Confessions (2010) – Tetsuya Nakashima

Titolo originale: Kokuhaku ( 告白)

Diretto da: Tetsuya Nakashima

Durata: 106 minuti

Anno: 2010

Lingua originale: giapponese

Genere: thriller

Con: Takako Matsu, Yukito Nishii, Kaoru Fujiwara e Ai Hashimoto

Quando la società ti si para davanti come una nemica, è qui che subentra Confessions.

<<Il debole di cuore schiaccerà chi è ancora più debole; quale scelta ha quest’ultimo oltre la sopportazione e la morte? Voi ragazzi abitate un mondo molto più vasto di così: se la vita dove siete ora è dura perché non rifugiarsi altrove? >>

Yuko Moriguchi

Trama

Siamo alla fine dell’anno accademico, in una classe di scuola media colma di giovani indisciplinati e di un’insegnante, la professoressa Moriguchi, che non sembra toccata minimamente dalla baraonda circostante. Sarà proprio quest’ultima a prendere la parola a inizio film, illustrandoci tramite un monologo l’orrido retroscena riguardante l’omicidio della figlioletta Manami. Gli assassini? Due studenti della sua classe, etichettati come “studente A” e “studente B”, i quali, in quanto minorenni, godono della protezione della legge giapponese. L’insegnante deciderà quindi di attuare la sua vendetta personale, la quale, senza mezzi termini, si rivelerà ben più intricata ed articolata di quanto ci si possa aspettare all’inizio del film.

Analisi

Parole chiave della pellicola: slow motion e psiche.

La vicenda si costruisce sulle confessioni/narrazioni dei personaggi principali, snodandosi e riannodandosi con estrema facilità e spesso senza dare alcun preavviso. I colpi di scena, infatti, non mancano, e spesso costringono lo spettatore a rivedere (spesso) le idee formulate in precedenza.

La cosa che forse lascia maggiore sgomento, però, è il comportamento dei personaggi stessi. Dimenticatevi la suddivisione “buoni vs cattivi”. Il regista Tetsuya Nakashima ha diretto una pellicola dove ognuno è, a modo suo, una vittima di una società perfetta solo in apparenza. Plauso al personaggio della capoclasse Mizuki, forse il più pragmatico della vicenda, nonché ottima narratrice. Tramite i suoi commenti ci dimostra una capacità di mettere completamente a nudo la realtà circostante e di afferrare molte più cose rispetto agli altri compagni “estranei” ai fatti.

La psiche di ogni personaggio principale viene scavata a fondo, lentamente, rivelando personalità spesso ambivalenti nonché comportamenti disturbati (es. complesso di Edipo), che verranno trattati senza filtri, ma comunque con un tono romanzato, in modo da enfatizzarne le caratteristiche e coinvolgendo anche gli spettatori inesperti sull’argomento.

Sebbene il ritmo narrativo sia piuttosto veloce, il film pullula di scene in slow motion. Il fine sarebbe quello di evidenziare particolari momenti salienti del racconto, e oggettivamente la tattica (unita alle musiche utilizzate in accompagnamento) funziona per la maggior parte dei casi. Tuttavia, il sentore che ci sia stato un abuso di tale tecnica, a volte, c’è.

Il finale sicuramente stupisce, riuscendo a trovare la quadra e risolvendo tutti i problemi in un colpo solo ben orchestrato, rivelando la vera mente brillante all’interno della vicenda.

Critiche

il film viene ancora oggi considerato come il capolavoro del regista Tetsuya Nakashima, riuscendo a sbancare al botteghino giapponese già nel primo weekend di proiezione.

Fu selezionato tra le pellicole concorrenti al titolo di “miglior film in lingua straniera” per gli Oscar 2011, non riuscendo però a guadagnarsi la nomination.

Confessions (告白 Kokuhaku) è stato comunque insignito di una lunga serie di riconoscimenti, come il premio per “Miglior film asiatico” alla trentesima edizione dell’Hong Kong Film Festival, o il premio come “miglior film” alla 53esima edizione dei Blue Ribbon Awards. Ha inoltre incontrato il favore della critica, guadagnandosi molteplici recensioni positive.

