Far East Film Festival 24 – giorno 3

Come già accennato, ci troviamo a Udine per il Far East Film Festival e abbiamo deciso di portarvi con noi parlandovi  delle proiezioni alle quali assisteremo. Essendo il festival un importante trampolino di lancio per cineasti riconosciuti ed emergenti dell’estremo Oriente, vi parleremo anche di pellicole esterne al panorama cinematografico giapponese. Le proiezioni della nostra terza giornata vi porteranno nel lato oscuro di Hong Kong, nella provincia di Gangsu in Cina, tra i Kaiju e infine nel mondo della yakuza giapponese insieme a Kitano Takeshi.

TALES FROM THE OCCULT, Fruit Chan, Fung Chih-chiang, Wesley Hoi – Hong Kong, 2022

Quali segreti si nascondono tra le strade, i centri commerciali e le case di Hong Kong? Tra peccati, spettri vendicativi e macabre live stream Tales from the occult esprime le paure più profonde degli abitanti di questa città grazie a tre affascinanti storie di tre differenti registi. Con “The Chink” Wesley Hoi racconta la vita di una cantante pop turbata da un fantasma del passato; Fruit Chan invece ci propone una macabra storia ambientata in un centro commerciale trasmessa in live stream con “Dead mall”. Infine, Fung Chih Chiang organizza un macabro divertissement in un condominio infestato da una vecchia vittima di un crimine passionale con “The Tenement”.

WHAT TO DO WITH THE DEAD KAIJU?, Miki Satoshi – Giappone, 2022

Il nuovo film realizzato da Miki Satoshi è una commedia satirica, che ha al suo interno un motivo ricorrente della tradizione filmica giapponese: i Kaiju. Se, però, in passato la tradizione si è sempre occupata di come sconfiggere questi enormi mostri, ora il problema sta nella gestione della sua carcassa una volta terminata la guerra. Grazie alla presenza di un cast brillante, la pellicola ci mostrerà i piani, per lo più fallimentari, che il governo giapponese adotterà, senza mai perdere la vena satirica che pervade la pellicola.

RETURN TO DUST, Li Ruijun – Cina, 2022

I paesaggi del Gansu fanno da cornice alla toccante storia d’amore al centro di questa pellicola. Youtie e Guiying, rimasti soli in tarda età, vengono spinti dalle proprie famiglie a sposarsi. Nonostante le costrizioni iniziali, i due sviluppano un legame d’amore sincero che li porta a prendersi cura l’uno dell’altra. Con Return to Dust, Li Ruijun documenta attimi della vita quotidiana della Cina rurale dove forti radici si scontrano con la modernità urbana forzata sugli abitanti delle campagne.

CITIZEN K & SONATINE

Venerdì 29 aprile è stato il Kitano’s day, la giornata dedicata al maestro Kitano Takeshi. Durante la giornata è stato proiettato Citizen K, un biopic diretto dal regista francese Yves Montmayeur che racconta tutta la carriera di Beat Takeshi. In seguito è stato consegnato a Kitano Takeshi il Gelso D’oro per premiare la sua incredibile carriera, subito dopo è seguita la proiezione di Sonatine, uno dei suoi più grandi capolavori, che è stato sottotitolato da due dei nostri tirocinanti. Per saperne di più su Citizen K e su Sonatine potete leggere l’articolo dedicatogli cliccando qui.

Miki Satoshi parte 2 || Akushon! – I registi di JFS

Eccoci alla puntata numero 2 su Miki Satoshi, noi siamo l’associazione Takamori e questa è Akushon, la nostra rubrica dei registi! Si parte!

In Za Pūru è un film del 2005, prima prova al lungometraggio del regista comico Miki Satoshi. La storia si basa sulla serie di racconti brevi scritti da Okuda Hideo e che hanno per protagonista lo psichiatra Irabu Ichirō. Interpretato dal comico Suzuki Matsuo, il protagonista è un eccentrico dottore che svolge le sue consulenze nel seminterrato dell’ospedale diretto dal padre. Gli si presentano tre casi clinici: quelli di Kazuo, Tetsuya e Suzumi.  Chi è ossessionato dall’idea di dover fare un’ora in piscina tutti i giorni della propria vita, chi è sconvolto da un’erezione permanente, chi non può allontanarsi da casa per timore che il gas resti acceso: i 3 pazienti portano le loro manie alle attenzioni del medico, che troverà per loro le soluzioni più disparate e antiscientifiche, non astenendosi dall’irriderli. La narrazione di Miki ha un che di giocoso e il film raramente lascia cadere l’attenzione dello spettatore, con interessanti angoli di ripresa e grazie alla prova eccellente di Suzuki Matsuo nei panni dello psichiatra, che mette in ombra i seppur capaci attori che interpretano i pazienti da lui visitati.

Seguiamo con Ore, ore!, in traduzione inglese It’s me, it’s me!, uscito nel 2013. Il protagonista Hitoshi, impersonato da Kamenashi Kazuya, famoso idol giapponese, è un ventenne con un sogno, quello di diventare un fotografo, che ha tuttavia sepolto nel cassetto e conduce l’esistenza di un qualsiasi commesso di un negozio di elettronica. Casualità vuole che, irritato da un cliente, egli entri in possesso del suo cellulare e lo utilizzi per far andare in porto una truffa. Da quel momento in poi, la sua esistenza cambia e comincia un potente gioco di maschere: i furti di identità si susseguono uno dietro l’altro e il giovane commesso Hitoshi ne è carnefice e vittima molteplici volte. I vari ego si fronteggiano o si aiutano, mentre l’identità del protagonista si frammenta in una miriade di storie, scambi, delusioni e difficili accettazioni di se stessi e dell’altro.

