Bentrovati! Questa è Meijin Film Directors, la rubrica Takamori sui registi giapponesi, e oggi vi parleremo di Miike Takashi.
Nasce nel 1960 a Yao, nella prefettura di Osaka; a 18 anni si iscrive alla scuola di cinema e televisione di Yokohama, fondata dal celebre regista Imamura Shōhei. In questo periodo comincia a lavorare come assistente volontario alla serie tv Black Jack e ad altre produzioni televisive, per poi nel 1987 diventare assistente alla regia proprio di Imamura.
In seguito Miike inizia la sua carriera nell’ambito del V-Cinema, ovvero nella produzione di film destinati all’home movie, per poi esordire sul grande schermo nel 1995 con “Shinjuku Triad Society”. Inaugura così la sua prolifica e variegata carriera da cineasta che lo consacrerà come uno dei registi cardine del genere splatter e uno dei più importanti autori nipponici viventi.
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Attori principali: Hiroshi Abe, Aya Ueto, Masachika Ichimura
Siamo a Roma nel 128 DC: Lucius Modestus è un architetto termale dedito al proprio lavoro ma privo di idee innovative per la realizzazione di nuovi progetti. Un giorno, mentre sta facendo il bagno, attraverso un buco nella vasca viene magicamente catapultato nel Giappone dei giorni nostri. Lì osserva con stupore le loro creazioni come rubinetti, specchi e il sistema a idromassaggio. Una volta tornato a Roma, memore di ciò che ha visto, apporta modifiche alle terme rendendole più moderne e funzionali. Aumenta così la sua reputazione di architetto e ottiene il riconoscimento dell’allora imperatore Adriano, il quale gli commissiona la realizzazione del suo bagno privato. Le vicende di Lucius si intrecciano con quelle di Mari, un’aspirante mangaka trasferitasi a Tokyo; accusata dal suo editore di avere scarso talento, ritorna a casa dai suoi genitori in provincia. In più circostanze incontra casualmente Lucius, come se fossero legati dal destino. La ragazza scopre l’identità di questa misteriosa persona e decide di accompagnarlo nei suoi continui viaggi tra un’epoca e l’altra, rafforzando sempre di più il loro legame.
“Se offri un rifugio per consolare l’anima allora il tuo popolo sarà felice”.
Il film è la trasposizione in live action dell’omonimo manga e rappresenta il periodo imperiale romano attraverso gli occhi del Giappone contemporaneo: due mondi molto distanti sia temporalmente sia geograficamente ma che trovano come punto di contatto l’importanza dei bagni pubblici. Per entrambi le terme sono radicate nella propria cultura e costituiscono il centro nevralgico della vita dei cittadini. Esse sono il luogo principale di aggregazione e strumento per la cura di sé stessi, aspetti ritenuti fondamentali per la società.
La storia è inoltre un invito a mettere da parte qualsiasi atteggiamento di superiorità etnica e culturale: Lucius è convinto che la grandezza di Roma sovrasti tutti gli altri popoli, compresi i cosiddetti “occhi allungati”. Ma è grazie all’emulazione delle tecnologie giapponesi che è riuscito a rimodernare le terme romane. Il protagonista progressivamente mette da parte il proprio orgoglio realizzando che la grandezza di Roma sta anche nell’essere in grado di lasciarsi contaminare da altre culture.
Nell’opera di Takeuchi troviamo tanti elementi in perfetto equilibrio tra di loro: fedeli ricostruzioni storiche, salti spazio-temporali, musica lirica, metanarrazione, gag surreali e storie d’amore. Tutto ciò rende il film divertente, assurdo e assolutamente godibile.
Oggi parleremo di Kigeki Aisai Monogatari, anche noto come “A beloved wife”, una commedia del 2019 diretta da Adachi Shin. Il film tratta di Gota, un uomo sposato con sua moglie Chika da ormai dieci anni, che tuttavia sta passando assieme a lei un periodo molto duro e privo di affetto nella loro vita matrimoniale. Nonostante i tentativi di Gota di migliorare la situazione, Chika rimane fredda, in quanto lei non ritiene che il lavoro da sceneggiatore di Gota porti a casa abbastanza soldi.
Tuttavia, la situazione comincia a cambiare quando a Gota viene offerto di scrivere una sceneggiatura che lo porta a viaggiare nella prefettura di Kanagawa. Lui riesce a convincere Chika e la figlia Aki a seguirlo e durante questo viaggio di famiglia tenteranno di ricostruire i rapporti. Kigeki Aisai Monogatari è una pellicola tratta da un libro scritto dal regista stesso, che vi ha inserito abbastanza elementi della propria vita da rendere il film un lavoro semi-autobiografico.