Opinione personale

Un film particolare, da guardare senza distrazioni se non si vuole rischiare di perdere il filo della trama. Adatto agli amanti del thriller e, soprattutto, a persone con stomaci forti abbastanza da resistere a una violenza cruda, senza sconti e spesso politicamente scorretta.

 

di Calzati Matteo


 

Come sabbia tra le dita (1961) – Matsumoto Seichō

Autore: Matsumoto Seichō

Titolo originale: Suna no utsuwa

Editore: Mondadori

Collana: Oscar Absolute

Traduzione: Mario Morelli

Edizione: 2018

Pagine: 180

Matsumoto Seichō, scrittore e giornalista giapponese, ha esordito negli anni ’40 del Novecento. È stato un autore molto prolifico e prima della sua morte, avvenuta nel 1992, le sue pubblicazioni ammontavano a più di 400, tra romanzi e racconti. Il suo contributo è stato importante per la rinascita del genere della detective fiction nel Giappone del secondo dopoguerra. Ha ricevuto vari premi letterari, tra cui il premio Akutagawa nel 1953 per 或る「小倉日記」伝 (aru ‘kokura nikki’ den). È comune nei suoi romanzi la denuncia della corruzione politica e dei problemi sociali giapponesi. In Italia, oltre a “Come sabbia tra le dita” sono state tradotte altre tree opere, “Tokyo Express” (点と線, ten to sen), “Il palazzo dei matrimoni” (黒い空, kuroi sora) e “La ragazza del Kyūshū” (霧の旗, kiri no hata).

“Come sabbia tra le dita” (砂の器, suna no utsuwa) è stato pubblicato in Giappone nel 1961. Del romanzo esistono vari adattamenti televisivi e cinematografici, prodotti tra il 1974 ed il 2019. Per la produzione del primo adattamento cinematografico, nel 1974, Matsumoto Seichō ha collaborato col regista Nomura Yoshitarō, il quale si è occupato della regia di ben otto film adattati dai libri di Matsumoto.

Il romanzo è ambientato a Tokyo ed inizia col ritrovamento di un cadavere sui binari della stazione di Kamata, alle tre del mattino del 12 maggio 1961. La vittima, un uomo sulla cinquantina morto per strangolamento, ha il volto sfigurato ed è priva di documenti o altro che possano ricollegare alla sua identità. Ad occuparsi del caso è l’ispettore Imanishi Eitarō, coadiuvato dall’ispettore del commissariato di Kamata, Yoshimura Hiroshi. L’unico indizio che hanno è una conversazione tra la vittima ed un uomo sulla trentina dall’identità ignota, avvenuta in un locale la sera prima dell’omicidio. Stando a quanto riportato dal personale e dai clienti del bar, i due parlavano con l’accento della regione di Tōhoku, situata a nord di Tokyo, e avevano menzionato la parola “kameda“. Partendo da queste vaghe informazioni, Imanishi viaggerà in lungo e in largo per il Giappone nella speranza di riuscire a ricostruire i fatti accaduti quella notte, che hanno portato la vittima senza nome ad essere così brutalmente assassinata.

“Come sabbia tra le dita” tiene il lettore incollato alle pagine mentre segue i ragionamenti e la logica dell’ispettore Imanishi il quale, grazie al suo brillante intuito, arriva alla soluzione attraverso elementi della vita quotidiana. Infatti, dopo mesi di ricerche inconcludenti, sono eventi apparentemente insignificanti, che arrivano a lui casualmente, a segnare una svolta nelle indagini e a portarlo nella giusta direzione. Analizzando dettagli all’apparenza slegati tra di loro, scopre che questi celano in realtà una connessione con scandali sessuali e ingiustizie sociali. Con questo romanzo quindi Matsumoto Seichō presenta, con lieve ironia, una velata critica alla società giapponese.

