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Zone of Zen

Tracce:

1) Zone of Zen

2) Ampersand

3) Twice as nice

4) Jipangu

5) Windy Chimes

6) Passionista

7) Mad stressor

8) Flowers

9) Ephemerald

10) Searching for (Feat. Sayulee) [Remix]

11) Zone of Zen [Remix

 

Eccoci di ritorno con un pizzico di musica! Di che cosa parliamo oggi? Di Hip Hop/Rap.

Parleremo di Shing02 e della Cradle Orchestra, creatori del disco Zone of Zen.Shing02, al secolo Shingo Annen, classe ’75, rappresenta ad oggi una delle migliori e più influenti penne giapponesi grazie alla sua lunga e variegata carriera, sviluppatasi non solo in Giappone, ma anche in America. Shingo ha forgiato la sua musica prendendo spunto da diverse suggestioni quali il reggae, il jazz e la musica classica giapponese, calibrando le liriche sulla riflessione concettuale. Inoltre, egli è uno dei pochi rapper giapponesi in grado di scrivere testi sia in lingua madre, che in inglese. Una figura colma di tali sfaccettature, non poteva che essere accompagnata soltanto da un gruppo di altissimo livello per questo disco: la Cradle Orchestra, complesso Hip Hop composto da 6 membri (Tomoki Seto – DJ & Producer, DJ Chika – DJ, Michitaro – Basso, Mochizuki Asuka – Violino, Aya Ishii – Flauto, Anan Ryoko – Piano) con all’attivo altri 4 dischi, in cui viene sapientemente mischiato il classico sound dell’Hip Hop americano (Talib Kweli e Aloe Blacc, per esempio) ai più disparati tappeti musicali prodotti dalla band.

Se Shing02 si è sempre espresso contraddistinguendosi dagli altri rapper e facendo quello che potremmo chiamare rap “impegnato”, con questo disco non si smentisce. Il CD, scritto interamente in inglese, inizia con il brano Zone of Zen, che ha un chiaro intento: portare l’ascoltatore all’interno della dimensione di Shingo e della Cradle orchestra, la Zona in cui vige lo Zen, in cui fare la propria musica è l’unica cosa che importa. Le metafore sullo spazio, l’universo ed il cielo accompagnano dolcemente la tematica dell’amore universale, che si riproporrà più volte all’interno del disco, in diverse chiavi di lettura (passando dall’amore concettuale a quello verso la musica, per poi trasformarsi in amore verso una donna). Abbracciati dalla “Milky way”, continuiamo a sognare con Ampersand, il brano che vuole essere non solo un’ode alla musica, bensì la dimostrazione di quanto essa può rappresentare per chi la compone e scrive. Personalmente, di questo brano ho apprezzato tantissimo la batteria, ricalcata dal suono di una lancetta di orologio, quasi ad indicare che il sodalizio tra musicista e musica sia uno dei pochi elementi in grado di resistere al tempo. Il tempo e l’essere umano. Due parti impegnate in un’incessante guerra consumata nel quotidiano, esattamente come il brano Twice as nice, che ci offre uno squarcio della realtà giornaliera, condito dalle riflessioni di Shingo sull’amore nei confronti della propria donna. Nella quarta traccia, Jipangu, l’amore verso la consorte muta in quello verso la propria terra natia. Da questo nasce una raffinata descrizione del Giappone, che tocca il passato ed il presente, soggetto a cambiamenti notati dal nostro artista (“I must confess the waves here look not the same, the sounds emanating always changing”). Si cambia nuovamente prospettiva, e il tema del cambiamento all’interno del disco è rappresentato anche dalla successiva e quinta traccia, Windy Chimes. Il “nuovo” spesso è burrascoso. Qui l’esecuzione della Cradle orchestra è stata perfetta nel rendere questa idea: il tappeto musicale è connesso più che mai alla tempesta che il brano vuole farci immaginare, la rivoluzione interiore di cui abbiamo bisogno, le cui motivazioni (prettamente sociali) verranno snocciolate nel settimo brano Mad stressor, dal suono molto più vicino al classico Hip Hop. Il sesto brano, dal titolo Passionista, è uno storytelling in cui il protagonista è un bambino che visita un tempio di tanto in tanto, appassionandosi sempre di più alla cultura, cercando di soddisfare la sua fame di conoscenza e accogliendo la dottrina. Nella seconda strofa percepiamo la sua maturità quando dialoga con uno straniero che gli chiede di compiere un miracolo. Lo straniero vuole solo testare la sua presunta “santità”, ma egli ha la risposta pronta: afferma che non compirà un miracolo solo per la gloria del Tempio, bensì per la necessità richiesta dalla situazione presentatagli. Questo brano è decisamente criptico, ed io l’ho interpretato come il viaggio attraverso la conoscenza dello stesso Shingo, viaggio in cui ha incrociato persone che tentavano esclusivamente di verificare il suo valore con totale freddezza, senza chiedergli di utilizzare la sua conoscenza per scopi più nobili. Finisce la storia, ma noi veniamo proiettati in un campo di fiori. Flowers, l’ottavo brano, è ricco di metafore/paragoni sui fiori, utilizzati in modo intelligente per esprimere la nostalgia derivata dai ricordi di un incontro, probabilmente con la donna amata. Shingo è molto più bravo a cantare le melodie dei ritornelli, e quello di Flowers è uno dei migliori di tutto il disco. Il terzultimo brano del disco si intitola Ephemerald, ed è uno di quelli che ho meno apprezzato per gli arrangiamenti musicali, visto che mi hanno poco convinto. Nonostante il mio scarso apprezzamento, però, Shingo riesce a comporre un testo in cui si denuda e si chiede prima se può far parte di questa continua competizione tra esseri umani, sentendosi fuori luogo. Subito dopo, però, il sentirsi fuori luogo si tramuta in una peculiarità, perché sente di avere il potere e la facoltà di fare ciò che desidera in totale libertà (“I can do good, I can do bad, I can do better, I can do worse, I can sing a chorus or rap a little verse”). Adesso giungiamo al penultimo brano del disco, Searching For. Uno dei due remix del disco, insieme a quello del brano iniziale Zone of Zen, che chiuderà l’esperienza d’ascolto. Lasciatemelo dire: è davvero raro che un remix superi di gran lunga il brano originale, ma questo è proprio QUEL caso. La chitarra che quasi colpisce l’ascoltatore conferisce una carica sensazionale. Quando la batteria entra in scena per accompagnarla, poi, il colpo della chitarra sembra ancora più forte. Tra le due strofe di Shingo troviamo una cantante e musicista giapponese, Sayulee, che arricchisce il brano rendendolo completo con la sua splendida voce femminile. Terminato il ciclone portato da “Searching For”, veniamo accompagnati alla fine dallo stesso testo del brano Zone of Zen, ma questa volta da una base suonata che sa di saluto.

Per concludere, posso dire che questo disco ha un’ottima qualità del suono, curata nei minimi dettagli dalla Cradle orchestra, ma anche qualche pecca. Non sono riuscito a farmi piacere Ephemerald, nonostante il testo interessante, a causa dell’arrangiamento poco convincente, e forse anche a causa di Shingo, che ha eseguito poche variazioni nell’interpretazione dei testi. Eppure, se sentiamo brani come Searching for o Mad Stressor, dalle casse esce la voce di uno Shingo molto più coinvolgente di quello di alcuni altri brani. In sostanza, è davvero un buon disco, ma risente della scarsa propensione alla variazione del flow da parte di Shingo. Consiglio assolutamente l’ascolto.

Link Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=QHlByfmW6Ac

Recensione di: Michele Zangheri