo un approccio pop alle canzoni, ma anche una certa varietà compositiva ed un rimando a diversi generi ben rappresentati nella scena contemporanea giapponese, soprattutto gruppi shoegaze e dream pop. Queste sono due componenti altresì importanti in una band che fa delle atmosfere eteree e della varietà stilistica la propria forza e a cui l’etichetta di band indie pop sta decisamente stretta. Le loro principali influenze sono infatti sia il twee-pop/shoegaze dei The Pains Of Being Pure At Heart sia, soprattutto in questo album, il dream-pop dei Cocteau Twins e, collegato a questi, l’importante lavoro dell’etichetta 4AD.

New Young City

New Young City è il terzo album della band ed è ritenuto dai suoi membri il migliore finora realizzato. Come sottolineato anche da Azusa, l’influenza principale nella creazione di questo album sono stati i Cocteau Twins. Questo si può sentire soprattutto in  櫻の園 (The cherry orchard) in cui costruiscono un muro di suono tipico del dream pop proposto dalla band scozzese. Qui, la voce di eureka sembra mescolarsi al suono etereo delle tre chitarre utlizzate. Anche se i chitarristi sono due,infatti, la cantante ha deciso di imbracciare lo strumento, scelta che ha reso quest’album sicuramente il più guitar-driven della band. Questo non significa però che abbiano abbandonato quel tipo di sperimentazione che li rende unici nel panorama indie pop. L’importante ossatura synthpop del precedente album Heart, ad esempio, è ancora presente; soprattutto nelle tracce strumentali che hanno il compito di far entrare l’ascoltatore nell’atmosfera dell’album, oppure di cullarlo in sonorità tipicamente ambient.

Un’interessante novità è la canzone Can little birds remember?: la prima con un testo interamente in lingua inglese. Questa è stata anche il secondo singolo ad uscire ed ha una grande importanza per Azusa che punta proprio su questa canzone per raggiungere un pubblico più ampio e farsi conoscere maggiormente anche all’estero. Con un ritornello particolarmente orecchiabile, di quelli che entrano in testa e non ne escono più, può certamente ambire al ruolo di ambasciatrice della band al di fuori del Giappone.

Dopo aver tentato di raccontare la città di Tokyo e, soprattutto, i molteplici e a volte discordanti sentimenti che nutrono verso la loro città nella precedente opera, i For Tracy Hyde tornano con un album ancora una volta emozionalmente coinvolgente. Riescono a far entrare l’ascoltatore in un universo di melodie e riff accattivanti che si conclude con l’ultima canzone, Glow with me, che sembra invitarci a fermarci e rilassarci, riflettere sulla musica e sul suo ruolo nelle nostre vite. Azusa sostiene che il pop sia sinonimo di libertà: questo è probabilmente il loro album più “pop”, e forse il più vicino all’idea di musica del leader della band.

 

— di Simone Lolli


Guarda anche:

L’ASSOCIAZIONE TAKAMORI SBARCA SU YOUTUBE

 

L’Associazione Takamori è ora su YouTube e vi aspetta con tanti contenuti riguardo rassegne, backstage e interessanti informazioni. Vi rimandiamo al primo video per delucidazioni sull’evento che si terrà a breve a Bologna, il Japanese Film Selection! Iscrivetevi al canale per non perdere nessun aggiornamento!

 


 

The Land of Hope (2012) – Sono Sion

希望の国

The Land of Hope

(Giappone, 2012)

Regia: Sono Sion

Cast: Natsuyagi Isao, Murakami Jun, Ōtani Naoko, Kagurazaka Megumi

Genere: dramma, fantascienza

Durata: 134 minuti

 

Presentato per la prima volta al 37° Festival del Cinema di Toronto nel 2012, The Land of Hope (希望の国) è il secondo film di Sono Sion dopo Himizu (ヒミズ) che ha come tema principale il nucleare. Argomento molto spinoso per il Giappone, specialmente perché sono chiari i riferimenti all’incidente della centrale di Fukushima accaduto il 3 marzo dell’anno precedente. Lo stesso regista ha affermato di essersi basato su racconti e testimonianze delle vittime di quel disastro, cercando di non lavorare troppo di fantasia e di concentrarsi sulla veridicità degli eventi narrati. È proprio per la profondità con cui ha trattato aspetti sociali e politici di un trauma nazionale che è stato insignito durante il Festival del premio NETPAC, riservato al miglior film asiatico.

La vicenda è ambientata a Nagashima, cittadina rurale e fittizia (il cui nome allude palesemente a Nagasaki, Hiroshima e Fukushima) in un futuro non troppo lontano. La trama si sviluppa attorno ai residenti, la cui vita cambia improvvisamente a seguito dell’esplosione di un reattore della centrale nucleare situata ad Ōba, nelle vicinanze, causata da una potente scossa di terremoto.

Il nucleo familiare, che all’inizio del film viveva in un clima di pace tra agricoltura e allevamento, si disgrega completamente. Infatti, il signor Ono, padre di famiglia (Natsuyagi Isao) ormai anziano, non vuole abbandonare il luogo in cui ha sempre abitato, non solo per i motivi sentimentali che lo legano a quella terra, ma soprattutto per non causare ulteriori traumi alla moglie Chieko (Ōtani Naoko) che soffre da tempo di demenza senile. Allo stesso tempo, egli esorta il figlio Yoichi (Murakami Jun) ad andarsene il più lontano possibile assieme alla moglie Izumi (Kagurazaka Megumi), che scopre in quel frangente di aspettare un bambino. Il giovane Mitsuru, invece, costretto con il padre e la madre ad abbandonare la propria casa, che si trova a 20 km di distanza dalla centrale, decide di fuggire dal rifugio adibito agli sfollati per aiutare la fidanzata Yoko a ritrovare i suoi genitori, originari della zona colpita dallo tsunami. In questa situazione di caos e grande difficoltà in cui entrano in gioco i valori affettivi e il pensiero per le nuove generazioni è costante, i personaggi si trovano tutti indistintamente a combattere un’unica grande guerra: la guerra invisibile delle radiazioni.

