Hamaguchi Ryūsuke Parte 2 || Akushon! – I registi di JFS

Bentrovati! Questa è Akushon!, la rubrica di associazione Takamori sui registi giapponesi. Oggi torniamo a parlare di Hamaguchi Ryūsuke con la seconda parte del nostro approfondimento.

Happīawā (Happy hour) è un film drammatico del 2015 che racconta di quattro amiche Jun, Akari, Sakurako e Fumi alle prese con compagni mediocri e prepotenti. Jun è la prima che cerca di uscire fuori da un rapporto di coppia gelido chiedendo il divorzio, e nonostante la sorpresa iniziale delle tre amiche, poco a poco anche loro di riflesso iniziano a ripensare alle loro condizioni matrimoniali. La assistono in tribunale durante un processo già perso in partenza e dopo ciò decidono di concedersi un viaggio ai bagni termali di Arima, ma qui Jun sparisce misteriosamente. Da questo momento in poi si scateneranno una serie di eventi inaspettati nella vita delle tre donne rimaste. Happīawā è un film che segue la storia di un gran numero di personaggi, in una narrazione che segue le loro vite per un periodo piuttosto lungo, e che non cerca di contenere gli eventi ma di raccontarli con tutto il tempo necessario. Tema centrale è la condizione femminile, fatta di soprusi e sottomissione, tramite le quattro protagoniste vengono raccontate vite di donne cariche di oneri e con uomini completamente indifferenti, pronti a scaricare ogni colpa su di loro in caso di difficoltà, come succede nel processo di Jun. Dunque è evidente come nonostante ci troviamo nel Giappone contemporaneo la parità dei sessi è ancora ben lontana da raggiungere.

Ora due parole su Netemo Sametemo, un film drammatico del 2018 tratto dal romanzo omonimo di Shibasaki Tomoka.
Racconta la storia di Asako, una timida studentessa di Osaka che dopo aver incontrato il giovane e misterioso Baku se ne innamora perdutamente. Nonostante le promesse iniziali di amore eterno da parte di lui alla fine si rivela essere uno spirito libero, e dunque improvvisamente scompare lasciando Asako nello sconforto più totale. Due anni dopo la ragazza si trasferisce a Tokyo e qui incontra Ryohei che nonostante all’apparenza sembri essere come Baku, in verità rivela una personalità completamente diversa, gentile e premurosa. Da principio turbata, Asako si lascia poi andare al nuovo amore, sperimentando una nuova relazione sentimentale più profonda e meno impetuosa. In questo film Hamaguchi vuole quindi raccontare la nascita di un amore in una ragazza che racchiude tutti gli stereotipi sentimentali e che crede ciecamente che il suo primo amore sarà eterno. Quella di Asako è una storia semplice che viene raccontata in maniera lineare ma disseminata di piccoli momenti di tensione che servono a sconvolgere gli equilibri della vicenda, ma mai in maniera irreparabile.

 

Se volete continuare a scoprire la filmografia di Hamaguchi Ryūsuke e ad esplorare al meglio il regista, cliccate qui per vedere il nostro video approfondimento al riguardo oppure visitate il nostro canale YouTube… A presto!

The Little House (2014)

Titolo: The Little House (小さいおうちChiisai Ouchi)

Regista: Yamada Yōji

Anno di uscita: 2014

Durata: 136 minuti

Attori principali: Matsu Takako, Karuki Haru

The Little House (Chiisai ouchi) è un film drammatico del 2014 diretto da Yamada Yōji, è tratto dal romanzo di Nakajima Kyōko e rappresenta anche l’ultima opera del regista.

Racconta uno spaccato della società giapponese prima della seconda guerra mondiale attraverso gli occhi di una domestica che lavora presso una benestante famiglia di Tokyo. La storia inizia con Takeshi che ritrova un manoscritto appartenuto alla defunta zia Taki, e leggendone le pagine viene a conoscenza degli eventi che hanno riguardato la vita della parente, in particolare del periodo in cui lavorò come cameriera presso la famiglia Hirai, composta da Masaki, impiegato in una fabbrica di giocattoli, la moglie Tokiko e il figlio Ryoichi. Taki si trova fin da subito molto bene nel suo lavoro, venendo soprattutto apprezzata dai due coniugi per la dedizione che ella dimostra nelle cure del piccolo Ryoichi, al quale si lega particolarmente.

Questo equilibrio viene però sconvolto dall’arrivo di un nuovo dipendente nell’azienda di Masaki, Itakura Shōji che cattura subito l’interesse non solo di Tokiko ma anche della stessa Taki, e mentre la prima rende palese il proprio sentimento, la seconda non lo dichiarerà mai. Tutto ciò viene però bruscamente interrotto dallo scoppio della seconda guerra mondiale. L’impoverimento generale dovuto al conflitto costringe gli Hirai con grande dolore a fare a meno della domestica, dunque Taki ritorna nel suo paese e solo dopo la fine della guerra scoprirà che i due coniugi sono morti sotto i bombardamenti. Yamada usa una struttura a flashback, in cui tutti gli eventi raccontati sono filtrati dal ricordo, si viene quindi a creare un perfetto intreccio tra presente e passato.

Con l’espediente del manoscritto che viene ritrovato e letto dal nipote, Taki diventa la narratrice della storia e di conseguenza il suo punto di vista è privilegiato ma non l’unico, abbiamo infatti un’altra figura protagonista della storia, ovvero Tokiko. Queste due donne esprimono ideali di femminilità differenti, mentre la prima è timida, docile e restia a mostrare i propri sentimenti, la seconda è vivace, moderna e intraprendente, pronta a seguire il suo cuore senza pensare troppo alle conseguenze.

— Recensione di Delia Pompili.