Autrice: Yōko Ogawa

Traduttrice: Paola Scrolavezza

Editore: Il Saggiatore

Edizione: 2009

Profumo di ghiaccio, romanzo della celebre autrice Yōko Ogawa, racconta di Ryoko, una giornalista che si trova a dover affrontare il lutto causato dal suicidio del suo compagno, Hiroyuki. L’unica cosa che il ragazzo lascia a Ryoko dopo la sua morte è un profumo da lui prodotto nel suo laboratorio, chiamato Fonte del ricordo, accompagnato da una nota che descrive le immagini che hanno ispirato la sua creazione.

Ben presto Ryoko comprende di essere completamente all’oscuro del passato del compagno: scopre infatti il suo grande talento per la matematica e l’esistenza di un fratello, Akira, di cui non aveva mai parlato prima. Sarà proprio una gara di matematica a portarlo a Praga, luogo in cui si verificherà un avvenimento decisivo per il suo futuro. Ryoko decide quindi di visitare la città con l’obiettivo di scoprire le ragioni che hanno spinto Hiroyuki a compiere questo gesto estremo.

L’assenza permea le pagine di questo romanzo, trasformandosi nell’unica cosa tangibile che Hiroyuki ha lasciato dietro di sé: il viaggio di Ryoko diviene infatti non solo un mezzo attraverso cui trovare un senso a un dolore insopportabile, ma anche l’unico modo per ricostruire il vero Hiroyuki, mettendo insieme quello che Ryoko conosceva di lui e quella che è la sua vera storia. La città di Praga riflette perfettamente questa dicotomia: luci e ombre si rincorrono tra le strade, passato e presente si sfiorano costantemente, e la realtà viene turbata da elementi quasi magici; particolarmente interessante in questo senso è la cava dei pavoni, luogo che Ryoko scopre durante le sue ricerche ma che sembra essere in realtà una manifestazione onirica dei suoi ricordi.

Il ricordo è infatti uno dei temi centrali della storia, poiché mentre da un lato rappresenta l’unico legame tra Ryoko e Hiroyuki dopo la sua morte, dall’altro è il motore che spinge i personaggi a fare scelte che impatteranno inevitabilmente la loro vita: è questo il caso non solo di Hiroyuki, ma anche di sua madre, la cui unica attività nel presente consiste nel lucidare tutti i trofei vinti dal ragazzo alle gare di matematica a cui partecipava da piccolo, creando un vero e proprio museo in onore dei successi del figlio.

Dal punto di vista stilistico, i ricordi si inseriscono prepotentemente nella narrazione, simulando il modo in cui un suono o un odore possano catapultarci in un passato che sembra essere sempre vicino ma allo stesso tempo impossibile da raggiungere.

A questo tema si lega quello dell’incomunicabilità, caratteristica presente in tutti i rapporti umani descritti nel romanzo, in primo luogo nella coppia, ma anche nella relazione tra Hiroyuki, Akira e la madre. Ogni personaggio è motivato da un profondo desiderio di rivalsa e di controllo sulla propria vita, ma sembra vivere nell’ombra di glorie passate: il futuro di Hiroyuki viene ostacolato dai desideri della madre, la quale vede nel talento del figlio solo un’occasione per realizzare se stessa, mentre Akira vive costantemente nell’ombra del fratello. Quella di Hiroyuki è una famiglia in cui ogni membro si respinge al minimo contatto, in cui comunicare i propri bisogni potrebbe causare danni irreversibili a un equilibrio estremamente fragile.

Attraverso la sua premessa tragica, Profumo di ghiaccio vuole in realtà ispirare il lettore a costruirsi la propria strada, a dare spazio ai propri sogni e a essere i veri protagonisti della propria vita.

Recensione di Francesca Marinelli