“Il quaderno canguro” racconta le vicende di un impiegato che si risveglia con le gambe ricoperte di germogli di daikon. Come avviene nella “Metamorfosi” di Kafka, l’incipit coincide con l’emergere di un lato mostruoso inspiegabile nel protagonista. Di lui non sappiamo nulla se non il fatto che stava lavorando allo sviluppo di un nuovo prodotto da proporre alla sua azienda: un quaderno canguro. Il suo progetto non verrà però mai realizzato. La malattia sconosciuta porta infatti il protagonista a non presentarsi in ufficio per rivolgersi ad una clinica. Durante l’anestesia necessaria all’operazione per asportare i germogli, all’uomo iniziano ad apparire visioni e gradualmente l’elemento onirico inizia ad avere il sopravvento sulla realtà. Il letto ospedaliero si anima portandolo verso il Sanzu: il fiume dell’oltretomba buddhista.
Intraprende così un viaggio lungo le rive dell’Aldilà che ricorda quello dantesco. Tuttavia, mentre nella Divina Commedia Dante esplora un mondo gerarchizzato e ordinato logicamente, il protagonista del quaderno canguro si perde in un’atmosfera onirica e apparentemente irrazionale che lo porterà ad incontrare demoni bambini, un’infermiera libellula, calamari esplosivi e un americano esperto di arti marziali.

Nelle vicende di quest’uomo-vegetale che non riesce ad orientarsi in una realtà assurda e incomprensibile, l’alienazione emerge come tema centrale. Tale elemento, infatti, permea profondamente altre opere di Kōbō Abe come i romanzi “la donna di sabbia”( 砂の女), “le balene corrono verso la morte” (死に急ぐ鯨たち) e le drammaturgie “L’uomo divenuto bastone” (棒になった男) e “Tomodachi” (友達 ). Kimifusa Abe, con lo pseudonimo di Kōbō Abe, fu uno scrittore, poeta, drammaturgo, regista, fotografo e fondatore della compagnia ” Abe Kōbō studio” che rese l’arte uno strumento per esplorare la realtà anche nei suoi aspetti più surreali ed astratti.

Questo libro, rappresenta il trionfo dell’irrazionale sulla struttura convenzionale del testo configurandosi come un labirinto narrativo articolato in libere associazioni che procedono per immagini.

Leggere “Il quaderno canguro” è come intraprendere un viaggio nel mondo dei sogni dell’autore. Sogni, che non seguono una struttura ben definita e che hanno una loro logica segreta. Il lettore, pur rimanendo in un primo momento sommerso dalle vicende surreali, quando accetta le regole del gioco letterario rinunciando di comprendere lo schema su cui si regge il romanzo, rimane affascinato dalle immagini oniriche ma precise che l’autore costruisce pagina per pagina.

—recensione di Benedetta Pigoni.