Continuiamo con Damejin, uscito nelle sale giapponesi per la prima volta nel 2006. Ryosuke, interpretato da Satō Ryūta, accompagnato da due suoi amici in una sorta di esplorazione di una cava, incontra una strana figura che gli dice che per salvare il mondo dovrà recarsi in India. Non sarebbe un compito difficile, se non fosse che i tre sono persone tutt’altro che intraprendenti e soprattutto dovranno buttarsi per la prima volta nell’impegno del lavoro dovendo racimolare un milione di yen per arrivare a destinazione. Nonostante il film sia del 2006, la sua lavorazione risale al 2002; in un Giappone in pieno collasso economico. Questo aspetto è molto presente nei personaggi, che sono tutti quanti dei soggetti molto eccentrici accomunati da una perdita della speranza totale nella società che li circonda. 

Infine vi parleremo di Ten Ten, in traduzione inglese Adrift in Tokyo, uscito nel 2007. Takemura è uno studente senza famiglia e senza amici con un debito molto grande sulle spalle. Quando Fukuhara, colui che dove va riscattare il debito, va da lui per dargli un ultimatum gli fa un’offerta: per riscattare il debito dovrà accompagnarlo in giro per Tokyo. I due quindi iniziano un tutt’altro che breve viaggio per la metropoli, scoprendo anche il crimine commesso da Fukuhara prima di incontrarlo. Durante questo singolare viaggio i due incontreranno e si si scontreranno con svariate personalità, trovando quasi un rapporto di amicizia.

Per oggi è tutto! Potete guardare il nostro video qui e se volete scoprire altre curiosità sul cinema giapponese e i suoi registi continuate a seguirci! Ci vediamo l’anno prossimo con Akushon!

 

Miki Satoshi parte 1 || Akushon! – I registi di JFS

Ciao e ben ritrovati! Noi siamo l’associazione Takamori e questa è la rubrica Akushon!, dove vi parliamo della vita e dei film dei registi giapponesi. Oggi diciamo due parole sulla figura di Miki Satoshi, seguiteci!

Miki Satoshi nasce nel 1961 e proviene da Yokohama, la metropoli che fa parte della stessa conurbazione di Tokyo. Consegue gli studi universitari presso l’ateneo Keio della capitale, dove si laurea presso il dipartimento di Letteratura. Ai tempi dell’università, viene invitato da un amico a partecipare a una selezione per un lavoro part-time come apprendista sceneggiatore televisivo, risultando dei due amici l’unico ammesso al ruolo. Il ventenne Miki entra perciò nell’ufficio preposto e comincia a lavorare a programmi TV di successo di varie emittenti, da Tamori Club dell’emittente Asahi a The spring of Trivia in onda sulle reti di Fuji TV, sancendo così l’inizio della propria carriera nel piccolo schermo. In seguito, collabora in vari progetti con Takenaka Naoto, i City Boys e con il drammaturgo Miyazawa Akio. Dal 2005, con la trasposizione di un romanzo di Okuda Hideo sul grande schermo e altri lavori attira l’attenzione in qualità di regista, pur continuando a lavorare nell’ambiente televisivo con serie e drama. Nella sua vita artistica ha svolto quindi molteplici attività, dagli inizi come sceneggiatore alla carriera di regista, con incursioni come drammaturgo e produttore in ambito teatrale. Ora diamo un occhio insieme ai momenti più importanti della sua produzione con la macchina da presa!

Ad una prima occhiata la carriera cinematografica di Miki Satoshi potrebbe sembrare scarna e poco degna di nota, soprattutto per il numero di film prodotti, solamente 9. Non dobbiamo però farci trarre in inganno dai numeri, poiché le sue opere non sono certo lasciate al caso. Infatti proprio perché principalmente ha lavorato per emittenti televisive o per produzioni di serie TV, il regista porta con se una maniera tutta sua di fare cinema: stravagante, complessa ma comunque adatta a tutti i tipi di pubblico. È bene quindi tenere anche in considerazione che la sua carriera nel grande schermo è iniziata da poco più di 15 anni, e che quindi ci riserverà grandi sorprese, soprattutto con il film in uscita nel 2022 “what to do with the dead Kaiju?”. Ma per ora concentriamoci su alcune delle sue opere più significative; come “in the pool”, commedia del 2005 su un singolare neurologo alle prese con altrettanto singolari casi clinici. Per proseguire, abbiamo “damejin”, film del 2006 su tre ragazzi definiti “inutili” che per un viaggio in india farebbero di tutto a parte lavorare. Proseguiamo con Ten ten, film del 2007 vincitore del premio best script al Fantasia film festival. Concludiamo poi con “ore ore”, una commedia del 2013 che è valsa al nostro regista il premio come miglior film all’udine Far east Film festival del 2013.

Per oggi abbiamo finito! Potete guardare il nostro video qui e se volete approfondire sui film dai noi proposti di Miki Satoshi, ci vediamo Mercoledì prossimo per un nuovo video di Akushon!