Ichiko Aoba (青葉市子), nata nel 1990 a Urayasu, nella prefettura di Chiba, è una cantautrice giapponese.
Esordisce nel 2010 con l’album Kamisori Otome e da allora ha pubblicato 6 album:

-Origami (檻髪), 2011
-Utabiko (うたびこ), 2012
-0, 2013
-Mahoroboshiya (マホロボシヤ), 2016
-Qp, 2018
-Windswept Adan (アダンの風), 2020

La sua produzione è prettamente folk e ambient, con sfumature pop/rock. Tratti distintivi quali chitarra classica onnipresente e voce delicata ed eterea la rendono un’artista unica nel panorama musicale giapponese. Come affermato da lei stessa, la sua musica è ispirata dalle colonne sonore Disney e dello Studio Ghibli, e trae l’ispirazione per i suoi testi dai suoi sogni.
Vanta inoltre di importanti collaborazioni: Ryuichi Sakamoto, Haruomi Hosono, Cornelius sono solo alcuni tra questi. Oltre a produzioni musicali proprie, ha creato musiche per videogiochi, anime e teatro.
Oggi parleremo del suo ultimo album, Windswept Adan, pubblicato nel 2020 per la prima volta sotto la sua etichetta musicale hermine.

Ci sono stati molti pareri discordanti su quest’album, da molti accolto positivamente, da altri, come i fan di lunga data della cantautrice, è invece visto come troppo distante dalla sua solita produzione.
Infatti, Windswept Adan per molti versi si avvicina ad essere un album più experimental che tradizionalmente folk, ma in realtà non è altro che un punto di forza per essere considerato uno dei migliori dischi ad essere pubblicati nel 2020.
Titolo: Windswept Adan (アダンの風)
Anno di rilascio: 2020
Etichetta: hermine
Tracce: 14
Durata: 50 minuti

Tracklist

1. Prologue
2. Pilgrimage
3. Porcelain
4. Horo
5. Easter Lily
6. Parfum d’étoiles
7. Kirinaki Shima
8. Sagu Palm’s Song
9. chinuhaji
10. Chi no Kaze
11. Hagupit
12. Dawn in the Adan
13. ohayashi
14. Adan no Shima no T anjyosai

L’album si apre con Prologue, 4 minuti e 55 di una magia di suoni perfettamente sovrapposti: l’organo, il flauto, la sua voce che risuona in lontananza, il tutto avvolto dal suono delle onde del mare. Suoni registrati da lei stessi, nella costa Honohoshi dell’isola subtropicale di Amami. Il mare che non è altro il concept di tutto l’album, a partire dalla stessa copertina e dal fatto che riesce a cullarti e quasi ti porta in un viaggio subacqueo, ovattando il mondo esterno. Il disco vede intramezzi strumentali, come nel caso di Parfum d’étoiles, chinuhaji fino ad arrivare a  ohayashi, che vanno a creare un vero e proprio climax.
Horo e Kirinaki Shima vedono vocalizzi a cappella e suoni effimeri, e tracce come Pilgrimage, Porcelain e Easter Lily sfociano nel chamber folk con delicati suoni di chitarra e percussioni non proprio convenzionali; con Sagu Palm’s song e Dawn in the Adan ritroviamo i suoni propri della cantautrice che rimandano ai dischi precedenti.
In Chi no Kaze e Hagupit, la delicata presenza di chitarra e violini e gli estesi vocalizzi ci preparano all’ultima traccia dell’album, Adan no Shima no Tanjyosai. Inizialmente c’è solo la presenza della voce e la chitarra che l’accompagna, ma presto viene affiancata da archi, poi flauti: ogni strumento si sovrappone discretamente fino a quando tutto finisce con il suono delle onde.
Inizia col mare, finisce col mare, ma la voglia di immergersi e riascoltarlo, quella non finisce.

 

—recensione di Anna Maria Meccariello.