— di Foschini Alice


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Cornelius (コーネリアス) – Point

                                                                                         

    L’ARTISTA

Cornelius (pseudonimo di Oyamada Keigo 小山田 圭吾) è un artista giapponese, nato il 27 gennaio 1969 nel quartiere di Setagaya a Tokyo. È emerso inizialmente sulla scena musicale grazie a Flipper’s Guitar, band co-fondata nel 1989 insieme ad Ozawa Kenji e che definirà il sound dello Shibuya-kei. In seguito allo scioglimento della band nel 1991, Cornelius si imbarcherà in una carriera solista che lo vedrà diventare uno degli artisti giapponesi più apprezzati a livello internazionale.

Cornelius – il cui pseudonimo è un tributo ad un personaggio del romanzo/film Il Pianeta delle Scimmie – è conosciuto per la sua musica eclettica, che incorpora elementi spesso dissonanti con suoni armonicamente più piacevoli. Il suo approccio visionario e avanguardistico si riflette non solo nel sound, ma anche nei videoclip musicali e nelle performances live.

 

POINT (2002)

L’album che proponiamo oggi è Point, rilasciato a livello internazionale nel 2002 per l’etichetta Matador Records e di cui è stata pubblicata recentemente (31 luglio 2019) una versione rimasterizzata. Quest’ultima si compone di 14 tracce (11 già presenti nella versione originale e 3 aggiuntive):

  1. Bug (Electric Last Minute)
  2. Point of View Point
  3. Smoke
  4. Drop
  5. Another View Point
  6. Tone Twilight Zone                                                               
  7. Bird Watching at Inner Forest
  8. I Hate Hate
  9. Brazil
  10. Fly
  11. Nowhere
  12. Point of View Point (Yann Tomita Mix)
  13. Drop (The Tusen Takk Rework – Kings of Convenience Remix)
  14. Drop (Herbert’s Kangaroo Dub/ Matthew ‘cactus’ Herbert Mix)

 

Cornelius raggiunge il culmine della sua carriera con Fantasma, il suo geniale progetto del 1997. Grazie ad esso si fa conoscere a livello internazionale per la sua creatività e per la sua brillante capacità di reinterpretare suoni diversi sfruttandone al massimo le potenzialità. Se Fantasma trascina l’ascoltatore in un mondo più colorato e caotico, in cui ci si muove freneticamente in mezzo a paesaggi di ogni tipo, il mondo in cui ci trasporta Point appare più monocromatico, armonioso ed equilibrato.

Point si configura come un collage eterogeneo, fatto di sonorità che convergono geometricamente in una sola direzione, e risulta difficilmente ascrivibile ad un unico genere, date le svariate influenze musicali. Quello che colpisce sono la precisione e l’armonia con cui suoni diversi vengono mescolati insieme, in modo sintetico e meccanico, creando un risultato davvero avvincente ed originale. Un elemento da sottolineare è senza dubbio la natura, dalla quale Cornelius trae ispirazione per creare beats orecchiabili e dalla vena particolarmente funky. Ne è esempio la traccia forse più azzeccata e geniale dell’album, Drop, in cui viene campionato un suono comune e tipico della nostra quotidianità come lo scorrere dell’acqua, che accompagna tutta la traccia creando con la chitarra acustica un fantastico groove.

Uno dei tratti compositivi prevalenti riguarda il contrasto tra una tensione, che si accumula in crescendo, e la sua risoluzione, con cui si torna all’armonia iniziale. Una traccia significativa a questo proposito è Smoke, che termina – dopo un grande assolo – con la dissolvenza della voce e della chitarra in una calda atmosfera ambient contornata dal calmo rumore delle onde.

L’album è pervaso da un senso generale di serenità e pace, per cui mi sentirei di definirlo decisamente “luminoso”, eccezion fatta per I Hate Hate, il cui sound metal stona con il resto dei brani. Tracce come Tone Twilight Zone e Bird Watching at Inner Forest creano immagini vivide e stimolano l’immaginazione dell’ascoltatore, trascinandolo in mezzo alla natura. Anche qui risulta notevole l’abilità dell’artista di incorporare suoni naturali (in questo caso il cinguettio degli uccelli) nei brani; in particolare in Bird Watching at Inner Forest, dove il sample del loro fischio contribuisce ad un ritmo upbeat incalzante, grazie anche ad un’onnipresente chitarra acustica.

