Autore: Murakami Haruki
Titolo originale: スプートニクの恋人 (Supūtoniku no koibito)
Editore: Einaudi
Collana: Super ET
Traduzione: Giorgio Amitrano
Edizione: 2013
Pagine: 216

 

Nella primavera del suo ventiduesimo anno, Sumire si innamorò per la prima volta nella
vita. Fu un amore travolgente come un tornado che avanza inarrestabile su una grande
pianura. Spazzò via ogni cosa, trascinando in un vortice, lacerando e facendo a pezzi tutto
ciò che trovò sulla sua strada, e dietro non si lasciò nulla. Poi, senza aver perso nemmeno
un grado della sua forza, attraversò il Pacifico, distrusse senza pietà Angkor Wat e
incendiò una foresta indiana con le sue sfortunate tigri. In Persia si trasformò in una
tempesta del deserto e seppellì sotto la sabbia un’esotica città-fortezza. Fu un amore
straordinario, epocale. La persona di cui Sumire si era innamorata aveva diciassette anni
più di lei ed era sposata. E come se non bastasse, era una donna. È da qui che tutto
cominciò, ed è qui che tutto (o quasi) finì.

La trama

Come si evince dall’incipit del romanzo, La ragazza dello Sputnik racconta la storia di
Sumire, una ragazza poco più che ventenne, con una passione per la generazione Beat e
la scrittura, nonostante non riesca a finire di scrivere nessuno dei libri che inizia.
La storia viene raccontata da un suo amico, innamorato di lei ma non ricambiato.
Sumire è invece innamorata di Myū, un’imprenditrice di origini coreane, di quasi vent’anni
più grande. Anche Myū prova interesse per Sumire, ma c’è qualcosa nel suo passato che
la rende incompleta e le impedisce di amarla come Sumire vorrebbe.
Sumire inizia a lavorare per Myū, e la segue nei suoi viaggi in Francia, Italia e
Grecia, dove improvvisamente scompare. Myū decide quindi di contattare l’amico di
Sumire per avere un aiuto nelle ricerche, e lui si precipita lì. È così che viene a
conoscenza del passato di Myū, fondamentale per intuire dove si trovi Sumire.

Amori, silenzi

Il filo conduttore del romanzo è sicuramente l’amore non corrisposto, che accomuna
tutti e tre i personaggi principali, seppur abbia effetti diversi su ognuno di loro. Se Sumire
mantiene la sua spontaneità e il suo cinismo, e cerca di includere Myū nella sua vita in un
modo o nell’altro, il suo amico è perfettamente conforme alla società, fino a chiudersi
completamente su sé stesso, incapace di esprimere i propri sentimenti. Myū ha invece una
totale inettitudine per l’amore, soprattutto quello fisico.

Murakami racconta la solitudine e l’incomunicabilità dei protagonisti senza mai
renderla esplicita, facendola percepire al lettore tramite dialoghi e silenzi. Il risultato è la
sensazione di essere sospesi, senza avere la certezza di aver compreso a fondo i
personaggi, così come non arrivano mai a comprendersi del tutto tra di loro: si sfiorano,
ma senza afferrarsi mai, continuando a vagare ognuno lungo la propria orbita. Potrebbero
completarsi a vicenda, forse, se solo ci provassero abbastanza, ma non succede mai.

Il finale è l’elemento più controverso: quando Sumire scompare, il narratore
suggerisce che si trovi in un mondo parallelo, dove Myū non è stata cambiata dal suo
passato. Sarà davvero così? Le sarà possibile fare ritorno?

 

— recensione di Giorgia Caffagni.