Regia: Ōbayashi Nobuhiko
Durata: 112 min
Anno di uscita: 1985
Attori principali: Tomita Yasuko, Omi Toshinori, Fujita Yumiko

Lonely Heart è l’ultimo film della trilogia di Onomichi di Ōbayashi Nobuhiko, nella quale tutte e tre le pellicole sono ambientate nella sua città natale, Onomichi. Questa volta Ōbayashi sceglie di portare sul set un’attrice famosa al tempo, Tomita Yasuko, nel duplice ruolo di una timida ragazza delle superiori e un misterioso spirito soprannominato appunto “Lonely Heart”.

Il protagonista del film è Inoue Hiroki (interpretato da Omi Toshinori), un normalissimo ragazzo delle superiori che passa la maggior parte del suo tempo con due suoi amici,cacciandosi spesso nei guai e facendo scherzi come tutti i ragazzi della sua età. Hiroki non è un ragazzo come gli altri però, il padre è un monaco buddhista e insieme al figlio e all’energetica moglie vive nel tempio del paese.

Hiroki è appassionato di fotografia e attraverso il potente obiettivo della sua fotocamera osserva spesso una ragazza dall’aria malinconica mentre, nel doposcuola, rimane sola asuonare il pianoforte. Il ragazzo le affibbia quindi il soprannome “Lonely Heart”. Il giovane è scioccato quando uno spirito dalle stesse sembianze della fanciulla comincia ad apparireattorno a lui, causando scompiglio nella sua vita.

Nonostante tutto il film sia colmo della nostalgia malinconica tipica di Ōbayashi, viene lasciato ampio spazio per le bizzarre marachelle dei tre adolescenti. La stessa “Lonely Heart” appare vestita con un misto di indumenti da clown e un trucco da mimo, come se fosse appena uscita da un film in bianco e nero.

La musica di Chopin, e in particolare il brano “Farewell”, fa da sfondo a tutta la pellicola: aggiunge alla malinconica storia d’amore di Hiroki un’intensità particolare che ne risalta i toni più nostalgici. Nel racconto vediamo l’accettazione della perdita di un amore ormai lontano che lascia profondi solchi anche a distanza di anni. Il film è da intendersi come un ultimo saluto alla giovinezza con uno sguardo particolare nei confronti dell’infelicità e delrimpianto che rimangono anche dopo aver detto addio a quei tempi.

Recensione di Emma Dal Degan