Eccoci alla puntata numero 2 su Miki Satoshi, noi siamo l’associazione Takamori e questa è Akushon, la nostra rubrica dei registi! Si parte!

In Za Pūru è un film del 2005, prima prova al lungometraggio del regista comico Miki Satoshi. La storia si basa sulla serie di racconti brevi scritti da Okuda Hideo e che hanno per protagonista lo psichiatra Irabu Ichirō. Interpretato dal comico Suzuki Matsuo, il protagonista è un eccentrico dottore che svolge le sue consulenze nel seminterrato dell’ospedale diretto dal padre. Gli si presentano tre casi clinici: quelli di Kazuo, Tetsuya e Suzumi.  Chi è ossessionato dall’idea di dover fare un’ora in piscina tutti i giorni della propria vita, chi è sconvolto da un’erezione permanente, chi non può allontanarsi da casa per timore che il gas resti acceso: i 3 pazienti portano le loro manie alle attenzioni del medico, che troverà per loro le soluzioni più disparate e antiscientifiche, non astenendosi dall’irriderli. La narrazione di Miki ha un che di giocoso e il film raramente lascia cadere l’attenzione dello spettatore, con interessanti angoli di ripresa e grazie alla prova eccellente di Suzuki Matsuo nei panni dello psichiatra, che mette in ombra i seppur capaci attori che interpretano i pazienti da lui visitati.

Seguiamo con Ore, ore!, in traduzione inglese It’s me, it’s me!, uscito nel 2013. Il protagonista Hitoshi, impersonato da Kamenashi Kazuya, famoso idol giapponese, è un ventenne con un sogno, quello di diventare un fotografo, che ha tuttavia sepolto nel cassetto e conduce l’esistenza di un qualsiasi commesso di un negozio di elettronica. Casualità vuole che, irritato da un cliente, egli entri in possesso del suo cellulare e lo utilizzi per far andare in porto una truffa. Da quel momento in poi, la sua esistenza cambia e comincia un potente gioco di maschere: i furti di identità si susseguono uno dietro l’altro e il giovane commesso Hitoshi ne è carnefice e vittima molteplici volte. I vari ego si fronteggiano o si aiutano, mentre l’identità del protagonista si frammenta in una miriade di storie, scambi, delusioni e difficili accettazioni di se stessi e dell’altro.

Continuiamo con Damejin, uscito nelle sale giapponesi per la prima volta nel 2006. Ryosuke, interpretato da Satō Ryūta, accompagnato da due suoi amici in una sorta di esplorazione di una cava, incontra una strana figura che gli dice che per salvare il mondo dovrà recarsi in India. Non sarebbe un compito difficile, se non fosse che i tre sono persone tutt’altro che intraprendenti e soprattutto dovranno buttarsi per la prima volta nell’impegno del lavoro dovendo racimolare un milione di yen per arrivare a destinazione. Nonostante il film sia del 2006, la sua lavorazione risale al 2002; in un Giappone in pieno collasso economico. Questo aspetto è molto presente nei personaggi, che sono tutti quanti dei soggetti molto eccentrici accomunati da una perdita della speranza totale nella società che li circonda. 

Infine vi parleremo di Ten Ten, in traduzione inglese Adrift in Tokyo, uscito nel 2007. Takemura è uno studente senza famiglia e senza amici con un debito molto grande sulle spalle. Quando Fukuhara, colui che dove va riscattare il debito, va da lui per dargli un ultimatum gli fa un’offerta: per riscattare il debito dovrà accompagnarlo in giro per Tokyo. I due quindi iniziano un tutt’altro che breve viaggio per la metropoli, scoprendo anche il crimine commesso da Fukuhara prima di incontrarlo. Durante questo singolare viaggio i due incontreranno e si si scontreranno con svariate personalità, trovando quasi un rapporto di amicizia.

Per oggi è tutto! Potete guardare il nostro video qui e se volete scoprire altre curiosità sul cinema giapponese e i suoi registi continuate a seguirci! Ci vediamo l’anno prossimo con Akushon!