Un piccolo paesino nei pressi di Nagasaki noto, cripticamente, come K. ; una vecchia magione abbandonata su cui aleggiano, minacciosi, i fantasmi di un passato neanche troppo remoto; una giovane donna, di nome Akiko, bellissima ma circondata da un indecifrabile alone di mistero; un giovane ed energico protagonista, Kodama Mitsuo, figlio adottivo del nuovo acquirente della magione; un recente orribile delitto e soprattutto la grande torre dell’orologio, vero cuore pulsante dell’intera narrazione.
Questi sono gli elementi fondamentali de “La torre spettrale”; in questo lavoro Edogawa Ranpo dimostra ancora una volta di essere un maestro del genere, forgiando un’opera completamente unica e sui generis. Costantemente in bilico sulla sottile linea tra paranormale e razionalità, tra eventi apparentemente inspiegabili e orrori lucidamente escogitati, l’opera trascina con il suo ritmo incalzante e intriga con i suoi contorni sfumati e mutevoli; in questo mondo di maschere, di specchi e di labirinti, tutte le apparenze risultano essere ingannevoli, frutto di infiniti giochi di prestigio. Il lettore viene avvolto dall’atmosfera oscura, spesso inquietante, dell’opera e si trova a brancolare nel buio tanto quanto il protagonista, tentando difficoltosamente di comporre i tasselli incoerenti di una storia che appare sempre più intricata.
Come ombre inquietanti si stagliano, sullo sfondo della narrazione ma sempre cupamente centrali nel dipanarsi delle vicende, le strane leggende riguardanti la casa. A partire dalla misteriosa scomparsa avvenuta decenni prima del ricco ed avido Tokaiya, mercante appassionato di meccanismi che aveva ordinato la costruzione dell’edificio, il luogo è temuto e circondato da una pesante aura di mistero. Non solo si vocifera che sia infestato dagli spettri e che vi aleggino terribili rancori, vecchi e nuovi; le voci affermano anche che vi si trovi un favoloso tesoro, perduto da tempo nei dedali ormai dimenticati di un labirinto. L’apparizione continua di soggetti sinistri e “malvagi” turba la vita degli abitanti della casa, obbligando il protagonista a scavare a fondo nell’inquietante passato della dimora e dei suoi nuovi abitanti, scoprendo verità molto al di là di ogni sua aspettativa.
Con i suoi continui colpi di scena, l’opera raramente risulta prevedibile, riuscendo sempre a stupire il lettore e a fondere perfettamente la sua vena “soprannaturale” con una natura più investigativa e poliziesca. In un susseguirsi di tigri, daghe nel buio, esseri “divini” e nuovi nemici, l’autore riesce a mantenere viva la suspense durante tutto il corso dell’opera; lungi però dall’appiattirsi sui soli temi del mistero e dell’investigazione, “La torre spettrale” mette in scena anche l’amore, vera e propria forza motrice delle azioni del protagonista ma anche ragione di conflitto, rendendo la trama ancora più appassionante e riuscendo a generare un forte coinvolgimento emotivo nel lettore.
Pubblicata a puntate tra il 1937 e il ’38, l’opera costituisce un libero riadattamento dell’omonimo racconto a puntate dello scrittore Kuroiwa Ruikō. “La torre spettrale” ha lasciato un segno forte e duraturo nel mondo culturale giapponese; nonostante la distanza cronologica e di contesti culturali, l’opera appare assolutamente in grado di parlare anche al lettore occidentale e contemporaneo, catturandolo nel complesso intreccio delle vicende e facendogli vivere emozioni forti, scandite dal movimento arrugginito dei suoi vecchi meccanismi e dal rintocco sordo delle sue campane.
Akutagawa Fuyusuke è rimasto impigliato per cause misteriose su una cryptomeria a testa in giù (in seguito si scoprirà esser stato travolto dallo tsunami che nel 2011 ha colpito l’intera regione di Tōhoku). In bilico tra la vita e la morte decide di creare nella sua mente un proprio programma radiofonico in grado di arrivare alle persone attraverso il potere dell’immaginazione. Lui si fa chiamare “Dj Ark” e il suo programma, appunto, “Radio Imagination”. Ben scandito da un’accurata selezione musicale, il nostro protagonista racconta a ruota libera i trentott’anni della sua vita: dal suo lavoro come manager di una piccola casa discografica al suo rapporto con la famiglia, in particolare con il figlio Sosuke e la moglie Misato.
