Le Afrirampo ((あふりらんぽ, Afuriranpo) sono un duo proveniente da Osaka formatosi nella primavera del 2002.
Formato da Oni (chitarra, voce) e Pikachu (batteria, voce), vantano di una notorietà anche al di fuori dell’arcipelago giapponese, avendo aperto concerti in America dei Sonic Youth e Lighting Bolt . Nel 2005, inoltre, partecipano all’ All tomorrow’s parties, un festival di musica d’avanguardia, e si uniscono a Yoko Ono nella sua performance finale.
Con 11 album in studio, tra cui una collaborazione con gli Acid Mothers Temple, (We are Acid Mothers Afrirampo!, 2005), si sciolgono nel 2010 dopo aver rilasciato We are uchu no ko (che approfondiremo oggi), per poi riunirsi nel 2016. Nel settembre 2018 pubblicano Afriverse, il primo album dopo 8 anni.

La musica delle Afrirampo è eclettica e non definibile entro spazi musicali precisi, ma così d’impatto che è stata definita “meteorica”, soprattutto a causa dell’energia e presenza scenica di Oni e Pikachu.
Ovviamente non possono non essere riconosciute influenze dalla musica rock psichedelica e noise, individuabili in suoni distorti e lunghi e complessi blocchi di assoli, quasi come se stessero improvvisando.
Un’altra peculiarità dello stile delle Afrirampo è la presenza di suoni gutturali, grida, versi di animali, onomatopee.

Titolo: We are uchu no ko
Anno di rilascio: 2010
Casa discografica: Supponpon
Tracce: 9
Durata: 65 mn

Tracklist:

Disc 1

  1. Mirakuruo rakki garuzu
  2. Sore ga Afrirampo
  3. Touzainanboku
  4. Umi
  5. Egoroshima
  6. Waitoo
  7. Yaayaaee

Disc 2

  1. Sunwave Dance
  2. Hoshi no Uta ~pikauniverse~

Il disco si apre con l’esplosione di Mirakuruo rakki garuzu, prettamente hard rock, senza parti vocali particolarmente melodiche. Sore ga Afrirampo invece parte un po’ come antitesi della prima, partendo gradualmente da un assolo di batteria e saltando per i 7 minuti seguenti da parti rock melodiche a distorsioni e suoni vocalici tipici del gruppo. Segue Touzainanboku, garage rock perforante. Nel senso che ti perfora i timpani ma poi non puoi più smettere di ascoltarla.
Umi e Yaayaaee sono invece le tracce in cui è chiara l’influenza musicale africana ereditata da un viaggio che le due artiste hanno compiuto nel 2004 a Camerun, dove hanno vissuto con la tribù dei Pigmei. Bonghi, suoni di giungla e ritmi tribali, insieme a riff possenti di chitarra, sono chiaramente distinguibili. Egoroshima presenta invece suoni più eterei e specificatamente orientali. La penultima traccia, Waitoo, è l’unica ballata presente nel disco che mescola suoni che sembrano provenire da altre dimensioni spaziali.
Nel secondo disco sono presenti tracce soliste di Oni e Pikatchu, entrambe estremamente emozionanti, specialmente Hoshi no Uta ~pikauniverse~, una ninna nanna che ti culla alla fine di questa esperienza musicale assolutamente indimenticabile.

— recensione di Anna Maria Meccariello.