All’eterogeneità dell’album si aggiunge la meravigliosa cover di Brazil, il classico di Ary Barroso, reinterpretato in chiave robotica con una voce modificata a cui fanno da sfondo bip elettronici e un accordo di chitarra in loop. La versione di Cornelius, impregnata di malinconia e lontana dall’allegria dell’originale, appare un tributo ad un mondo musicale, quello brasiliano, dal quale trae sicuramente ispirazione (basti pensare alla bossa nova).

Il culmine si raggiunge a mio parere con Another View Point, brano oscuro e travolgente, dominato da una linea di basso prepotente ed aggressiva perfettamente amalgamata agli altri strumenti. La transizione al minuto 4:00 in cui lentamente riappare in crescendo la voce delicata presente in Point of View Point – la sua controparte eterea ed angelica – rappresenta il momento più trionfale dell’album, dal quale non potrete non farvi coinvolgere.

Point è un gioiello che ancora oggi, 17 anni dopo il suo primo rilascio, stupisce per originalità ed organicità. Sebbene alcuni possano contestarne l’eccessiva pulizia e meccanicità, l’eterogenea ricchezza di suoni e la scioltezza con cui ogni traccia confluisce in quella successiva ne fanno un ascolto estremamente piacevole, destinato a catturarvi.

 

— di Daniele Cavelli

 


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Stay tuned! (2019) – Incidenti e gag comiche in un’emittente televisiva

“Stay tuned!” (チャンネルはそのまま!, Channel wa sonomama!) è un dorama comico giapponese del 2019, tratto dall’omonimo manga di Sasaki Noriko, pubblicato dal 2008 al 2013 su Big Comic Spirits, rivista settimanale specializzata nella pubblicazione di manga seinen. La serie è stata prodotta dall’emittente televisiva giapponese HTB per festeggiare il suo 50° anniversario ed è disponibile su Netflix. È composta da cinque episodi di circa 45 minuti l’uno.

La trama si incentra su Yukimaru Hanako, ragazza ventiduenne che è stata da poco assunta come reporter per l’emittente televisiva HHTV di Sapporo, in Hokkaido. Insieme a lei sono stati assunti altri cinque giovani per lavorare in settori diversi: Yamane Hajime lavora nel settore delle notizie ed è un reporter come Yukimaru; Hanae Maki è una presentatrice televisiva; Kitagami Hayato fa parte del settore di controllo del reparto tecnologico; Hattori Tetsutarō si occupa delle vendite ed infine Tachibana Seiichi lavora nel reparto organizzativo.

La principale creatrice di gag comiche è Yukimaru. Yukimaru è la classica protagonista imbranata e ha quasi sempre qualcosa da mangiare a portata di mano. È svampita e maldestra, non è molto brava nel suo lavoro e spesso chi lavora con lei, in particolar modo il suo superiore, deve farsi in quattro per risolvere i problemi da lei creati. Fa così tanti errori da spingere i suoi colleghi a chiedersi come abbia fatto a passare ben tre colloqui ed essere stata assunta dalla HHTV. Tuttavia, ha un carattere aperto ed onesto, s’impegna sempre e, seppur il più delle volte senza successo, cerca di migliorare e porre rimedio ai guai combinati. Nella sua goffaggine, si rivela essere comunque un’importante risorsa per il lavoro alla stazione televisiva. Infatti, paradossalmente è proprio grazie ai suoi errori che spesso gli altri impiegati appena assunti maturano e migliorano nel loro lavoro.

Una nota interessante del dorama è il suo mostrare il lavoro che si cela dietro a quella che allo spettatore appare come una semplice trasmissione televisiva, includendo anche spiegazioni di termini tecnici. Lo spettatore si rende conto che dal settore vendite al reparto organizzativo, da quello di ricerca delle informazioni fino a quello della presentazione delle notizie, più settori devono cooperare in modo efficiente tra di loro per poter garantire la corretta messa in onda del programma. La brevità e l’elemento comico rendono la visione della serie leggera e piacevole. Per quanto predomini l’elemento umoristico, non mancano scene più serie, momenti di tensione e di rivalità tra diverse stazioni televisive, che stuzzicano la curiosità dello spettatore e lo portano a chiedersi cosa succederà.

— di Foschini Alice


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