Alcuni capitoli sono dedicati a un personaggio chiamato “S”: un giovane scrittore partito da Tokyo in direzione di Fukushima assieme a un gruppo di volontari per aiutare le vittime del disastro. S, l’unico della compagnia in grado di sentire la voce di Dj Ark, intreccerà sul finale le sue vicende con quelle di quest’ultimo.
“La tua trasmissione mi ha ridato speranza, sembra essere fatta per tutti noi che siamo sul punto di frantumarci. Sei una piccola voce che ci parla di persona, un sussurro venuto in nostro soccorso”
Il romanzo colpisce fin da subito per la sua singolare struttura, presa a piene mani dal mondo della radio: il lettore, infatti, è immerso nel lungo flusso di coscienza di Dj Ark, caratterizzato da continui flashback e repentini cambi di discorso. Non a caso Seiko Itō, oltre alla carriera da scrittore e professore, è un affermato MC e questo imprinting emerge nella sua scrittura incalzante e piacevolmente caotica, come un freestyle.
Altro aspetto molto curioso è la possibilità di mettersi in contatto direttamente con Dj Ark: attraverso una sorta di e-mail telepatiche gli ascoltatori commentano e condividono le loro esperienze. Fuyusuke è riuscito così non solo a dar sfogo alla sua amabile logorrea, bensì a proporre uno spazio di condivisione, che va oltre la semplice community, di cui anche noi lettori ci sentiamo parte.
“Non dipende tutto dai vivi. Se i morti non esistessero, la memoria e i ricordi dei vivi non avrebbero senso compiuto”.
Il tema attorno al quale ruota tutta la narrazione è la morte, più specificatamente il rapporto con i defunti: secondo Itō le persone morte in circostanze tragiche rimangono ancora in questo mondo sottoforma di spiriti, come se non riuscissero lasciare serenamente tutto alle spalle. All’interno della sua opera l’autore critica la società nipponica, intenta ad andare avanti sotto la bandiera di un falso ottimismo e incapace allo stesso tempo di fare i conti con le proprie vittime. È necessario, pertanto, che i vivi e i morti collaborino per costruire assieme un futuro migliore.
Nonostante l’atmosfera onirica e a tratti ironica, “Radio Imagination” riesce a raccontare una tragedia, che ha toccato profondamente il Giappone, in modo moderno e a prendere di petto il tema complicato della morte.
Asokonoseki è un romanzo horror pubblicato nel 2003 da YamadaYūsuke. La storia narra le vicende della liceale Seto Kana, trasferitasi a Tokyo da Shizuoka a causa del lavoro del padre. Giunta nella nuova scuola, Kana si siederà a sua insaputa nel banco maledetto, così chiamato dagli studenti della classe perché le persone che si sedettero lì prima di lei finirono per scomparire, suicidarsi o impazzire. Come le altre, anche la protagonista comincerà a subire gli stessi tormenti: riceverà chiamate sconosciute e foto di sé stessa in continuazione. Kana è sul punto di crollare mentalmente, quando il Professor Ichimura, accortosi della situazione, decide di aiutarla e di indagare più a fondo sulla questione, essendo poco convinto dell’esistenza di fenomeni paranormali. Nell’indagine scopriranno che, eccetto la prima studentessa scomparsa, tutte le altre, proprio come Kana, erano state invitate al Karaoke dagli stessi compagni di classe Oki Keisuke, Inoue Daisuke e Kawakami Junko, che la protagonista reputò amici fino ad allora. Proseguendo, scopriranno anche che i tre avevano un legame con la prima studentessa scomparsa, Seki Ayano, e con lo studente Tsuchiya Hiroki, compagno di classe di Kana seduto sulla sua sinistra e prima persona che le rivolgerà la parola. Ichimura e la protagonista sono ormai sul punto di risolvere il mistero, ma la situazione peggiora con la scomparsa di Junko e l’omicidio di Keisuke e Daisuke. Il romanzo affronta velatamente, nella prima parte del libro, la questione del bullismo e gli effetti che produce nella società giapponese, ponendo come risoluzione dei problemi l’insegnante, rappresentato dalla figura di Ichimura Shirō, sempre pronto ad aiutare e sostenere la studentessa disperata. La lettura è semplice e scorrevole grazie allo stile di Yamada Yūsuke, che riesce a mantenere l’atmosfera di tensione e mistero fino all’ultimo, rendendo la storia intrigante. Anche il finale, apparentemente felice, lascia intendere al lettore che le vicissitudini potrebbero non essere finite. Il libro non presenta attualmente una traduzione italiana.
