IL DEMONE – TANIZAKI JUN’ICHIRŌ

Autore: Tanizaki Jun’ichirō

Editore: Einaudi

Traduzione: Lydia Origlia

Edizione: 2010

Pagine: 73

“Dammi ascolto, in ogni caso non potrai vivere a lungo, e allora abbandona gli studi e rimani con me: ti vizierò finché lo vorrai. Perché andare a morire come un cane a Tōkyō?”

Sta attraversando le vie della capitale a bordo di un risciò per recarsi a casa della zia quando affiora il ricordo di queste parole. La straziante dolcezza di cui sono impregnate le linee iniziali funge da golfo mistico che amplifica magistralmente la forza di quell’ultima domanda; un’eco di angoscia pervade il suo corpo nell’ascoltarla ancora una volta.

Saeki, studente universitario sradicato dalla campagna, aveva visto quelle parole nascere sulla bocca di una geisha. Era pallida, sensibile e somigliava ad una maga.

Forse si sarebbe concesso a questa melanconica melodia ancora per un po’. Forse avrebbe persino riflettuto sull’ironico tempismo di quel ricordo e su come, molto spesso, proprio l’ironia preannunci un fato, bambino nella sua inconsapevole crudeltà, che ama perseverare negli scherzi. Così però non avviene, la sua concentrazione è infatti divorata dalla visione di quella città che gli appare malata. Un virus, quello del progresso tecnologico, i cui sintomi sono visibili ad ogni lato, ne sta fagocitando l’anima, lentamente quanto inesorabilmente.

Ma eccolo finalmente arrivare di fronte alla casa della zia. Lui non lo sa, ma di lì a poco arriverà anche sua cugina Teruko. È pallida, insensibile e non somiglia per niente ad un demone.

 

—di Samuele Verona

 

NUOVI CORSI DI LINGUA GIAPPONESE TAKAMORI 2018-2019

 

Quest’anno il Giappone è più vicino grazie all’associazione Takamori!

Provi interesse verso la cultura del paese del Sol Levante ma lavoro o studio ti hanno finora tenuto lontano dall’approfondirlo? I corsi serali di lingua giapponese Takamori ti offrono finalmente una finestra su questo mondo! Le lezioni saranno tenute dal prof. Francesco Vitucci, docente universitario di lingua giapponese all’Alma Mater di Bologna, e non mancheranno inoltre esercitazioni con madrelingua e tutor didattici al fine di interiorizzare quanto appreso. Potrai usare il tuo tempo per coltivare questa tua passione ed eventualmente iniziare ad aprirti nuovi orizzonti lavorativi per il futuro. Due i corsi al via nell’anno 2018-2019:

  • CORSO PRINCIPIANTI ASSOLUTI: inizio lunedì 8 ottobre 2018
  • CORSO FALSO PRINCIPIANTE: inizio martedì 9 ottobre 2018

 

Entrambi i corsi si terranno a Bologna, in via Borgonovo (traversa di via Santo Stefano) e le classi saranno a numero chiuso (max 10 studenti per ogni classe).

Per ulteriori informazioni circa tariffe, preiscrizioni e altro ancora ti invitiamo a contattarci al nostro indirizzo di posta elettronica, info@takamori.it.

Per ora è un’opportunità, a te la possibilità di trasformarla in qualcosa di più!

Odol – 視線 (ep)

La copertina dell’ultimo ep degli Odol coglie perfettamente lo spirito dell’album: un lavoro dalle ricche strumentali caleidoscopiche avvolte del desaturato filtro seppia che gli attribuisce la voce.

Il Giappone ci ha abituati alla stravaganza vocale dei suoi cantanti, uno dei suoi tratti più originali. Non è raro sentire voci imprecise o, addirittura, completamente stonate. La voce del cantante degli Odol non può essere definita stonata in nessun caso, ma è proprio il suo essere instabile a conferirle quel bel tono malinconico. Il suo stile di cantato, piaccia o no, è espressivo al pari della musica ed è perfetto per questo ep. Quando poi sale di registro, la voce raggiunge livelli di emotività notevoli, oscillando pericolosamente tra ciò che può essere considerato intonato e stonato. Succede solo due volte nel giro di 6 tracce (tra le quali c’è またあした, un breve e glitchy interludio di meno di un minuto): nell’opener GREEN e a metà dell’album in (watashi), ma sono questi i momenti in cui viene voglia di alzare il pugno al cielo, stringere e tirare la maglietta, gridare a squarcia gola.

Catarsi.

Queste sono anche le tracce che segnano maggiormente un cambio di direzione per la band, che nel lavoro precedente, Years, suonava generalmente un (ottimo) indie rock più consueto e meno eccentrico. In queste due tracce la chitarra perde il dominio sugli altri strumenti, cedendo le redini al pianoforte a cui si aggiungono e gli archi. Questi, soprattutto in 私, decidono di fare quello che vogliono: le chitarre si fanno da parte permettendo agli archi di dipingere con violenti schizzi di colori freddi la tela del tempo dispari della batteria. Anche in GREEN gli archi hanno un ruolo di prim’ordine, accompagnando il pianoforte per tutta la durata della canzone.

La seconda traccia 狭い部屋 (semai heya) è una canzone fragile, caratterizzata da chitarre ricche di delay che nella prima metà appaiono come squarci di luce nella penombra degli accordi di piano, per poi esplodere, nella seconda metà, avvolgendo tutti gli altri strumenti in un impenetrabile muro di suono. Verso la fine dell’ep c’è poi その向こう側, la traccia più convenzionale delle sei e con la strumentale meno fuori dagli schemi, che costituisce comunque un ottima canzone indie rock, più incline alla produzione precedente. La conclusione dell’ep vede tornare in avanguardia le chitarre, che si prendono il loro momento di gloria, ma in modo completamente inedito. Sull’ipnotica 虹の端 (niji no hashi) le chitarre si intrecciano per creare una fitta trama di suoni in punta di piedi che poi esplode nel ritornello; le voci seguono a ruota, con delle splendide armonizzazioni che rendono ancora più speciale la chiusura dell’ep.

Questo lavoro degli Odol è breve ma mostra una varietà di soluzioni musicali incredibili, unite ad una voce unica ed espressiva che ne fanno un ep estremamente piacevole e dall’altissimo replay value.

 

Jacopo Corbelli

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