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Parlando di J-pop e J-rock non si possono non citare i King Gnu, una tra le band giapponesi emergenti più di successo dell’ultimo decennio. Nascono nel 2013 dalla mente del chitarrista e voce principale del gruppo Tsuneda Daiki, che battezzò la band dapprima con il nome “Mrs.Vinci”, salvo poi nel 2017, con il graduale inserimento degli attuali altri tre membri del gruppo, cambiarne il nome in King Gnu.
Il gruppo aveva già acquisito un certo successo con I precedenti album Tokyo Rendez-Vous (2017) e Sympa (2019) ma è con il loro ultimo album Ceremony uscito nel 2020, che il gruppo compie il vero salto qualitativo, arrivando in quell’anno a piazzarsi sesti nella classifica degli album più venduti in Giappone, e decimi a livello di vendite mondiali.
L’album, così come la loro musica, è un misto eclettico di vari generi musicali tra cui J-rock, J-pop, Pop rock, elettronica, che permettono al gruppo di spiccare per la loro creatività e originalità nel creare arrangiamenti musicali unici e sperimentali che emanano una forte energia e vivacità.
Ceremony nello specifico è composto da 12 tracce, di cui una intro e una outro. Tra queste spiccano diversi brani tra cui:
Teenager Forever, dal tono vibrante, energico, scanzonato, analizza temi legati all’adolescenza e alla transizione verso l’età adulta, caratterizzati da numerose incertezze verso il futuro e verso le proprie capacità di affrontarlo. La canzone però invita, con il suo tono leggero e scanzonato, a soppesare meno tali preoccupazioni e a focalizzarsi invece sul presente e sulle piccole cose, che dopotutto, sono ciò che veramente ci possono rendere felici.
Hakujitsu (白日), in assoluto la hit per eccellenza del gruppo con oltre 162.300.00 ascolti su Spotify, e non a caso, visto che è probabilmente il vero fiore all’occhiello di Ceremony, che mescola un sound emotivo, ma allo stesso tempo coinvolgente, energico e incredibilmente catchy, e che rappresenta un’ode all’ottimismo invitando l’ascoltatore a guardare al futuro con speranza e positività, nonostante gli ostacoli che inevitabilmente ci saranno e i rimpianti passati.
Hikōtei (飛行艇), dal sound più potente e ambizioso dei brani precedentemente citati, invita l’ascoltatore ad alzarsi metaforicamente in volo, come un idrovolante, lasciandosi trasportare dal vento e dal vasto cielo, metaforicamente rappresentati come un’opportunità di libertà e realizzazione personale che si può attuare solo esplorando l’ignoto e abbracciando le incertezze del futuro. L’invito è quello di “Rock your life” ovvero di vivere la propria vita con passione ed entusiasmo, abbracciando la vita e ciò che comporta senza timore delle proprie imperfezioni e di godere sia dei successi che dei fallimenti.
In generale i King Gnu rappresentano una pietra miliare del panorama J-rock e J-pop contemporaneo, rientrando sicuramente di pieno merito tra le band giapponesi emergenti più interessanti degli ultimi anni. Per tale ragione invitiamo i nostri lettori a farsi un favore e a fiondarsi subito all’ascolto, nonché invitiamo a “Rock your life”! In pieno stile King Gnu.
Benritrovati! Questa è Meijin Film Directors, la rubrica Takamori sui registi giapponesi, e oggi continuiamo a parlarvi di Ogigami Naoko.
“Yoshino’s Barber Shop” del 2004 sancisce l’esordio di Ogigami. La pellicola mostra già una certa maturità artistica, in particolare nel trattare temi caldi del macrocosmo giapponese. La storia ruota attorno ad un gruppo di bambini, abitanti di un piccolo paesino, e al nuovo arrivato Yasuke, che turberà la monotonia della comunità. La regista si confronta con la tradizione e la sua supposta autorevolezza che, in mancanza di un pensiero critico, si trasforma in omologazione.
Tre anni dopo la cineasta dirige “Megane”, un ritratto di vite immerse nella candida bellezza di un’isola del Sol Levante, fuori dal tempo e dallo spazio. Trascendendo l’approfondimento dei personaggi e una vera e propria linea narrativa, gli spettatori vengono invitati a prendere tempo per se stessi, tornando a respirare e riflettere, cercando di alleviare l’angoscia che permea la frenetica vita d’oggi.
L’ultimo film è “Close-Knit” del 2017, in cui la regista pone al centro la discriminazione di genere vista sia dagli occhi di una donna transessuale che di una bambina. Uno dei primi film a trattare la transessualità in Giappone che, alternando scene comiche a momenti più crudi, mostra una società spietata intenta a colpire silenziosamente la diversità.
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