Autore: Mishima Yukio
Traduzione: Giorgio Amitrano
Editore: Feltrinelli
Edizione: 2022
Scritto nel 1968 da Mishima Yukio, Vita in vendita (命売ります, Inochi urimasu) viene originariamente pubblicato a puntate sulla rivista popolare Weekly Playboy e nasce in un periodo particolarmente controverso per l’autore il quale, nello stesso anno, viene candidato al Premio Nobel per la letteratura. Il romanzo si presenta come una sorta di esperimento narrativo dai toni pulp, satirici, talvolta grotteschi, costruiti intorno a una costante ricerca di abbandono. Una ricerca che si rivela essere profetica in quanto, solo due anni dopo, Mishima si toglie la vita commettendo seppuku, il suicidio rituale dei samurai.
Ed è proprio in questo modo che si apre il romanzo: con un suicidio che, tuttavia, fallisce. Hanio, un giovane copywriter di Tokyo, si trova davanti a una lugubre allucinazione leggendo il giornale, un’azione banale e di routine che, in modo del tutto irrazionale per chi lo circonda, rende quella stessa routine priva di ogni senso. Risvegliatosi in un’ambulanza dopo il tentativo fallito, Hanio torna a casa, scosso, ma abbastanza lucido da prendere una decisione destinata a cambiare per sempre la sua esistenza. Copywriter di mestiere, sfrutta le sue doti e pubblica sul giornale un annuncio tanto macabro quanto allettante: “Vita in vendita. Chiunque ne abbia bisogno, si faccia avanti. Prezzo trattabile.”
Da quel momento, una serie di personaggi bizzarri e tragicamente comici iniziano a bussare alla sua porta, pronti ad acquistare la sua esistenza alla stessa stregua di un mero prodotto commerciale. Tuttavia, a differenza degli oggetti messi in vendita, Hanio, che ha oramai spogliato la sua vita di qualsiasi senso, non ha il desiderio di assegnare a quest’ultima nemmeno un valore economico. Si affida alla discrezione dei suoi clienti i quali, per qualche migliaio di yen, presentano al giovane richieste tanto pericolose quanto assurde, tra gangster, vampire, agenzie segrete e carote al cianuro di potassio.
Dietro la patina quasi pulp che avvolge l’intreccio, il romanzo cela un continuo interrogarsi sul senso della vita. Hanio, che decide di offrire la sua al migliore acquirente, affronta ogni missione col sangue freddo di chi ha già visto la morte in faccia e desidera ardentemente ricongiungersi ad essa. Eppure, ogni incarico che dovrebbe condurlo alla fine si risolve in un’imprevista salvezza, come se la vita stessa, nonostante tutto, continuasse a riaffermare il proprio valore, al di là di ogni intenzione e annullamento. Attraverso situazioni al limite del paradossale, Mishima costruisce una critica feroce alla società moderna, alienata, iper-produttiva e che sembra aver perso il proprio scopo tanto da fare sembrare la morte una fine più gloriosa di una monotona, anonima quotidianità.
Lo stile è semplice, fluido, con capitoli brevi e talvolta comici dove i personaggi secondari, volutamente stereotipati, contrastano con l’ambigua e sfuggente figura del protagonista, il quale si colloca in una posizione difficile da giudicare. Né bianco, né nero, una tela dipinta di grigio che, nella sua apparente vacuità, ci spiazza con una tacita domanda: cos’ha di speciale l’uomo, se anche la vita può divenire merce di scambio?
Recensione di Rachele Cesarini
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