Bentornati per il secondo appuntamento alla scoperta del regista Nakamura Yoshihiro. Questa è Akushon, la rubrica dei registi di JFS! Seguiteci!

Il primo girato di cui vi parliamo oggi si chiama Jaaji no futari, o The Two in Tracksuits. In questo film del 2008, i protagonisti sono un padre e un figlio, interpretati rispettivamente da Ayukawa Makoto e Sakai Masato. Entrambi i personaggi sono in crisi nelle relative coppie e sfuggono alla morsa della canicola di Tokyo rifugiandosi in una dimora di famiglia tra le montagne, nella prefettura di Gunma. Nei meandri di questa grande casa immersa nella foresta, lasciata ordinata e pulita dalla defunta nonna, viene alla luce un vecchio scatolone, pieno di tute da ginnastica. Potremmo pensare che queste tute riesumino particolari ricordi, ma in realtà sono solo un oggetto di comfort, quasi una coccola da dedicarsi quando la vita si fa più ostica, tra un divorzio e un lavoro perso o insoddisfacente. Sono anche il simbolo del ricongiungimento dei due protagonisti nella difficoltà e di un’attitudine più spiccata alla “slow life”, di cui godono insieme e in cui risalta il loro legame, che potrebbe apparire alle volte superficiale, ma che ben si palpa nell’aria, nell’atmosfera creata, e che spesso non necessita di parole ma di intese.

In Golden Slumber del 2010 il richiamo all’omonima canzone dei Beatles è immediato. Di fatto, questa canzone assume un ruolo importante nella storia, non solo come colonna sonora, ma anche in qualità di mezzo di progressione della trama. Aoyagi, interpretato dal già citato Sakai Masato, è un fattorino qualsiasi della città di Sendai, nel nord dello Honshuu. E’ salito alla ribalta delle cronache qualche anno prima, quando ha salvato da un’aggressione una famosa idol. Proprio questo suo atto di eroismo finirà per coinvolgerlo in maniera indiretta e rocambolesca nell’attentato alla vita del premier giapponese in carica. Quando Aoyagi comprende che la sua vita è realmente in pericolo e che l’altro finale più probabile oltre alla morte è l’ergastolo, decide di lottare usando l’ingegno. E’ qui che i contatti si rivelano nella loro vera natura: affidabili e sicuri o incerti e addirittura nocivi? In un particolare mix di ironia, colpi di scena e adrenalina il film supera tranquillamente le due ore senza mai calare di ritmo e l’intrattenimento è assicurato.

In The Snow-White Murder Case, film del 2014, Una giornalista intraprendente inizia una sua personale indagine sul caso della morte di Noriko Miki, un’ex impiegata in una società di cosmetici. Quella che la giornalista svolge però non è un’indagine tradizionale, bensì ella posta ogni suo sospetto o scoperta su Twitter, avvicinandosi sempre di più ad una timida collega della vittima, Jono Miki. Nella pellicola il regista vuole rappresentare un classico mistero, fatto di crimini, tradimenti e menzogne, ma molto legato alla realtà di oggi, una realtà sempre connessa e con nuove vere e proprie regole sociali; senza però cadere nella trappola dello stereotipo del mondo dei social.

Arriviamo all’ultimo film di oggi, Shinobi no Kuni, del 2017. Siamo negli anni dell’unificazione del Giappone, un’epoca di guerre ed eccessive violenze dove la calma non era assolutamente di casa. Qui troviamo Mumon, un ninja della provincia di Iga. Mumon è un uomo molto pigro e combatte soltanto per ottenere denaro per dare alla moglie una vita migliore. Si da il caso però che egli sia il miglior ninja di tutta la provincia e questa sua abilità, insieme al suo menefreghismo molto sfaccettato, lo porterà ad immischiarsi in intrighi e combattimenti decisamente non alla sua portata. In questa pellicola Nakamura cerca di donare a quello che fondamentalmente è un live action una caratterizzazione dei personaggi molto accurata e complessa senza rinunciare però alla leggerezza che un film del genere può regalare allo spettatore.

E anche per Nakamura Yoshihiro è tutto! Potete guardare il nostro video qui. Se volete scoprire nuove curiosità sui registi Giapponesi ci vediamo tra due mercoledì con Akushon!