Sono Sion con questo film non si propone di dare una risposta in merito alla scelta del nucleare, ma piuttosto di generare un dubbio. È suo dovere da artista trattare questi aspetti nelle sue opere cinematografiche e il suo scopo è quello di far riflettere e portare il pubblico a prendere una posizione nei confronti di questo tema ad oggi molto importante. In questo senso, nonostante la speranza insita nel titolo non sia del tutto tangibile nel film, egli crede che possa scaturire dalla mente dello spettatore. Ciò che emerge, infatti, è che il paese non può fermarsi di fronte alle difficoltà, ma deve rialzarsi procedendo “passo dopo passo”.

— di Sara Grassilli


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La studentessa e altri racconti (2019) – Dazai Osamu

Autore: Dazai Osamu

Titolo originale: Joseito (女生徒)

Editore: Atmosphere Libri

Collana: Asiasphere

Traduzione: Alessandro Tardito

Edizione: 2019

Pagine: 207

Dazai Osamu è forse uno fra gli autori più noti e amati della letteratura del ventesimo secolo in Giappone. Nato nel 1909 nella prefettura di Aomori, ha vissuto una breve ma intensa vita, segnata dai numerosi tentativi di suicidio. Muore infatti nel 1948, insieme all’amante Tomie, in un doppio suicidio. Noto principalmente per i suoi romanzi “Il sole si spegne” (Shayō) e “Lo squalificato” (Ningen Shikkaku), durante la sua carriera, Dazai ha scritto numerosi racconti brevi che gli hanno permesso di conquistare una certa fama fra i lettori della sua epoca. In questo libro, troviamo, oltre alla novella che dà il titolo alla raccolta stessa, alcune delle storie scritte nel periodo della seconda guerra mondiale.

Nella prima novella, “La studentessa“, Dazai descrive la vita di una giovane ragazza di Tokyo, in uno stile simile al flusso di coscienza, esprimendone i pensieri e le paure in una maniera così naturale che quasi sembra di leggere pagine del diario scritte dalla ragazza stessa. Nonostante sia una storia scritta nel 1939, la descrizione di questa giovane donna rimane incredibilmente attuale e rispecchia i sentimenti dei giovani che si trovano a metà fra l’adolescenza e la maturità. È forse una delle novelle più belle scritte da Dazai.

Segue un racconto che l’autore ha scritto rielaborando una storia dell’immaginario giapponese scritta da Ihara Saikaku. Ne “Il mare delle sirene” lo stile di Dazai dà alla vicenda, da un lato caricaturale nella sua interpretazione dei bushi del tempo, una profondità che enfatizza l’emotività dei personaggi. Un’opera di rielaborazione avviene anche nel caso dei racconti “Una storia di onestà povertà” e “Bambù blu“. Questi ultimi sono presi dalla raccolta “Racconti straordinari dello studio Liao” stilata da Pu Songling. Dazai ripropone queste due storie in origine corte, in uno stile tutto suo in cui il tutto si risolve nelle ultime righe e a cui l’autore aggiunge un insegnamento morale e ulteriori riferimenti alla letteratura cinese.

Per ultime, ma non perché siano meno importanti, vi parlo delle due novelle che vedono come protagonisti i membri della famiglia Irie. In “Sull’amore e la bellezza” e “Lanterne di una storia d’amore“, Dazai descrive abilmente i cinque fratelli e sorelle della famiglia con la stessa naturalezza con cui ha rappresentato la giovane studentessa. In questo caso i personaggi ci vengono descritti non tramite le loro azioni, ma attraverso le diverse parti di storia che metteno insieme uno ad uno. Questi fratelli e sorelle, infatti, pur essendo molto diversi gli uni dagli altri, si trovano spesso insieme per cimentarsi nella composizione di storie di qualsiasi genere. Tramite la famiglia Irie, Dazai fa sfoggio della sua estesa e profonda conoscenza della filosofia e letteratura occidentale che ritroviamo in molte sue altre opere.

Il libro si chiude con un’interessante postfazione a cura del traduttore Alessandro Tardito che offre importanti e interessanti informazioni pertinenti alla raccolta e all’autore.

Per gli amanti di Dazai Osamu, questa raccolta è di sicuro una piacevole sorpresa tra le uscite del 2019 e di sicuro non delude. La studentessa è un racconto che tocca nel profondo e la traduzione italiana rende molto bene l’idea che l’autore voleva trasmettere anche nell’originale giapponese. Dazai purtroppo è un autore che in Italia non vanta di molta fama né viene tradotto spesso, oltre al fatto che i suoi due romanzi più famosi sono ancora pubblicati nella versione tradotta dall’inglese (in mancanza di una traduzione dal giapponese all’italiano). Con questo libro ci arrivano fra le mani alcuni dei più bei racconti brevi della letteratura giapponese da parte di un autore altrettanto importante nel quadro della letteratura giapponese del 1900. Per chiunque fosse un appassionato dei decadenti del primo ‘900 e della letteratura semi-biografica questa raccolta è assolutamente un “must read”.

— di Noemi Tappainer


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