Abbiamo parlato con Tsukamoto Shin’ya, la vera star di Silence di Martin Scorsese. Questo è un film che tratta della purezza della fede, della sua -nel bene o nel male- irremovibilità e la sua resistenza agli attacchi. E nessuno dei suoi personaggi possiede una fede così adamantina come Mokichi, un contadino la cui fede sostiene il protagonista Rodrigues (Andrew Garfield) per la maggior parte del film. Le prestazioni di Garfield e di Adam Driver sono notevoli, ma è stata quella di Tsukamoto Shin’ya, nel ruolo di Mokichi, che mi ha sorpreso nel corso di quella che è stata un’intensa esperienza visiva. Mokichi, un povero paesano nel Giappone del 17esimo secolo, è un uomo stremato che viene ulteriormente segnato quando gli viene chiesto di rinunciare alla sua fede. Interpretarlo è stata una sfida e ha richiesto una buona dose di concentrazione a Tsukamoto.
Quando ero sul set a Taiwan non sono mai andato a visitare il luogo” mi ha detto, “ero molto determinato. Un contadino a quei tempi non avrebbe mangiato bene, quindi ho dovuto perdere molto chili, inoltre parlare inglese (seconda lingua di Shin’ya) portando un paradenti che faceva sembrare i miei denti rovinati era estremamente difficile. Ma preparare il corpo in quel modo mi ha aiutato veramente a creare lo spirito e la mente del personaggio“.
Mokichi e Rodrigues formano un legame solido nel film, e Tsukamoto sapeva che sarebbe stato importante che lui e Garfield facessero la stessa cosa sul set. “Ho fatto del mio meglio per sviluppare un rapporto stretto con Andrew” ricorda,“sul set eravamo davvero calati nella parte e anche se la videocamera inquadrava Andrew ed era dietro la mia testa (per un primo piano su Garfield) ho dato veramente il massimo per fare in modo di poter comunicare emotivamente con Andrew, perché ho capito che il legame tra Mokichi e Rodrigues era cruciale per la trama”. Lo stesso Tsukamoto è un prolifico regista ed è diventato un artista di culto tramite i film della serie Tetsuo, ma non ha avuto problemi a togliersi il cappello da regista e a recitare da solo – specialmente per un regista che ammira come Scorsese, che ha infuso molta passione in un progetto come Silence.
Marty era veramente tenace sul set” dice “girava molte volte finché non era completamente convinto del fatto che tutti i membri del cast avessero dato il massimo. E’ stato veramente un progetto appassionante. E lui è molto passionale”. 
Una delle scene più brutali del film (attenzione allo spoiler) vede Mokichi legato ad una croce e soggetto alle onde dell’oceano fino alla morte. Anche se non fu mai in pericolo, Tsukamoto fu veramente sbattuto dalle onde in quella che fu una scena spaventosa e difficile. “Per le onde basse abbiamo girato le scene su una spiaggia vera, sull’oceano, ma per le onde alte sarebbe stato troppo pericoloso quindi abbiamo girato in una piscina che può generare delle onde e controllare la loro altezza”.E’ stata una scena fisicamente impegnativa perchè le onde erano alte come si vede nel film e in mezzo a queste dovevo capire come recitare la battuta successiva. E’ stata una scena piuttosto spaventosa”.
La fede ha un ruolo assolutamente centrale in Silence, ma l’attore e regista ritiene che sia davvero un’esperienza dalla quale anche i non credenti possono imparare e trarre beneficio.“Silence parla di qualcosa di più grande che riguarda l’umanità” dice lentamente, soppesando le parole. “Nel corso dei secoli ci sono sempre state delle persone che hanno sofferto per delle religioni o dei movimenti intellettuali e ci sono sempre state delle persone che le hanno perseguitate facendo uso della violenza. E’ successo all’epoca in Giappone ma succede anche al giorno d’oggi, quindi è un avvertimento. Pone una domanda al pubblico moderno narrando la storia di un gruppo di persone che crede in qualcosa, che ha una fede incrollabile, e delle persone che cercano di sopprimerle con la violenza. Quindi, penso che ciò vada al di là della religione”.
(Christopher Hooton – adattato da The Indipendent)