MY HAPPY MARRIAGE || Recensione

Regia: Tsukahara Ayuko

Anno: 2023

Durata: 115 minuti

Genere: Romantico

Attori principali: Imada Mio, Meguro Ren

Uscito a marzo 2023, My Happy Marriage è l’adattamento cinematografico della light novel omonima, trasposta di recenteanche in serie animata, di Agitogi Akumi. Il film è stato da subito amato dai fan dell’opera originaria, e ha inoltre contribuito alla popolarità della pellicola la partecipazione come co-protagonista dell’idol Meguro Ren, membro del gruppo jpop Snowman, già ben noto per il suo ruolo nel drama “My vanishing first love” (消えた初恋).

Catapultati in un Giappone con elementi fantasy nei primi anni del 1900, seguiamo la storia di Saimori Miyo, una ragazza di una famiglia riconosciuta per i suoi poteri spiritici, che è nata però senza alcun dono soprannaturale. Per questa sua mancanza, dopo la morte della madre e il secondo matrimonio del padre, è costretta a una vita di servitù, sottomessa e umiliata in casa propria dalla matrigna e dalla sorellastra. Miyo sogna di poter fuggire, e il matrimonio che viene combinato per lei sembra l’occasione giusta per essere finalmente libera. Purtroppo però, il suo promesso sposo è Kudō Kiyoka, un comandante dell’esercito dall’aspetto e dai modi glaciali, che, a quanto pare, non è ancora riuscito a trovare moglie a causa del suo carattere chiuso e scorbutico.

Nonostante ciò Kiyo non può e non vuole tornare a casa, e si rassegna dunque a una vita di silenzi e, di nuovo, servitù.Inaspettatamente però, si rende conto dopo pochi giorni che Kiyoka non è il mostro di cui tutti parlano, e a poco a poco i due troveranno il modo di capirsi e comunicare.

Il film è chiaramente incentrato sullo sviluppo della storia d’amore di Miyo e Kiyoka, ma la trama politica che coinvolge l’esercito, l’imperatore, e altre potenti famiglie con poteri soprannaturali non tarda ad arrivare, offrendo allo spettatore un intrattenimento non solo legato al fattore romance. Questo specialmente perché non tutte le prove cui sono sottoposti i protagonisti possono essere affrontate insieme, ma i due devono altresì superare prima i propri ostacoli personali per poi potersi riunire e combattere uno di fianco all’altra, in una chiara metafora dello sforzo necessario e condiviso per costruire e alimentare una relazione sana, passando per l’esplorazione del proprio io.

Recensione di Elena Angelucci