Autrice:Ekuni Kaori Traduzione:Paola Scrolavezza Editore:Atmosphere Libri Collana: Asiasphere Edizione: 2013
Stella stellina è un romanzo pubblicato nel 1991 da Ekuni Kaori. Narra le vicende quotidiane dei coniugi Kishida, Mutsuki e Shoko. Il primo è un dottore mentre l’altra è una traduttrice dall’italiano e all’inizio del racconto sono da poco sposati.
La relazione tra i due non può però essere definita in semplici termini: in una società dove le apparenze sono fondamentalinessuno dei due coniugi è un partner ideale per gli standard;Mutsuki è omosessuale e ha un amante fisso, Kon, mentreShoko manifesta un disturbo borderline di personalità e una pericolosa tendenza alla depressione e all’alcolismo. È un matrimonio combinato, comunissimo in Giappone in quegli anni, dove chi controlla il destino dei due sposi sono i genitori, che però non sono al corrente dei rispettivi “difetti” dei figli.
Quello tra I due giovani si può quindi considerare un matrimonio di convenienza, ma si intravede nelle interazioni tra Mutsuki e Shoko un chiaro e genuino affetto l’uno nei confronti dell’altra. Ciononostante, le pressioni esterne gravano su entrambi specialmente con le richieste incessanti dei genitori riguardo a potenziali figli.
Il matrimonio non è costruito su fondamenta solide e sembra incrinarsi sotto il peso delle aspettative della società, dei genitori e dai dubbi personali dei due coniugi. I due, insieme all’amante Kon, riusciranno però a trovare una loro personale e creativa soluzione alla fine del romanzo. Stella stellina può apparire a prima vista poco profondoperché per tutta la narrazione al centro della vicenda troviamo le interazioni e abitudini quotidiane dei due giovani. Sotto queste descrizioni apparentemente vaporose in realtà,vediamo gli sforzi di molti uomini e donne giapponesi del tempo (e odierni) che ogni giorno devono confrontarsi con il peso delle aspettative.
La lettura è scorrevole e leggera grazie allo stile semplice ma di impatto di Ekuni Kaori, il quale, dopo aver completato il romanzo, lascia al lettore una sensazione di speranza ma allo stesso tempo di malinconia per i protagonisti.
Nonostante la caratterizzazione dei personaggi non sia molto profonda al di fuori dei due principali, il romanzo non appare mai vuoto o poco interessante, facendo appassionare lo spettatore alle vicende e alla lotta quotidiana dei due coniugi.
Titolo: Fragranze di Morte Autore: Yokomizo Seishi Traduttore: Francesco Vitucci Editore: Sellerio Pagine: 192 Genere: Giallo Prezzo: 14€
Quarto libro di Seishi Yokomizo pubblicato in italiano, il terzo da parte di Sellerio. Il titolo del volume corrisponde a quello del secondo racconto, più complesso e misterioso. Il primo invece e intitolato”Orchidea nera”. Yokomizo è uno dei grandi nomi del giallo giapponese e la casa editrice Sellerio sta continuando una meritoria azione di riscoperta di questo scrittore che fu chiamato il “John Dickinson Carr giapponese” per l’ingegnosità delle trame e la continua ricerca del delitto impossibile anche se idue casi risolti in questo volume assomigliano più ai plot congegnati da Ellery Queen. “Fragranze di morte” è una raccolta di due racconti che vedono protagonista sempre Kasuke Kindaichi, investiga- tore privato molto particolare. Il primo, “L’orchidea nera”, è ambientato nei grandi magazzini dove un responsabile del reparto gioielleria viene pugnalato a morte da una taccheggiatrice, che scoperta durante un tentativo di furto, accoltella il funzionario che cerca di bloccarla. Qualche minuto dopo, in un altro primo piano dell’edificio, viene avvelenato un ex funzionario del settore gioielleria ed è facile mettere in rapporto i due omicidi ma ci vorrà la capacità deduttiva e la mente lucida di Kindaichi per esporre in breve tempo una chiara teoria investigativa che lo porterà a risolvere il mistero. Nel secondo racconto che si intitola come la raccolta “Fragranze di morte” l’investigatore viene convocato in un posto di villeggiatura ma poi inspiegabilmente l’invito è annullato. Nel ritorno a Tokyo, poiché vengono scoperti due cadaveri, l’indagine del nostro piccolo investigatore parte. Kindaichi col suo intuito giungerà presto a capire cosa è successo. L’autore diversamente da altri suoi connazionali predilige una struttura del giallo molto vicina ai classici di genere.
Recensione a cura di Maria Laura Labriola, sulla rubrica “Lettipervoi” per CronachediNapoli.
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