Lucifero e altri racconti – Akutagawa Ryūnosuke
Autore: Akutagawa Ryūnosuke
Titolo: Lucifero e altri racconti
Editore: Lindau
Traduzione: Andrea Maurizi
Edizione: 2019
Pagine: 206 inclusa postfazione
Akutagawa Ryūnosuke è stato uno degli autori più acclamati del panorama letterario giapponese, conosciuto anche al di fuori della sua terra natia. Uno scrittore in grado di trasportare il lettore in altre epoche, epoche passate, dove naturalmente il confine tra reale e fantastico si assottiglia e diventa effimero. La premessa però è che Akutagawa era anche un uomo; un uomo inquieto ed ossessionato dalla morte, ma allo stesso tempo assetato di conoscenza e sognatore. È da qui che probabilmente nasce la sua grande passione per il Cristianesimo, una passione coltivata nella sua breve vita con intensità e target differenti nel corso del tempo. A tratti è stata una curiosità puramente estetica, ad altri esistenziale e filosofica, soprattutto nei confronti di Gesù e della figura del martire. Proprio questa sua visione così preziosamente sfaccettata traspare da questa raccolta di racconti brevi, da sempre il media prediletto di Akutagawa, uniti tra loro per l’appunto dal filo conduttore del cristianesimo. Akutagawa ha vissuto in una fase specialmente dinamica della storia del Giappone, il periodo Meiji (1868 – 1912), e senz’altro i repentini cambiamenti della società del tempo hanno influenzato la sua poetica. L’autore è stato cresciuto da una famiglia di origine samuraica e aveva una vasta cultura sia riguardo al Giappone classico che alla Cina, nonché dei loro folklori, da cui sapientemente attinge per realizzare la maggioranza delle sue opere che spesso hanno un retrogusto quasi mitologico, o leggendario.
“Lucifero e altri racconti” racchiude dieci componimenti raffinati che forniscono spunti sia psicologici che storico-culturali del tempo, essi appartengono alla categoria dei cosidetti Kirishitan mono ovvero i racconti cristiani, scritti da Akutagawa tra il 1916 e il 1927, anno in cui si toglierà la vita.
“Il diavolo e il tabacco” ambientato nel 1549, anno in cui arrivarono i primi missionari Gesuiti con l’obbiettivo di evangelizzare il Giappone, è il racconto con cui esordisce questa raccolta. Una storia semplice, una novella, con cui l’autore ci fa però riflettere su quanto sia complessa e soggettiva la nozione di peccato. Il diavolo si camuffa per viaggiare a bordo della nave coi santi padri, e una volta in Giappone si mette al lavoro per riuscire a tentare qualche fedele. Il diavolo verrà scoperto e messo in fuga, ma avendo importato con successo le sue preziose piante di tabacco nel paese, la vittoria contro di lui sarà solo parziale.
Akutagawa riprende lo stesso concetto in un altro racconto, “Gesù di Nanchino“, stavolta ambientato in Cina, un luogo molto caro all’autore. La protagonista, Jinhua, è una giovane ragazza molto devota al cristianesimo che è costretta però a prostituirsi per prendersi cura del vecchio padre. Le contraddizioni si moltiplicheranno quando la ragazza contrarrà una malattia venerea che per essere curata deve essere trasmessa a qualcun’altro, e per non peccare inizierà a rifiutare clienti per evitare di contagiarli. La situazione diventa critica, finché una sera non arriverà un uomo straniero che Jinhua non sarà in grado di respingere e che la libererà della malattia giacendo con lei. In sogno lo straniero le rivela di essere Gesù Cristo e al mattino, quando la ragazza si sveglia, non trova nessuno al suo fianco. Alla fine scopriremo che tutta la faccenda è stata un malinteso e che lo straniero è morto mesi più tardi per la malattia venerea che contrasse quella notte, ma il tutto all’insaputa di Jinhua, che invece crede di aver assistito ad un miracolo che, oltre ad averle salvato la vita, le ha anche donato le conferme necessarie per rendere la sua fede incrollabile.
Un altro racconto degno di nota è “Un debito di riconoscenza” più che altro per l’espediente narrativo impiegato da Akutagawa, un espediente che non può che ricordare il racconto più celebre dello scrittore, “Rashōmon” del 1915, da cui nel 1950 è stato tratto l’omonimo film capolavoro del maestro Kurosawa Akira, che ha contribuito ad accrescere esponenzialmente la fama di Akutagawa nel mondo. Il racconto si snoda in tre parti, con tre narratori differenti che raccontano la stessa storia; sta al lettore raccogliere i tasselli di questo grande puzzle in cui si alternano confessioni, debiti e promesse, sempre con tematiche legate alla religione e al martirio.
Quest’ultimo tema è trattato ancor più nello specifico in “La morte di un cristiano“, un’altra storia toccante presente nella raccolta, in cui un ragazzo amato da tutta la comunità ecclesiastica di un villaggio viene cacciato poiché accusato di aver messo incinta una giovane donna. Il protagonista si troverà a vivere nei bassifondi, rinnegato dai cristiani e disprezzato da tutti gli altri, ma con la sua fede del tutto intatta un giorno troverà la sua occasione per riscattarsi. Quando un terribile incendio divampa nella casa dove abitavano la sua presunta amante e figlia, il ragazzo si getta nelle fiamme e salva la bambina, sacrificando la propria vita. Solo alla fine del racconto scopriremo che il protagonista non solo era innocente, ma che addirittura era di sesso femminile.
“Il sorriso delle divinità” è sicuramente il racconto più suggestivo della raccolta e delinea con chiarezza la visione che Akutagawa ebbe del cristianesimo nei suoi ultimi anni di vita (assieme a “Lucifero” e “L’uomo da Occidente – parte I e II“, delle vere e proprie riflessioni teologiche dell’autore). Le tranquille passeggiate di Padre Organtino, un famoso Gesuita in Giappone, nel giardino della sua chiesa in cui convivono piante orientali ed occidentali, descritto con un magnifico stile quasi simbolista, vengono interrotte da delle manifestazioni dei kami, le divinità dello Shintoismo. Dalla bocca dei kami, Akutagawa parla e dice la sua; il Giappone non si può convertire, il Giappone è già stato messo alla prova, ha assimilato il buddhismo e si è evoluto. Il vento del cristianesimo può soffiare impetuoso ma la forza della tradizione giapponese è simile a quella della canna di bambù, che si piega ma non si spezza.
La peculiarità del racconto breve è l’immediatezza e con ciò si intende qualcosa che esprima concetti in maniera diretta, non qualcosa che lascia il tempo che trova. “Lucifero e altri racconti” è una lettura che fornisce ottime occasioni per fermarsi a riflettere su cose familiari agli occidentali ma da un punto di vista alternativo e affascinante, quello orientale. Come una finestra in soffitta di casa nostra che ci è sempre sfuggita e da cui ci affacciamo per la prima volta. Tutto questo magistralmente narrato con lo stile che è proprio di uno scrittore geniale come Akutagawa Ryūnosuke, a cui è anche dedicato il più prestigioso riconoscimento letterario giapponese (l’Akutagawa Ryūnosuke Shō), e il cui nome è stato reso immortale dalle sue opere.
— di Elia Frontoni
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